Giuseppe Conte arriva oggi a Bruxelles, per prendere parte a un delicato Consiglio europeo chiamato a esprimersi sul Recovery fund, dopo essere riuscito a risolvere il nodo autostrade in un modo che accontenta tutti i partiti della maggioranza. Per Guido Gentili, editorialista del Sole 24 Ore, il Premier ha trovato “una soluzione per prendere tempo, cercando di andare incontro agli uni e agli altri, attraverso l’ennesima mediazione, di cui ha ormai fatto un’arte di governo, e utilizzando evidentemente una tecnica negoziale abbastanza spregiudicata”.
In che senso spregiudicata?
All’inizio della settimana abbiamo letto dichiarazioni di Conte che sembravano rendere inevitabile la revoca della concessione, perché gli italiani non potevano essere presi in giro e lo Stato non poteva essere socio dei Benetton, mentre la soluzione individuata prevede che siano ancora soci. Questo risultato ha tantissime incognite, in particolare quella del prezzo che verrà pagato per la quota di Atlantia in Autostrade per l’Italia.
Il risultato è però che la maggioranza sembra essersi ricompattata.
Sì, perché questa è una soluzione “double face”, dove si possono riconoscere vittoriosi entrambi i fronti: sia i 5 Stelle che volevano togliere la concessione ai Benetton, sia il Pd che la pensava in modo assolutamente diverso. Tutti possono dire di avere vinto e il Governo Conte può ancora galleggiare.
Fino a quando?
Non è facile dirlo. Innanzitutto c’è un passaggio nei prossimi giorni che ritengo vada evidenziato: si dovrà infatti decidere il gestore del nuovo Ponte Morandi…
La ministra De Micheli aveva già detto di voler affidare la gestione pro-tempore ad Aspi…
Scatenando le proteste del Movimento 5 Stelle che non voleva dare la gestione del nuovo ponte ai Benetton. Ora andrà bene la scelta di Aspi, visto che i Benetton sono ancora soci? La soluzione trovata è di mediazione, anche con tattiche negoziali molto spregiudicate e a mercati aperti, ma non è chiarissimo il percorso della discesa dei Benetton nel capitale del concessionario. Ci sono ancora grandi incognite e non si può considerare chiusa la partita. Se ci aggiungiamo il nodo del Mes, mi sembra che siamo nel pieno di un’estate molto calda per il Governo. Fare previsioni è difficile, certamente però ci sono dei passaggi che, anche dal punto di vista internazionale, sono decisivi e ancora tutti da compiere.
C’è anche uno stallo importante sulle nomine delle presidenze delle commissioni parlamentari che spettano alla maggioranza.
Con una maggioranza solida sarebbe stato un passaggio quasi di routine, magari con qualche tensione relativa a un nome, ma non certo con un stallo come quello attuale. Questo significa che le frizioni all’interno della maggioranza sono importanti. La maggioranza è rimasta in piedi, come si è visto anche nel caso delle autostrade, grazie a mediazioni e cercando di spostare in là i problemi, ma non risolvendo la contraddizione di fondo che spesso incontra quando si devono prendere decisioni importanti. Come nel caso del Mes, tema che non a caso viene puntualmente accantonato.
Tornerà a galla dopo il Consiglio europeo?
Anche se non è all’ordine del giorno, di fatto lo è, perché la trattativa in Europa è oggettivamente molto complessa e mi sembra che nelle ultime settimane la posizione del Governo italiano non si sia rafforzata, ma anzi in qualche modo indebolita. Anche da parte di chi vuole dargli una mano, come la Merkel, c’è una rinnovata attenzione critica nei confronti della sua posizione, perché non piace come si va snodando il confronto, o meglio il non confronto, sul Mes. Anche sul Recovery fund c’è da parte italiana la continua affermazione che non devono esserci condizionalità. Questo non aiuta, perché anche tra i Paesi meno agguerriti, non solo tra i cosiddetti frugali, nessuno pensa che si possano dare e spendere soldi senza alcun tipo di verifica o controllo.
