Dopo giorni di negoziati, il Consiglio europeo si è concluso con un accordo sul Recovery fund che porterà all’Italia quasi 209 miliardi di euro rispetto ai 173 della proposta originaria formulata a maggio dalla Commissione. Motivo per cui il Premier Conte si dice soddisfatto dell’esito del vertice. I Paesi frugali hanno però ottenuto larghi rebates per il Bilancio Ue 2021-27, oltre al cosiddetto “super freno di emergenza” con cui si potranno richiedere verifiche sull’attuazione dei piani di riforma che i Paesi beneficiari del Recovery fund dovranno impegnarsi a rispettare. Restano poi da chiarire tutti gli aspetti relativi alle condizionalità sull’utilizzo delle risorse. Per Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, «il fatto che l’Italia ottenga più risorse di quanto si potesse pensare è certamente positivo. Lo è un po’ meno per Conte».



Perché?

Perché ci saranno dei controlli, pare molto serrati, sull’utilizzo di queste risorse, che dovranno essere destinate a investimenti produttivi, utili e possibilmente ecologici. Il problema è che Conte deve fare fronte a spese più immediate e il riscorso al Mes non è quindi da escludere.

Proprio per queste spese più immediate, tuttavia, il Governo sta pensando a un nuovo scostamento del deficit per circa 20 miliardi da varare entro fine mese.



L’Italia è fortemente indebitata e non si può permettere di fare nuovi debiti. Il Fiscal compact non è morto e sepolto come forse si finge di credere. Se non si fa attenzione si rischia un futuro commissariamento. In questo senso le risorse del Recovery fund non sembrano poter essere concretamente utili a Conte e alla sua maggioranza, visto che finora non hanno sbloccato le grandi opere e non si vede traccia di semplificazione. Gli olandesi stessi ci dicono che possiamo finanziare la riconversione dell’ex Ilva di Taranto, ma il Governo sembra aver preferito mettere risorse pubbliche nelle autostrade.



In buona sostanza o il Governo cambia il modo di utilizzare le risorse oppure l’Italia rischia il commisariamento…

Sì, oppure rischia di non avere le risorse per via del meccanismo del super freno di emergenza. A me pare che l’esito di questo Consiglio europeo sia una buona notizia per un Governo di unità nazionale, il cui compito sarebbe quello di attuare riforme strutturali, tra cui quella del mercato del lavoro, che è stato irrigidito dal Decreto dignità dei 5 Stelle, e su cui il Pd ha ancora una concezione dirigista, che poteva andare bene con la vecchia Confindustria, mentre quella di Bonomi mi sebra basata sulle “periferie” delle unioni industriali, non sulla centralizzazione operativa. In questa situazione bisogna risolvere i problemi del mercato del lavoro regione per regione.

A livello complessivo europeo come giudica questo vertice? È sembrato che i Paesi frugali siano riusciti a piegare anche Angela Merkel e la Germania alle loro richieste..

Non è così, l’esito del Consiglio europeo è una vittoria della linea della Germania, che ha lottato coi Paesi frugali per avere lo schema di Ursula von der Leyen, che consente di far sì che questa colonna dell’Ue che è l’Italia non crolli. Senza il nostro Paese, infatti, l’euro non avrebbe ragion d’essere. E poi l’industria tedesca ha bisogno delle forniture di quella italiana.

E la Francia?

Ha cercato di inserirsi in questa partita, ma l’asse franco-tedesco non ha funzionato, stavolta ha prevalso il duo Germania-Paesi frugali, che non ha fatto un “regalo di Natale” all’Italia, ma le ha offerto un’opportunità. Un’opportunità per chi la sa prendere, non per questo Governo. È come se ci fosse stata data la possibilità di vincere una gara ippica con un buon cavallo: ci vuole però anche un buon fantino, il Governo di unità nazionale.

(Lorenzo Torrisi)