Giorgia Meloni e Matteo Salvini

si schierano ancora una volta compatti contro il presidente del consiglio, Giuseppe Conte e il Recovery Fund. “Conte ci aveva abituato a conferenze stampa fiume per decantare le lodi dei suoi provvedimenti – le parole della leader di Fratelli d’Italia – tutti peraltro di scarsissimo impatto. Il fatto che oggi abbia liquidato in pochi minuti gli esiti di un appuntamento fondamentale è una dimostrazione, temo, dell’ennesimo buco nell’acqua a livello europeo. Forse in fondo se ne vergogna anche lui. Mentre il Fondo per la ripresa viene declinato al futuro e con contorni ancora tutti da definire – ha proseguito la Meloni – l’unica cosa certa è che tra pochi giorni sarà operativo il Mes con le sue condizionalità tutt’altro che light”. Non usa troppi giri di parole anche l’ex ministro dell’Interno, il leader della Lega Matteo Salvini, nel commentare il Recovery Fund: “Sconfitta, fallimento, disfatta, oltretutto avendo impedito al Parlamento di votare, violando la legge. Le promesse del governo di non usare il Mes? Gli impegni, gli attacchi, le promesse di Conte? Erano solo fake news. Ladri. Ladri di futuro, di democrazia, di libertà. Noi ci siamo e non ci arrendiamo”. Conte replicherà questa volta? (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



RECOVERY FUND, MICHEL: “PRONTI 540 MILIARDI DI EURO”

E’ stato diramato un comunicato stampa da parte del Consiglio UE che riassume le conclusioni dell’incontro di giovedì. Ci si è accordati sul recovery fund come misura da intraprendere, ma manca ancora molto per capire, viste le perplessità di alcuni paesi, i dettagli su come metterlo in atto. Nel frattempo il presidente Charles Michel ha sottolineato l’importanza degli accordi presi: “È della massima importanza aumentare l’autonomia strategica dell’Unione e produrre beni essenziali in Europa. In seguito alla riunione dell’Eurogruppo in formato inclusivo il 9 aprile 2020, abbiamo approvato l’accordo su tre importanti reti di sicurezza per lavoratori, imprese e sovrani, per un pacchetto di 540 miliardi di euro. Abbiamo chiesto che il pacchetto diventasse operativo entro il 1 ° giugno 2020.” Dunque un piano che dovrà essere coordinato per portare una potenza di fuoco economica senza precedenti a sostegno di quei Paesi dell’Unione Europea maggiormente prostrati dal Coronavirus, ma che dovrà dare slancio all’intero blocco dell’Eurogruppo per iniziare a vedere all’orizzonte la fine di una crisi che appare ancora molto lunga. (agg. di Fabio Belli)



QUI LA CONFERENZA STAMPA DEL PREMIER CONTE SUI RISULTATI DEL CONSIGLIO UE

MA SARA’ LA COMMISSIONE A DECIDERE SUL RECOVERY

Il Premier Giuseppe Conte ha parlato di “progressi impensabili” compiuti dopo la riunione del Consiglio UE, ma la strada è ancora lunga. I leader dell’Unione Europea hanno infatti deciso accordare un pacchetto di proposte importanti, quelle a cui si riferisce Conte, rimettendo alla Commissione il mandato di analizzare il fabbisogno del Recovery europeo per sostenere la ripresa quando l’emergenza coronavirus sarà superata: lo ha confermato il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel in conferenza stampa. “E’ importante dimostrare ai Paesi più colpiti dalla pandemia come l’Italia che il progetto europeo è forte e ha un obiettivo comune, fatto di più convergenza, più coesione e più solidarietà. Agiremo per dimostrarlo“. Michel ha posto l’accento sull’importanza dello spirito comunitario dell’Ue: “C’è un vero senso di urgenza e politicamente siamo d’accordo nel lavorare insieme per prendere decisioni forti. Rispetto alla scorsa crisi finanziaria i leader Ue si sono mossi più velocemente, dovremo continuare a fare sempre meglio“. (agg. di Fabio Belli)



