Nuova proposta di Charles Michel sul Recovery Fund. Il presidente del Consiglio Ue ha suggerito un’ulteriore riduzione dei trasferimenti di Next Generation Eu, stando a quanto indicato da fonti Ue alla Dpa. Nello specifico ha proposto 400 miliardi di euro di trasferimenti rispetto ai 450 della proposta precedente di compromesso e ai 500 iniziali. Ma i “frugali”, spinti anche dalla Finlandia, continuano a insistere che 350 miliardi sia la soglia massima per i trasferimenti. L’ipotesi di uno strappo ora non è più così remota. Non a caso alla plenaria dei leader, al vertice Ue a Bruxelles, Charles Michel ha dichiarato: «I 27 leader responsabili nei confronti dei popoli d’Europa sono in grado di costruire unità e fiducia nell’Europa? Oppure, attraverso uno strappo, presenteremo il volto di un’Europa debole, minata dalla sfiducia?». Inoltre, ha precisato di aver ascoltato tutti e sempre col massimo rispetto: «Continuerò a lottare per un accordo, con lo stesso rispetto». L’augurio di Michel è che i giornali arrivino a titolare: «Ue è riuscita in missione impossibile». (agg. di Silvana Palazzo)
CONSIGLIO UE, CONTE A RUTTE “SE MERCATO CROLLA NE RISPONDERAI”
Anche la presidente della Bce Christine Lagarde commenta i lavori del Consiglio Ue a Bruxelles su Recovery Fund e bilancio europeo. «Dal mio punto di vista, è meglio concordare una struttura ambiziosa anche se richiede un po’ più di tempo. Spero che i leader siano d’accordo su qualcosa di ambizioso piuttosto che veloce», dichiara, come riportato da Reuters. Il termine “ambizioso” ricorre spesso nelle parole di Lagarde. «Idealmente, l’accordo dei leader dovrebbe essere ambizioso in termini di dimensioni e composizione del pacchetto, in linea di massima con quanto proposto dalla Commissione». Intanto emergono le parole che Giuseppe Conte ha rivolto al premier olandese Mark Rutte durante la riunione con i leader dei Paesi frugali. «Vi state illudendo che la partita non vi riguardi o vi riguardi solo in parte. In realtà, se lasciamo che il mercato unico venga distrutto tu forse sarai eroe in patria per qualche giorno, ma dopo qualche settimana sarai chiamato a rispondere pubblicamente davanti a tutti i cittadini europei per avere compromesso una adeguata ed efficace reazione europea». Tra le ipotesi dei frugali anche quella di ridurre l’ammontare del Recovery Fund a 700 miliardi da dividere a metà tra 350 miliardi di prestiti e 350 di sovvenzioni. Viste le resistenze dei frugali, che vogliono un accordo al ribasso sul Recovery Fund, Conte avrebbe aggiunto, come riportato da Agi: «In realtà è il minimo indispensabile per una reazione minimamente adeguata; se tardiamo la reazione dovremo calcolare il doppio o forse anche di più». (agg. di Silvana Palazzo)
CONSIGLIO UE, RECOVERY FUND: IPOTESI CALO FONDI A 375 MLD
Secondo fonti qualificate alle agenzie europee, si parla di fondi al ribasso per il Recovery Fund in modo da “scardinare” il veto imposto dai Paesi frugali sul Consiglio Ue ancora in corso: l’ultima ipotesi riguarda 375 miliardi di euro come sovvenzioni invece che i 500 iniziali proposti da Italia, Francia e Germania con inevitabile salita dei prestiti per un complesso sempre da 750 miliardi di euro ma con evidente differenza nell’origine di quei fondi. Al momento, in attesa della plenaria delle ore 19 (era fissata alle 12, è slittata alle 16 e ora alle 19 per mancanza di accordi) è in corso il vertice tra i 4 Paesi del Sud – Italia, Francia, Spagna e Portogallo – e i “frugali” (Danimarca, Olanda, Austria, Svezia), con l’aggiunta della Finlandia della premier Sanna Marin. «Se entro questo fine settimana non sarà possibile raggiungere un accordo, credo che i negoziati andranno avanti fino a lunedì. E’ abbastanza chiaro che le dimensioni del Recovery Fund devono scendere», ha spiegato poco fa la premier di Helsinki in attesa di un esito per nulla scontato nel Consiglio Europeo di questa sera. Prosegue l’opera di mediazione del Presidente del Consiglio Charles Michel che prova a far diminuire i fondi del Recovery Plan tra i 300 e i 400, anche se resta il diktat dei frugali – da qui infatti il vertice con Conte, Macron e Sanchez – sulle “sovvenzioni zero” di inizio Consiglio Ue. A favore di un’intesa invece, oltre a Visegrad e i Paesi del Sud, anche Grecia, Bulgaria, Lettonia, Slovenia. (agg. di Niccolò Magnani)
