La Consulta salva la legge Merlin: «Prostituirsi mai scelta totalmente libera», così si legge nelle motivazioni della sentenza con cui a marzo 2019 ha dichiarato non fondate le questioni sollevate dalla Corte d’Appello di Bari sulla libertà di autodeterminazione sessuale nell’ambito del processo escort. Come riporta Sky Tg 24, la Corte Costituzionale ha dunque salvato le norme contenute dalla legge Merlin che puniscono con sanzioni favoreggiamento e reclutamento della prostituzione: la scelta di prostituirsi è quasi sempre determinata da diversi fattori che limitano e condizionano la libertà di autodeterminazione dell’individuo. Questi fattori possono essere di natura economica, ma anche affettiva, familiare o sociale. La scelta di «vendere sesso» non è dunque totalmente libera, anche per ciò che non concerne i casi di prostituzione forzata.
CONSULTA SALVA LEGGE MERLIN, LE MOTIVAZIONI
Ricordiamo che la Corte d’Appello di Bari aveva messo in evidenza le differenze sociali rispetto all’epoca in cui la legge Merlin entrò in vigore, ovvero il 1958: basti pensare alle escort, oggi ci sarebbe una prostituzione per scelta libera e volontaria, con l’autodeterminazione sessuale garantita dall’articolo 2 della Costituzione lesa da alcune norme della legge citata. La Consulta, come riporta Sky Tg 24, ha spiegato a proposito dei reati di favoreggiamento e reclutamento della prostituzione che «mirano a tutelare i diritti fondamentali delle persone vulnerabili e la dignità umana». La prostituzione «non rappresenta affatto uno strumento di tutela e di sviluppo della persona umana, ma solo una particolare forma di attività economica. In questo caso a sessualità non è che una ‘prestazione di servizio’ per conseguire un profitto. Né vale obiettare che un diritto fondamentale resta tale anche se esercitato dietro corrispettivo».