Riunione straordinaria della Corte Costituzionale per la relazione sull’attività svolta nel 2020. Il presidente Giancarlo Coraggio ha voluto cominciare mettendo in evidenza la reazione dei cittadini e delle istituzioni alla pandemia Covid. «È stata una prova difficile per il nostro Paese, che tuttavia ha dato grande dimostrazione di sé». I cittadini da un lato «hanno saputo accettare i pesanti ma inevitabili sacrifici dei loro diritti con un senso civico diffuso e consapevole», le istituzioni dall’altro «hanno trovato la forza e la capacità di far fronte a questo evento drammatico e inusitato», seppur «con un certo affanno delle strutture sanitarie». Quindi, ha voluto esprimere la sua partecipazione al lutto di chi ha perso dei cari a causa della pandemia. Neppure la Consulta si è fermata durante l’emergenza. «L’ampio ed efficace utilizzo dei sistemi informatici ha consentito la ininterrotta prosecuzione delle udienze e delle camere di consiglio, con la partecipazione da remoto sia dei giudici che delle parti». Così il numero delle decisioni è stato analogo a quello dell’anno prima e in linea con quello degli ultimi cinque anni, ma si sono «anche ridotti i tempi di conclusione dei giudizi» e c’è stata una riduzione delle pendenze.



SCUOLA, SANITÀ E REGIONI

La scuola è una delle istituzioni che ha saputo reagire alla pandemia Covid, anche con la didattica a distanza che «è stata comunque in grado di assicurare, nei limiti del possibile, la vitale prosecuzione dell’istruzione, anche se si sono purtroppo manifestate gravi diseguaglianze economiche e territoriali». Il presidente della Corte Costituzionale ha affrontato anche il tema dei conflitti tra Stato e Regioni, un problema che «affonda le sue radici nella revisione del titolo V della parte II della Costituzione, i cui problemi applicativi non si possono dire ancora risolti». Giancarlo Coraggio ha osservato che le maggiori difficoltà sono emerse nella sanità, a causa dei «consistenti tagli dei finanziamenti statali» e di «una gestione non sempre soddisfacente delle pur ingenti risorse». A testimoniarlo anche l’«entità del contenzioso relativo ai commissariamenti delle sanità regionali, spesso della durata di molti anni e quindi essi stessi dalla dubbia efficacia». Oltre a richiamare alla leale collaborazione, il presidente della Consulta invita «a riflettere sulla necessità di apprestare più efficaci meccanismi di prevenzione e risoluzione dei conflitti», gran parte dei quali sono evitabili.



“MONITI CONSULTA INASCOLTATI DA PARLAMENTO”

La Consulta ha denunciato anche il fatto che sono «rimasti in gran parte inascoltati» i moniti con cui chiedeva al Parlamento interventi legislativi. Il presidente Giancarlo Coraggio ha spiegato che fa eccezione solo la risposta all’invito di garantire l’innalzamento del fondo per gli invalidi civili totali titolari di pensione di inabilità, a decorrere dal 18esimo anno di età. Quindi, si è deciso di agire diversamente, cioè con sentenze «additive», seppur con cautela. La Corte Costituzionale è infatti intervenuta solo quando la soluzione era ricavabile dal sistema, magari da previsioni «già rinvenibili nell’ordinamento, in modo da assicurarne la coerenza con la logica seguita dal legislatore». Altrimenti privilegia il naturale intervento del legislatore. Accertata la contrarietà alla Costituzione della norma al suo esame, la Consulta non ne ha dichiarato l’incostituzionalità, ma ha rinviato la pronuncia per dar tempo al legislatore di disciplinare la materiale, come accaduto per l’aiuto al suicidio, le norme che puniscono la diffamazione a mezzo stampa col carcere e l’ergastolo ostativo.



RIFORMA ERGASTOLO, EX TERRORISTI E DDL ZAN

A proposito dell’ergastolo, il presidente della Corte Costituzionale ha spiegato che «è un dovere prevedere un fine pena anche per l’ergastolo». Nella conferenza stampa a margine della relazione sull’attività della Consulta nel 2020, Giancarlo Coraggio ha evidenziato la necessità di una «riforma di tutto il sistema dell’ergastolo» e invitato il legislatore a intervenire. «Se non c’è prova certa dell’uscita definitiva dell’ergastolano dalla mafia è da escludere nel modo più categorico che possa uscire». La collaborazione resta un istituto fondamentale, ma «non può essere l’unica strada per provare l’uscita dalla criminalità organizzata». Per quanto riguarda invece gli ex terroristi, la Consulta ricorda che «non esiste il diritto alla fuga», dunque non ci si può sottrarre alla pena. «Questi signori devono essere soggetti ai principi della nostra Costituzione che non è ispirata alla vendetta, ma alla rieducazione». Infine, ha evidenziato la necessità di una legge sull’omofobia: «Sicuramente una qualche normativa, come c’è in quasi tutti i Paesi del mondo, è opportuna». Ma non ha espresso un parere sul ddl Zan perché la Corte non è chiamata a dare pareri preventivi.