KURZ “POSIZIONE FRUGALI È MOLTO FORTE”
Duro attacco del premier italiano Giuseppe Conte ai Paesi “frugali”, arrivano segnali positivi dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz. «Sono ancora ottimista. Sono sicuro che c’è un modo: credo che ci sia la possibilità di ottenere un risultato in questo vertice», ha dichiarato a margine del Consiglio Ue a Bruxelles sul Recovery Fund e il bilancio europeo. Kurz ha confermato che «i negoziati sono molto intensi tra Emmanuel Macron e Angela Merkel da una parte e dall’altra parte il gruppo dei frugali». Il cancelliere austriaco ha aggiunto che la Finlandia è dalla loro parte e questo è importante per lui: «Ci dà più potere, ci dà la possibilità di rafforzare la nostra posizione». Kurz ribadisce che il suo compito è «rappresentare gli austriaci» e parla di «uno sviluppo positivo», a partire dallo sconto di 287 milioni. «Per me è la direzione corretta». E quindi ha concluso: «Ci sono ancora negoziati, ma la direzione è molto buona. È la direzione che mi piace». (agg. di Silvana Palazzo)
CONTE CONTRO FRUGALI “NOI DIFENDIAMO PROGETTO EUROPEO”
«Continua il negoziato. Da una parte la stragrande maggioranza dei Paesi – compresi i più grandi Germania, Francia, Spagna, Italia – che difendono le istituzioni europee e il progetto europeo e dall’altra pochi Paesi, detti “frugali”»: durissimo il Premier Giuseppe Conte nel postare sui social la foto con il Premier Pedro Sanchez, il Presidente Emmanuel Macron, la Cancelliera Angela Merkel e la n.1 della Commissione Europea Ursula Von der Leyen in riunione prima della plenaria con tutti i 27 nel terzo e ultimo round del Consiglio Ue sul Recovery Fund. Le posizioni restano ancora molto distanti, con Rutte che già fatto intuire che l’alleanza dei “frugali” è netta nel continuare i negoziati ma senza recedere di un passo alle richieste già formulate nella giornata ricca di tensione di ieri. «Tra i punti ancora da chiarire lo stato di diritto, il mix sussidi e prestiti, l’ammontare dei sussidi, e i rebates», spiega il Premier olandese che viene invece attaccato dal leader del blocco Visegrad, il Presidente dell’Ungheria Viktor Orban. «L’Olanda vorrebbe creare un meccanismo per controllare la spesa dei Paesi del Sud dal Recovery Fund. Sostanzialmente è una disputa tra italiani e olandesi. Noi siamo dalla parte dell’Italia», attacca il n.1 di Budapest che sostiene la proposta di Macron e Merkel, pur con diversi distinguo sulla richiesta dello Stato di diritto, «Alcuni guidati dall’olandese vorrebbero creare un nuovo meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. Se l’intesa non si fa è a causa del leader olandese Mark Rutte non a causa mia. E’ lui che ha iniziato questa faccenda. L’olandese è il vero responsabile per tutto il caos di ieri», conclude Orban.
RUTTE DOPO MERKEL “NON CI SIAMO”
Secondo il presidente francese, Emmanuel Macron, trovare un accordo già oggi sulla questione Recovery Fund non è cosa impossibile. Lo ha spiegato senza troppi giri di parole lo stesso numero uno d’oltralpe, entrando stamane presso la sede del Consiglio dell’Ue a Bruxelles: “Bisogna trovare dei buoni compromessi nelle prossime ore – le dichiarazioni riportate dall’edizione online di SkyTg24 – e credo che sia ancora possibile, ma questi compromessi non si possono fare a spese dell’ambizione europea“. Macron ha aggiunto: “Per due giorni e due notti abbiamo dimostrato la nostra volontà di trovare compromessi, di andare avanti, dei compromessi sono ancora possibili. Ci sono ancora davanti a noi dei temi da chiudere”. Il presidente francese ha in seguito pubblicato anche un tweet in cui ha scritto: “Collaboriamo con la cancelliera Merkel per un piano di ripresa senza precedenti, a livello della crisi che stiamo attraversando, all’altezza delle sfide per l’occupazione, il clima, la nostra sovranità e i valori dell’Europa”. Ricordiamo che il nuovo tavolo inizierà in questi minuti, attorno alle ore 12:00, mentre stamane si è tenuto un incontro ristretto fra Michel, Merkel, Macron e la von der Leyen. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CONSIGLIO UE RECOVERY FUND, MERKEL “ACCORDO A RISCHIO”