TONI MOLTO ACCESI SU MES, RECOVERY FUND E BOND

«Dovremmo dare un mandato chiaro alla Commissione, perché prepari il più presto possibile una proposta concreta per il Recovery Fund, fornendo un ponte per anticipare le risorse quest’anno», ha spiegato il Premier Giuseppe Conte durante un Consiglio Ue dai toni molto accessi ancora e senza un sostanziale accordo completo tra i 27 leader europei. «L’ammontare del Recovery Fund dovrebbe essere di 1,5 trilioni di euro (1500 miliardi, ndr) e dovrebbe fare trasferimenti agli Stati membri. Sono essenziali per preservare il mercato unico, la parità di condizioni e per assicurare una risposta simmetrica ad uno choc simmetrico», ribadisce Conte secondo quanto riportato dalle fonti di Governo all’Adnkronos. Al netto delle richieste di Conte, un punto l’Italia lo porta “a casa” ovvero la richiesta di Recovery Fund immediato e urgente, come affermato poco fa in conferenza stampa dalla n.1 della Commissione Europea Ursula Von der Leyen al termine del Consiglio Ue. Angela Merkel ha fatto passare la sua linea – pacchetto MES-BEI-SURE e aiuti BCE – frenando le richieste di eurobond immediati ma anche accettando la richiesta di Macron, Conte e Sanchez di un necessario e immediato strumento come il Fondo per la ripresa che non possa attivarsi solo con il MFF del 1 gennaio 2021 (bilancio Ue).

«Dovremmo evocare il concetto di solidarietà non solo nel senso di altruismo, ma anche nel senso meno romantico della comunanza d’interessi: stiamo lavorando per preservare il mercato unico. In questa prospettiva, non c’è alcuna differenza tra Nord e Sud Europa», ha spiegato Conte agli omologhi collegati, ottenendo sì l’accordo finale sulla “velocità del Fondo” ma anche delegando nuovamente alla Commissione Ue «la quadratura del cerchio e cercare di comporre le differenze», spiegano fonti diplomatiche Ue all’Agi.

COSA SI DECIDE SU MES, RECOVERY FUND E BOND

Non ci saranno dichiarazioni scritte conclusive, se non quella del Presidente del Consiglio Ue Charles Michel che varerà comunque un low profile per non creare “danni” diplomatici in vista dei prossimi step in Commissione Ue: così spiega “Il Fatto Quotidiano” e l’Ansa dopo l’inizio della videoconferenza appena dopo le ore 15. Le posizioni come ormai si è “intuito” da più parti sono molto distanti, non tanto sul pacchetto MES-BEI-SURE e aiuti Bce (come avvertito in maniera molto acuta dal fondo di MilanoFinanza) ma su come strutturare il Recovery Fund specialmente sul fronte tempistiche e garanzie prestiti: così si darà spazio al lavoro della Commissione Ue che dovrà raccogliere gli apporti di tutti i 27 e preparare per il 29 aprile il piano strategico di Recovery Instrument che coinvolga e potenzi il bilancio Ue, possibilmente anticipando alcune misure per la crisi coronavirus che incombe.

«La profondità della crisi impone un vero progetto di ricostruzione, un nuovo piano Marshall» ha detto poco fa il Presidente del Parlamento Ue David Sassoli, uno di quelli che da settimane prova ad intessere trame per rendere il nuovo Recovery Fund il più concreto possibile per sostenere non solo l’Italia ma tutte le nazioni in difficoltà con la pandemia. «Il Consiglio – conclude il membro Pd in Ue – dovrebbe dare mandato alla Commissione di formulare in tempi rapidi una proposta in questo senso. La previsione è di avere a disposizione oltre 1.500 miliardi di euro, una cifra enorme che può essere garantita con l’emissione di bond. A me pare che ora ci siano maggiori convergenze tra Paesi del Nord e quelli più colpiti dalla crisi. Esiste la possibilità concreta di mettere a disposizione sia prestiti che finanziamenti a fondo perduto per quegli Stati membri che soffrono di più».

