Il Tar del Lazio ha sbagliato sulle cure domiciliari: lo ha stabilito il Consiglio di Stato, che ieri ha ribaltato definitivamente la sentenza del tribunale amministrativo e respinto il ricorso che alcuni medici promotori di cure domiciliari avevano presentato contro le linee guida del Ministero della Salute relative ai pazienti affetti da Covid. Per la Consulta il ricorso è “infondato anche nel merito”, in quanto la circolare del Ministero della Salute “non impone divieti o limitazioni all’utilizzo di farmaci”.



Nella sentenza si legge che l’appello proposto dal Ministerodeve essere accolto, con la conseguente riforma della sentenza impugnata”, quindi deve essere “dichiarato inammissibile il ricorso proposto in primo grado dagli odierni appellati, comunque infondato anche nel merito, non ravvisandosi nella circolare, qui contestata, alcun profilo di manifesta irragionevolezza o erroneità (…) ferma rimanendo l’autonomia prescrittiva dei singoli medici di medicina generale”. Il Tar del Lazio aveva sospeso la circolare lo scorso gennaio ritenendo che il documento si ponesse in contrasto con l’attività professionale dei medici. Pochi giorni dopo il Consiglio di Stato era intervenuto sospendendo con ordine monocratico la sentenza del Tar.



“CURE DOMICILIARI? CIRCOLARE HA CONGELATO AIUTO”

La sentenza del Consiglio di Stato pubblicata ieri chiarisce che la circolare del Ministero della Salutenon impone divieti o limitazioni all’utilizzo di farmaci, bensì si limita ad indicare, con raccomandazioni e linee di indirizzo basate sulle migliori evidenze di letteratura disponibili, i vari percorsi terapeutici, a seconda del ricorrere di specifiche condizioni”. Di conseguenza, la Consulta ritiene che il Tar del Lazio abbia “travisato la reale portata della circolare ministeriale e delle richiamate raccomandazioni dell’Aifa, che non contengono prescrizioni vincolanti per i medici e non hanno un effetto precettivo cogente”. Per il dottor Fausto D’Agostino, Anestesista-Rianimatore in servizio a Roma presso il Policlinico universitario Campus Bio Medico, la realtà è ben diversa, in quanto “i medici del territorio hanno avuto paura di muoversi nell’ambito delle terapie domiciliari e la circolare non ha fatto altro che congelare un potenziale di aiuto enorme per il territorio”. Pur rispettando la sentenza del Consiglio di Stato, il dottor D’Agostino è tornato a parlare ai microfoni de IlSussidiario.net sottolineando che permangono i dubbi tra i medici, anche perché “è indubbiamente mancato un protocollo generale e delle linee guida chiare per le cure domiciliari”.



“MOLTI RICOVERI POTEVANO ESSERE EVITATI”

Per il dottor Fausto D’Agostino la vigile attesa andava contestualizzata. Ad esempio, bisognava stabilire chi doveva seguirla, era necessario declinarla in maniera più articolata. “In uno studio dell’American Journal of Medicine di gennaio 2021, cui tra l’altro hanno contribuito i colleghi italiani Ruocco, Palazzari e De Ferrari, si descrivono protocolli e linee guida sul trattamento domiciliare del Covid-19”, ha aggiunto l’anestesista e rianimatori. Quindi, di fatto la circolare del Ministero della Salute per D’Agostino ha “limitato l’approccio terapeutico del medico di base”. Ciò sul piano concreto vuol dire che “molti malati non hanno ricevuto cure adeguate andando ad aumentare i ricoveri ospedalieri”. Chiaro sulle norme igieniche, quel documento non lo è stato altrettanto sulle cure domiciliari per i medici. “Con una maggiore chiarezza molte ospedalizzazioni poteva essere evitate”, aggiunge Fausto D’Agostino ai nostri microfoni. Interessante anche l’interrogativo che lancia in merito agli studi randomizzati che mancano per le terapie domiciliari precoci per curare il Covid: “Perché il Ministero non ha avviato autonomamente tali studi sapendo che il medico di base non ha gli strumenti per condurli da solo?”. Una domanda che speriamo trovi presto risposta.