«Ci sono progressi sulla governance, ma ancora non ci siamo»: così il Premier olandese Mark Rutte arrivando a Bruxelles per la terza e ultima giornata di Consiglio Ue sul Recovery Fund. Lo scontro si attende ancora molto accesso, con la Cancelliera Angela Merkel che ribadisce il suo scetticismo sul trovare un accordo soddisfacente al termine di questa giornata: «E’ ancora possibile che non vi sia nessun accordo al vertice europeo», spiega la Presidente di turno dell’Europa arrivando alla sede del Consiglio Europeo, «C’è molta buona volontà ma anche molte posizioni diverse – ha detto ancora la Merkel -, farò ogni sforzo ma è ancora possibile che oggi non si possano ottenere risultati. Finora abbiamo lavorato nel modo corretto su vari temi tra cui le dimensioni del fondo, il tipo di gestione e anche il nodo dello stato di diritto». Come ha ribadito poi poco dopo anche Emmanuel Macron, i punti sul tavolo ancora non risolti sono governance del Recovery Fund (chi decide, approva e controllo i singoli piani di rilancio dei 27 Paesi Ue), la dimensione del Next Generation Eu e la suddivisione tra prestiti e sovvenzioni. Il pensiero di Conte che verrà ribadito ancora a breve nel suo arrivo a Bruxelles è quello visto ieri dopo il mini vertice con Rutte e Von der Leyen: «Il confronto a tratti è anche duro. L’Europa è sotto ricatto dei frugali». (agg. di Niccolò Magnani)
FONTI GERMANIA “DIFFICILE ACCORDO MA PROVIAMOCI”
Nuova riunione quest’oggi del Consiglio Ue, con i ventisette leader degli Stati Membri pronti a sedersi ancora ad un tavolo per trovare un accordo sul bilancio comunitario 2021-2027, fra cui il famoso Recovery Fund, il Fondo per la Ripresa post-pandemia. La Germania, stato che ha la presidenza di turno dell’Unione, è convinta che anche oggi non arriverà la fatidica fumata bianca, ma vale comunque la pena fare un tentativo. “Le deliberazioni sono a uno stadio importante – ha fatto sapere nella notte una fonte tedesca, come riferisce l’edizione online de IlSole24Ore – non è ancora possibile dire che ci potrà essere un accordo oggi. Ma vale la pena continuare il lavoro perché vi è una ampia volontà da parte dei paesi membri di trovare una intesa”. La ripresa dei lavori, dopo che ieri si sono chiusi in tarda serata, è prevista per le ore 12:00 di questa mattina, domenica 19 luglio. Si tratterà in particolare sull’ammontare del Fondo per la Ripresa, che sta dividendo l’Ue in due grandi blocchi: da una parte stati come Italia, Francia, Germania, e Spagna, e dall’altra i cosiddetti Paesi Frugali, capitanati dall’Olanda, che ha messo il proprio veto. “L’Europa è sotto ricatto dei paesi frugali”, ha commentato stizzito Conte, sottolineando come sia sproporzionato il fatto che un solo paese possa decidere il destino di tutti i 27. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CONSIGLIO UE RECOVERY FUND, TERZA GIORNATA DI LAVORI
Comincia a mezzogiorno la terza giornata di lavori al Consiglio Ue per discutere ancora del Recovery Fund e del bilancio europeo. La giornata di ieri si è conclusa con un Giuseppe Conte deluso per la fase di stallo di un negoziato che «si è rivelato più complicato del previsto», ma non prima di una serie di incontri. Il premier italiano si è confrontato in serata con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, poi ha allargato l’incontro al primo ministro olandese Mark Rutte, con il quale c’era stato un duro confronto nel corso della giornata. Quindi c’è stata la cena tra i leader. Ma quello spiraglio che sembrava essersi aperto nella tarda mattinata di ieri per ora risulta chiuso. Dopo 12 ore di trattative la seconda giornata di lavoro si è chiusa dopo le 23 senza una soluzione. La nuova proposta del presidente del Consiglio Ue Charles Michel non ha infatti fatto breccia nella resistenza dell’Olanda. Ma oggi potrebbe fare un altro tentativo, presentando un “aggiornamento” per far avvicinare i Paesi “frugali” al fronte del Sud Europa.