IL RECOVERY FUND APRE A “NUOVI” EUROBOND?

Da un lato la Merkel boccia sonoramente gli Eurobond, dall’altro è lo stesso piano in mano alla Commissione YUe che parla di titoli da 320 miliardi di euro per emissioni europee: lo ha spiegato il capo delegazione Pd Benifei, si tratta di «eurobond con la “e” minuscola» con i quali i 27 Paesi di dicono pronti a farli partire nei prossimi mesi per sostenere sul lungo periodo gli aiuti anti-crisi coronavirus. Il problema è che se da un lato la firma sul Mes sembra scontata, dall’altro il Recovery Fund è ancora tutto da costruire nonostante il documento sia già stato preparato e “pronto” alla firma nel prossimo Consiglio Ue: in questo focus il Corriere della Sera spiega punto per punto come dovrebbe funzionare il nuovo Fondo per la ripresa organizzato dalla Commissione Von der Leyen, ma le posizioni in videoconferenza saranno ancora una volta distanti.

I Paesi del Sud spingono per una potenza di fuoco da almeno 1000-1500 miliardi mentre i “rigoristi” vorrebbero spingono per un uso minoritario e con condizioni molto rigide sula mutualizzazione del debito. L’impressione è alla fine si possa arrivare ad una sorta di compromesso per un futuro Recovery Fund dai primi di giugno con euro obbligazioni garantire dal bilancio Ue ed erogate in parte (maggiore) con prestiti e con finanziamenti diretti (il Nord spinge perché questa parte sia minoritaria). «Come andrà il Consiglio Ue? Benino, perché l’Europa ha commesso errori in partenza però ha messo soldi sulla Bce, ha messo i soldi per la Bei, ha tolto il patto di stabilità, ha messo cento miliardi per la disoccupazione, i trentasette miliardi del Mes. Oggi troveranno un compromesso all’europea, positivo, per dire che si faranno i recovery fund, Macron chiede 2500 miliardi, bene», spiega Matteo Renzi intervistato da Rtl 102.5.

RECOVERY FUND DA 320 MILIARDI, VERSO L’ACCORDO

Per contrastare la crisi da coronavirus, il Consiglio Ue è pronto ad appoggiare il piano della Commissione Europea che in queste ore si sta delineando su un Recovery Fund con emissioni di obbligazioni europee da destinare per metà ai prestiti e per l’altra metà a programmi specifici, il tutto da 320 miliardi di euro. Secondo quanto riportato dalle agenzie europee, è già pronto il documento che ci sarà sul tavolo del Consiglio Ue per approvare non solo il pacchetto MES-BEI-SURE ma anche un fondo temporaneo per la ripresa sui 300 miliardi, con l’intenzione però di mobilitare «almeno 2000 miliardi di euro per ridare slancio alle economie colpite dalla crisi».

La seconda proposta è poi quella di raccogliere sui mercati finanziarsi almeno 320 miliardi di euro in emissioni europee, che di fatto “pensionerebbero” la proposta italiana sugli eurobond (ancora stamani la Merkel li ha definiti «troppo lunghi come iter e inefficaci per i problemi attuali»)ma potrebbero trovare comunque una sponda positiva in Italia e Spagna che comunque dovranno “ingoiare il boccone” del pacchetto di aiuti da 540 miliardi voluto da Germania e Olanda. Il Premier Conte si prepara alla firma anche se ancora tutto potrebbe cambiare visto che sul Recovery Fund aleggiano diverse problematiche tutt’ora non risolte: come ben segnala Bresolin su La Stampa, «come sarà il Fondo? Quale sarà la dotazione? Quali garanzie ci saranno per le emissioni di bond comunitari?».