Che bilancio fa delle visite che nei giorni scorsi Conte ha fatto in diverse capitali europee?
Mi sembra non sia riuscito a cambiare più di tanto la situazione. Conte ha avuto un confronto complicato e difficile con Rutte, ma anche in quello con la Merkel mi pare sia emersa una difficoltà nel poter pensare che l’Italia possa pretendere risorse a fondo perduto, possibilmente senza alcun controllo. E anche la posizione ancora formalmente ribadita che l’Italia non ha bisogno del Mes o che non è il momento di affrontare ora il tema contribuisce a irrigidire le posizioni in Europa.
Intanto si pensa a un nuovo scostamento del deficit per 17-18 miliardi di euro.
Si tratta del terzo scostamento in pochi mesi. I primi due sono stati fatti in piena emergenza Covid-19, ma anche quest’ultimo ha dietro una filosofia che ancora evidentemente è quella dell’intervento a pioggia ed emergenziale. Si continua sulla strada di non scegliere un tratto di politica economica. Gli Stati generali sono già stati sepolti e dimenticati, il decreto semplificazioni approvato salvo intese dieci giorni fa ancora non è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale. Si dice per problemi con la bollinatura da parte della Ragioneria generale dello Stato, ma mi sembra anche una pista abbastanza credibile quella di un’attesa finalizzata a non interrompere le ferie parlamentari per la conversione in legge del decreto.
Continuando a calciare il barattolo in là, il Governo riuscirà a oltrepassare anche il mese di agosto?
Mi sembra che ci siano delle tensioni ancora forti. Ad esempio, che Italia Viva abbia votato la risoluzione di +Europa sul Mes è un segnale importante e formale. Vedremo anche cosa accadrà con lo scostamento del deficit, dove le opposizioni non stenderanno certo il tappeto rosso in Parlamento e il confronto sarà quindi complicato. C’è un’incapacità di tracciare un percorso di riforme che si accompagna a persistenti interventi a pioggia. In questo modo non si ripaga il deficit e non si riduce il debito. Questo in Europa comincia ad avere un valore segnaletico molto importante.
Il Governo riuscirà a durare fino al voto di settembre che potrebbe cambiare non poco gli equilibri anche nella stessa maggioranza?
Ovviamente il Governo può passare “tranquillamente” agosto, ma anche no, perché le questioni di fondo non vengono risolte e possono ripresentarsi in qualunque momento. Anche una cosa piccola come le nomine delle presidenze delle commissioni parlamentari sembra un ostacolo. Lascerei quindi un grande punto di domanda su quello che può succedere da qui alla fine di agosto. A settembre ci sarà poi una sorta di imbuto tra le prime bozze della Legge di bilancio, il Recovery Plan e le elezioni. Senza dimenticare che prima o poi sul Mes ci dovrà essere una scelta.
Tutta questa situazione come viene seguita dal Quirinale?
Il capo dello Stato fa quello che deve e che può. A parte quello che dice formalmente e apertamente, vedo una continua moral suasion per cercare di avere un minimo di coesione del quadro politico, non solo all’interno della maggioranza. Occorre tenere insieme quelle che sono le oggettive esigenze dell’Italia e quelle dell’Europa, che non possono essere disattese. Mi sembra che Mattarella si sforzi di evitare che il quadro si sfilacci al punto tale da mettere in gioco l’interesse del Paese.
Cosa pensa invece dell’incontro che c’è stato tra Di Maio e Draghi?
Anzitutto è stato chiarito che si è tenuto alla fine di giugno e non qualche giorno fa. Mi è sembrato che da parte di Di Maio ci sia stata la volontà di far sapere pubblicamente che lui ha un sistema di relazioni che lo porta anche a incontrare Draghi. Ed è stato forse, in questa complicata battaglia interna della maggioranza e all’interno dei 5 Stelle, anche un messaggio al presidente del Consiglio Conte per ricordargli che esiste l’ex presidente della Bce, che viene sempre indicato nel borsino dei possibili capi di Governo o anche capi di Stato.
(Lorenzo Torrisi)