L’Italia e la Spagna hanno bocciato la bozza di conclusioni del Consiglio Ue tenutosi nel tardo pomeriggio dopo la riunione del G20 (che ha invece iniettato 5000 miliardi di dollari nell’economia globale): secondo quanto riportato da Radiocor, il Premier Conte e il n.1 della Spagna, il Presidente socialista Sanchez, avrebbero ritenuto del tutto insufficiente e deludente la bozza di conclusioni del Consiglio Europeo con «proposte contenute non all’altezza della risposta necessaria a livello Ue». I due Paesi latini hanno così chiesto che il Consiglio incarichi i 5 presidenti delle istituzioni Ue (Commissione Ue, Consiglio Ue, Parlamento Europeo, Bce ed Eurogruppo) di formulare nuove proposte nel giro di dieci giorni: un ultimatum a tutti gli effetti di fronte all’emergenza coronavirus, come ribadisce Conte in una nota «l’’Europa deve battere un colpo e trovare una soluzione adeguata alla grave emergenza che tutti i Paesi stanno vivendo». Come riporta ancora il Sole 24 ore, il messaggio lanciato dal Presidente del Consiglio è tutt’altro che “lieve”: «Conte ha ringraziato per il lavoro fatto ma non accetta la bozza preparata nonostante gli sherpa italiani avessero ottenuto diverse concessioni, compresa l’eliminazione di qualsiasi riferimento al Mes come strumento di sostegno».
Nella nota poi pubblicata dalle agenzie internazionali, Conte ribadisce «Che diremo ai nostri cittadini se l’Europa non si dimostra capace di una reazione unitaria, forte e coesa di fronte a uno shock imprevedibile e simmetrico di questa portata epocale? Come si può pensare che siano adeguati a questo shock simmetrico di così devastante impatto strumenti elaborati in passato, che sono stati costruiti per intervenire in caso di shock asimmetrici con riguardo a tensioni finanziarie riguardanti singoli Paesi? Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno». Conclusione ancora più “pesante”, con il Premier che annuncia «Le conseguenze del dopo Covid-19 vanno affrontate non nei prossimi mesi ma domani mattina».
SI APRE CONSIGLIO UE (FORSE) DECIVISVO
Il Consiglio Ue di oggi potrebbe stravolgere forse per sempre gli equilibri dell’Europa, ma potrebbe anche “spaccarsi” definitivamente dopo mesi (forse anni) di lotte intestine tra i diversi Paesi dell’Unione: la crisi messa in campo dal coronavirus costringe l’Ue ad un intervento immediato e “fragoroso”, ovvero quello che finora ancora non è stato partorito da alcun organo verticale di Bruxelles. Dalla Bce alla Commissione Von Der Leyen, fino all’Eurogruppo di lunedì sera: la crisi da coronavirus a livello sanitario ed economico sta distruggendo Italia, Spagna, in parte la Francia e la Germana è costretta a “giocarsi” centinaia di miliardi di euro per provare ad uscire dal potenziale baratro.
E in tutto questo, ancora non si è scelta la strada da intraprendere per lo choc economico: ieri il Premier Conte insieme ad altri 8 leader europei (Belgio, Francia, Spagna, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Slovenia) ha scritto al Presidente del Consiglio Ue Michel per chiedere all’Europa «una risposta europea poderosa, coesa e tempestiva anche sul piano economico-finanziario, con la creazione di uno strumento di debito comune emesso da un’istituzione dell’Ue». In poche parole, hanno chiesto l’Eurobond anche se al loro interno già tutti non sono concordi su come utilizzare i titoli “coronabond”, ma anche in alternativa eventuali ricorsi al “famigerato” Mes (fondo Salva-Stati, la cui riforma pende ancora a Bruxelles da mesi anche per il non accordo dell’Italia su tale formula).
MES, EUROBOND E CRISI: L’UE RISCHIA IL COLLASSO ECONOMICO
La scelta ad oggi sembra orientata a due linee sostanziali illustrate dal n.1 dell’Eurogruppo Mario Centeno: in primi le Eccl (Enhanced Conditions Credit Lines, linee di credito a condizioni rafforzate) del Mes, ovvero linee di credito che avrebbero una dimensione del 2% del Pil del Paese richiedente (nel caso dell’Italia circa 36 mld di euro). «Gli Stati membri dovrebbero concentrarsi sull’assicurare un percorso sostenibile di finanza pubblica», ha spiegato Centeno parlando anche di largo consenso in merito degli Stati. La realtà è che l’Italia non la pensa così affatto anche perché al suo interno il Parlamento ha praticamente tutti schierati (tranne parti del Pd e LeU) contro il Mes; allora la seconda opzione restano gli eurobond o coronabond, ovvero emissioni di debito comune garantite dai Paesi in solido.
L’apertura della Bce a riguardo c’è, Draghi stesso oggi ha richiesto un intervento deciso e risolutorio delle politiche finanziarie dell’Ue: ma il problema di base è che per cercare un’unità politica, ancora una volta, si parte dal fronte economico e manco si riesce a trovare una quadra unitaria. Il Consiglio Ue potrebbe essere l’ultima occasione importante dove Conte e l’Italia possano “sbattere i pugni sul tavolo” per evitare una tragedia economica dopo quella sanitaria già in corso: negli Usa Trump nei prossimi giorni metterà a punto 1200 dollari per ciascun americano, il famoso “helicopter money”. E l’Europa che fa? Michel dopo aver parlato con Macron, Conte e Merkel ha parlato di “piano Marshall per l’Europa”, ma come giustamente facevano notare i colleghi di “MilanoFinanza” giusto ieri in prima pagina, «il piano c’è, manca Marshall». Quale sarà la linea? Pochi Paesi (quelli del Nord, ndr) imporranno le scelte agli altri? La Merkel riuscirà questa volta a mediare le due sponde? Le domande sono molte, le risposte ancora di più, ma è la ricerca di quell’unità perduta che dovrebbe interessare oggi tutte le cancellerie europee in vista del Consiglio Ue. Non solo l’Italia.