RECOVERY FUND, ACCORDO SU BILANCIO UE

«Sono tempi straordinari, in gioco c’è la tenuta di tutta l’Europa»: con queste parole di assoluta emergenza la Cancelliera Angela Merkel si “scompone” alla vigilia del Consiglio Ue che tra qualche ora dovrà emettere, giocoforza, i primi aiuti concreti dopo due mesi di lotte intestine, rinvii e “chiacchiere”. La partita sul Mes sembra ormai chiusa, con il Premier Conte che insieme a Sanchez vanno verso la possibilità di firmare il pacchetto “senza condizioni” sulle attività e spese sanitarie, a patto però di ottenere un accordo di massima politico sulla possibilità di un Recovery Fund a breve termine. Da più parti (fonti della Commissione Ue, alti funzionari di Bruxelles e stamattina anche dagli “spifferi” commentati dal Sole 24 ore) si rafforza l’ipotesi che a mobilitare il grande Fondo Europeo per la ripresa non sarà un accordo di oggi al Consiglio Ue ma un “mandato” che la videoconferenza di questo pomeriggio lancerà sulla Commissione Europea per attivare il bilancio Ue come strumento principe per il Recovery Fund da diverse migliaia di miliardi.

«I 27 dovrebbero dare mandato alla Commissione europea di preparare una proposta che vada in questa direzione», scrive oggi il Sole 24, spiegando come la Von der Leyen avrebbe garantito non sovvenzioni agli Stati ma prestiti a lunga scadenza a partire da un fondo che nasca nel bilancio Ue 2021-2027 con funzionamenti “autonomi” e non solo legati alla Commissione. Se questa “intesa” verrà siglata, allora il Consiglio Ue oggi approverà il pacchetto MES-BEI-SURE e poi darà mandato alla Commissione Ue per la proposta Recovery-Bilancio nella prossima data cruciale, ovvero il 29 aprile.

CONTE FIRMA IL MES?

È giunto il “D-Day” per l’Europa (almeno sul lato economico): alle ore 15 è previsto il Consiglio Ue sugli aiuti da stanziare subito per l’emergenza coronavirus, dopo il fallimento del primo vertice ormai tre settimane fa e il semi-accordo raggiunto in Eurogruppo con i Ministri delle Finanze. Il tema è sempre quello: Mes, eurobond o Recovery Fund? Lo scontro totale delle ultime settimane tra Italia, Spagna, Francia, Germania e Olanda ha portato nella giornata una mini-riunione in videoconferenza tra i rispettivi leader per dirimere una strategia il possibile comune nel Consiglio Europeo di quest’oggi: perciò, tradotto in termini semplici, oggi ci sarà il via libera al pacchetto da 540 miliardi di euro – 240 MES “light” senza condizioni sulle spese sanitarie, 200 dalla Banca Europea Investimenti (BEI), 100 dal fondo SURE – solo se sarà incardinata un’intesa sul Fondo europeo per la ripresa.

Sembra ormai tramontata la proposta italiana degli eurobond per il forte “niet” di Olanda e Germania, ma non per questo il Recovery Fund è del tutto “abbandonato” come opzione: sono tutti concordi sul fatto che 540 miliardi sono un’inezia per far fronte ad un’emergenza globale che durerà mesi, se non anni, dunque sul tavolo da discutere oggi vi sono due principali proposte di Fondo lanciate ieri dal Governo Sanchez e dal duo Merkel-Von der Leyen. Dopo la doppia informativa al Parlamento, il Premier Conte ha abbandonato la linea “dura” sul fronte Mes, aprendo a possibilità di firma se garantite le non condizionalità sulle spese sanitarie dirette e indirette: l’imminente fase 2 e la crisi del PIl impone all’Italia un’azione rapida e fondi “veloci” per non rimanere impantanati in un collasso economico dalle proporzioni ancora incalcolabili.