CONSIGLIO UE E RECOVERY FUND, LE POSIZIONI
Da una parte ci sono Giuseppe Conte e Pedro Sanchez che non intendono accettare il “freno d’emergenza”, cioè la possibilità che un singolo Paese ponga il veto sull’esborso dei fondi in seno al Consiglio Ue. Non a caso il premier italiano ha tirato in ballo la questione delle politiche fiscali aggressive dell’Olanda, affermando che oggi debba partire una riflessione sulla riforma organica della politica fiscale europea. Dall’altro lato c’è Mark Rutte che non si accontenta di 1,5 miliardi di “sconto” sul contributo al bilancio comunitario: vuole di più per evitare l’aumento della quota. Inoltre, chiudere di ridurre gli aiuto a fondo perduto. La Svezia ha fatto sapere, ad esempio, che non vuole andare oltre i 155 miliardi, contro i 325 dell’ultima proposta di Charles Michel, perché non vuole debito comune futuro. Quella solidarietà europea sbandierata non riesce ancora a tradursi in un’intesa. L’Italia ha provato a sbloccare la situazione con una proposta sulla governance: approvazione dei piani di riforma con il raggiungimento degli obiettivi concordati da approvare con una maggioranza rafforzata, con il presidente del Consiglio Ue che entra in gioco se uno o più Paesi ritengono che ci sia una deviazione dagli impegni presi. Niente da fare.
CONSIGLIO UE, CONTE “OLANDA? SCONTRO DURISSIMO”
Nella notte la lunga analisi del premier Giuseppe Conte con la stampa italiana. «La partita è ancora aperta», dice fiducioso, anche se poi ammette che «quando c’è un negoziato così duro qualche momento in cui il dubbio che non ci sia consapevolezza del momento e dei valori in gioco c’è, lo confesso». Il riferimento è al muro innalzato dai Paesi “frugali”, in primis dall’Olanda. «Lo scontro è durissimo e serrato, ma abbiamo un ottimo rapporto (dice riferendosi a Rutte, ndr). La richiesta dell’unanimità anche nella fase dell’attuazione del programma è indebita dal punto di vista giuridico e politico e poco praticabile in concreto. Ma non si è mai permesso di chiedermi riforme che saranno proposte dai singoli Paesi. Non c’è una Europa che chiede ma un Paese che propone un piano di riforme e investimenti». Quel che deve essere chiaro è che «ma non si tratta di aiutare l’Italia, ma si tratta di riparare i danni della pandemia. Siccome sono economie integrate, anche i Paesi collegati ne soffrono, quindi l’interesse è di tutti».
CONSIGLIO UE, CONTE “NEGOZIATO DURO”
Il premier Giuseppe Conte, dunque, promette “battaglia”: «L’Italia non può accettare che questo programma possa essere compresso nella sua efficacia e consistenza e che diventi inutile per la ripartenza del nostro Paese e dell’Europa intera». Riguardo i nodi ancora da sciogliere, ha chiarito pur senza essere dettagliato: «Ci sono vari punti specifici su cui stiamo discutendo anche animatamente, tra cui la ripartizione tra sussidi e prestiti. Stiamo discutendo su alcuni profili che riguardano l’attuazione dei programmi e su alcune condizionalità, come lo stato di diritto. E stiamo discutendo sui famosi rebates… Ci sono davvero dei punti in cui il negoziato è molto duro». Non sono mancati confronti: «Normale che ci siano incontri più ristretti e bilaterali. Stiamo cercando di costruire un percorso che porti i Paesi più riluttanti a sottoscrivere questo accordo. Purtroppo qui stiamo parlando di un progetto di bilancio molto articolato a cui si è aggiunto il Recovery Fund e occorre l’unanimità, quindi un solo Stato può bloccarlo».
CONSIGLIO UE, CONTE “RECOVERY FUND E VERIFICHE”
E a proposito dell’unanimità, che spinge l’Olanda a sventolare l’arma del veto: «Tutti devono essere coinvolti. Al di là delle partite contabili specifiche, o siamo tutti vincitori o tutti sconfitti. Domani proseguiremo, perché dobbiamo fare di tutto per chiudere questo negoziato», ha dichiarato il premier Giuseppe Conte, il quale non è contrario alle verifiche sull’uso delle risorse. «Se viene approvato un piano e dei fondi vengono erogati, è giusto che ci siano delle verifiche. Il problema è che il sistema deve essere compatibile con le previsioni del trattato, su questo sono intransigente, anche più della Commissione». L’obiettivo resta quello di giungere ad una soluzione che accontenti tutti: «Stiamo formulando vari riposizionamenti delle poste contabili». Tra i temi affrontati anche lo stato di diritto, su cui è molto “sensibile” l’Ungheria di Orban: «C’è stata una discussione sullo stato di diritto, abbiamo dedicato la cena a questo. Alcuni Stati non accettano condizionalità per cui alcune poste di bilancio siano collegate al rispetto dello stato di diritto. Ci sono delle perplessità anche sulle modalità applicative».