“La Consulta tifa la legge bavaglio”, questo il titolo d’apertura di oggi su La Verità. Un attacco diretto alla Corte costituzionale all’indomani dell’intervento del presidente Giancarlo Coraggio, il quale ritiene opportuna «qualche normativa, come c’è in quasi tutti i Paesi del mondo» in merito all’omofobia. Non ha invece espresso un parere sul ddl Zan, spiegando che la Consulta non è chiamata a dare pareri preventivi, eppure Maurizio Belpietro nell’articolo pubblicato oggi scrive che la Consulta sarebbe «pronta a sostituirsi all’assemblea degli eletti per introdurre una nuova fattispecie di reato, quella di omofobia che si vorrebbe inserire con la legge Zan nel Codice penale». Una tesi duramente smentita dalla Corte costituzionale tramite un comunicato diffuso dall’ufficio stampa. «Non corrisponde al vero quanto attribuito al presidente della Corte costituzionale Giancarlo Coraggio nell’articolo pubblicato oggi su “La Verità”, a firma di Maurizio Belpietro», la premessa da cui parte la nota.
Inoltre, si precisa che il presidente non ha «mai affermato o lasciato intendere quanto gli attribuisce arbitrariamente “La Verità”». Ciò né nella Relazione letta davanti alle alte cariche dello Stato né nella conferenza stampa successiva.
LA VERITÀ VS CONSULTA “SI SOSTITUISCE A PARLAMENTO?”
La Consulta risponde a “La Verità” spiegando che evidentemente ignora il fatto che «per costante giurisprudenza costituzionale, la Corte non può creare nuove figure di reato o ampliare i confini di quelli esistenti». Dunque, nella nota si rimanda alla lettura della Relazione, registrata in diretta streaming dalla Corte costituzionale e trasmessa in diretta da Tg2 e Radio radicale, disponibile anche sul sito della Consulta, anche in podcast. E rimanda pure alla registrazione della conferenza stampa, che ha avuto la stessa copertura. Il riferimento, dunque, è a quanto scritto da Maurizio Belpietro, secondo cui «non più chiamata a far rispettare la Costituzione ma ad innovarla, introducendo nuovi principi e, addirittura, in qualche caso sostituendosi al Parlamento».
Secondo il direttore del quotidiano Giancarlo Coraggio «ha deciso di metter becco nella faccenda, minacciando addirittura un intervento della Corte costituzionale, spingendo in sostanza per l’approvazione della legge Zan». La Corte costituzionale invece ha precisato nel comunicato stampa di oggi di non volersi sostituire all’assemblea degli eletti per introdurre una nuova fattispecie di reato, cosa che non le compete.