CONSIGLIO UE: LE PROPOSTE SUL TAVOLO

Ancora ieri sera i leader Ue hanno tentato di trovare una quadra sul Recovery Fund ma il nodo della mutualizzazione del debito resta il problema principale: «I paesi del Sud hanno l’impressione che alcuni stati oggi più forti dal punto di vista economico, useranno questa crisi per esserlo ancora di più. E quelli del Nord pensano che i loro vicini del Sud trarranno vantaggio dalla pandemia per lasciare loro il peso del debito del passato .La mutualizzazione del debito rimane controversa e non c’è consenso al momento», ha fatto sapere ieri sera alle agenzie un alto funzionario europeo. Il tavolo del Consiglio Ue pone come già ribadito due principali proposte sul Recovery Fund da lanciare dopo il pacchetto da 540 miliardi: Merkel e Von der Leyen stano mettendo a punto un Fondo che vada oltre la prima bozza di Recovery Fund avanzata da Macron al termine dello scorso Eurogruppo, finanziato da maggiori contributi di ciascuno stato al bilancio dell’Unione Europea «che possa emettere titoli e raccogliere soldi sui mercati per poi prestarli ai paesi più in difficoltà».

Di contro, il Governo spagnolo ha presentato una seconda proposta con un raggio di azione economica ben più ampia: 1500 miliardi almeno e che possa contrarre un «debito perenne per emettere titoli comunitari», come spiegano da Madrid. Come spiega ancora l’Agi ieri sera, i soldi verrebbero erogati senza chiedere agli Stati Ue di restituirli e gli interessi sui nuovi titoli comunitari verrebbero pagati attraverso tasse “europee”. In mezzo si è inserito il Premier Conte con la proposta vista ieri in Parlamento, una sorta di passo avanti rispetto agli eurobond che però ancora non trova il plauso di Olanda e Paesi del Nord: il debito sarebbe fondato sull’articolo 122.2 del Trattato europeo, «European Pandemic Support Scheme (EPSS), ovvero strumento temporaneo attraverso cui la Commissione, con una garanzia implicita del bilancio Ue, prende a prestito nei mercati finanziari per finanziare prestiti back-to-back agli Stati membri».

PARLA IL SEGRETARIO DEL MES (ITALIANO)

Se però non si troverà già oggi la quadra sul Recovery Fund, quale potrà essere la posizione che l’Italia (ma anche la Spagna e la Francia) difenderanno una volta rientrati nei rispettivi Parlamenti? Il Governo Conte è dilaniato tra Pd e M5s sull’accettazione del Mes e se non vi sarà neanche una base solida per il Fondo Europeo per la ripresa, il pacchetto avviato porterà più polemiche che altro all’interno della maggioranza. La prospettiva che filtra da Bruxelles è che nel Consiglio Ue si arriverà ad un accordo immediato per il pacchetto a 3 punte (MES, BEI, SURE) mentre sul Recovery Fund si aspetterà ancora, magari puntando al 29 aprile quando la Commissione Ue di Von Der Leyen presenterà un piano specifico per collegare il Fondo al bilancio Ue 2021-2027. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ha chiesto ai leader «di accettare di lavorare su un Fondo per la ripresa il più rapidamente possibile»: detto questo, prima di giugno è difficile che si arrivi a un accordo e nel frattempo la crisi economica galoppa e le tensioni interne, non sono in Italia, si allargano sempre di più.

Ieri ha poi parlato il segretario del Fondo Salva-Stati, ironia del destino un italiano: «Questa linea di credito alla fine sarà un contratto e come ogni contratto ha tutte le sue clausole. I Paesi avranno di fronte un documento che valuteranno se è conveniente o no: non ci saranno sorprese. Vale quello che si è firmato», spiegava Nicola Giammarioli, segretario generale del Mes, in una intervista ad Agorà. Per provare a garantire che non vi saranno “sorprese” una volta firmato il trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità sulle spese sanitarie, il segretario italiano si fa “garante”: «Le condizioni sono necessarie, ma proprio l’ufficio legale del Consiglio europeo ha stabilito che la condizione di spendere questi soldi per spese sanitarie è sufficiente per rispettare la regola 136 del Trattato europeo. Ecco perché non ci saranno sorprese».