Luigi Di Maio ha aggiustato il tiro alle dichiarazioni rilasciate dopo le consultazioni col premier incaricato Giuseppe Conte. «Qui non è questione di ultimatum, qui il punto è che siamo stanchi di sentir parlare tutti i giorni in ogni trasmissione di poltrone e toto-ministri». In una nota ufficiale il capo politico M5s ha ribadito che la centralità spetta a programmi, soluzioni e idee. «Noi abbiamo 20 punti. E vogliamo che entrino nel programma di Governo», ha ribadito. E gli ha fatto eco il Blog delle Stelle: «Per il Movimento 5 Stelle prima di tutto vengono i temi e non le poltrone. Oggi il nostro capo politico Luigi Di Maio ha ribadito le priorità del Movimento e ancora una volta ha messo al primo posto le politiche e non i politici!». Nel frattempo la delegazione Pd ha lasciato Palazzo Chigi dopo l’incontro con Conte. Ma Zingaretti ha annullato l’incontro previsto con Di Maio, a pochi minuti dal faccia a faccia, per le dichiarazioni del capo politico M5s. Ma il lavoro per la stesura del programma per il governo M5s-Pd è in corso e prosegue. Lo conferma Palazzo Chigi, annunciando che domani si terrà un nuovo incontro con le delegazioni. A proposito invece dell’incontro con la delegazione M5s composta da Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli e quella Pd composta da Dario Franceschini e Andrea Orlando: «Si è delineato un percorso di lavoro per consentire al Presidente incaricato di elaborare un programma condiviso da entrambe le forze politiche sulla base delle prime linee programmatiche che gli sono pervenute». Invece l’ufficio stampa del Pd fa sapere che «l’incontro è servito a porre l’esigenza di un chiarimento sulle dichiarazioni di Luigi Di Maio, al termine delle consultazioni, come precondizione per proseguire nel percorso avviato negli scorsi giorni». (agg. di Silvana Palazzo)



ZINGARETTI A DI MAIO: “BASTA ULTIMATUM”

Carlo Calenda lancia un appello al Pd dopo l’ultimatum del M5s. «Amici ed ex compagni, vi siete rotti o no degli ultimatum di chi ci chiamava il Partito di Bibbiano?! Quanti schiaffi dovete prendere prima che vi torni la voglia di combattere? Nicola Zingaretti ripensaci. Come si dice a Roma: apriamoli come le cozze». Così l’europarlamentare su Facebook. Poco dopo il segretario del Partito democratico ha scritto su Twitter: «Patti chiari, amicizia lunga. Stiamo lavorando con serietà per dare un nuovo Governo all’Italia, per una svolta europeista, sociale e verde. Ma basta con gli ultimatum inaccettabili o non si va da nessuna parte». In questi ultimi minuti la replica di Stefano Buffagni del M5s. «Luigi Di Maio ancora una volta ha voluto parlare di temi e di programma. E che fa il Pd? Si irrita. Sarebbe da ridere se non ci fosse di mezzo il Paese. Se ne facessero una ragione: non è nel Dna del M5s parlare di poltrone. Per noi contano temi e futuro, l’interesse dei cittadini. Viene da chiedersi perché il Pd, nonostante l’irritazione, allora sia andato all’incontro per pianificare il programma insieme ai nostri capigruppo e a Giuseppe Conte». (agg. di Silvana Palazzo)



CONSULTAZIONI CONTE, NUOVO VERTICE M5S E PD

In corso in questi minuti un nuovo vertice tra M5s, Pd e il premier incaricato Giuseppe Conte: presenti a Palazzo Chigi Orlando, Franceschini, Patuanelli e D’Uva, un incontro che servirà per colmare la distanza emersa nelle ultime ore tra le due forze politiche. Le parole di Luigi Di Maio hanno infastidito parecchio i dem, senza dimenticare il documento dato a Conte con 20 punti programmatici da rispettare, e diversi esponenti hanno messo nel mirino l’attuale capo politico grillino: «Di Maio tiene in ostaggio il futuro dell’Italia per suoi appetiti personali. Sta diventando un problema non solo per il M5S ma per il Paese. La è situazione è grottesca: da uno vale uno a valgo solo io. Se c’è qualcuno tra i grillini con senso di responsabilità batta un colpo», l’affondo di Lisa Noja. Queste, invece, le parole di Francesco Boccia: «Se si vuole un governo di svolta, si mettono insieme le ragioni degli uni e degli altri. Lo ripetiamo ancora una volta al M5S: il Pd non è la Lega. Con noi gli ultimatum non funzionano, se si tira troppo la corda, la corda resta in mano». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



DI MAIO DOPO CONSULTAZIONI: “SÌ A PROGRAMMA O ELEZIONI”

Molto più rapido del Pd il colloquio tra Giuseppe Conte e la delegazione del M5s. Ma Luigi Di Maio al termine dell’incontro ha lanciato un ultimatum ai dem: «Usiamo il condizionale per questo governo perché o siamo d’accordo a realizzare i punti del nostro programma o non si va avanti». La lista degli impegni è nutrita: «No a qualsiasi tipo di patrimoniale, no a nuovi inceneritori, giustizia per le vittime del Ponte Morandi, subito il taglio dei parlamentari e un accordo con la Ue per la redistribuzione dei migranti». Il premier incaricato Conte però non ha commentato il discorso: «Un discorso duro di Di Maio? Non l’ho sentito proprio». Il Pd invece lo ha sentito. Andrea Orlando infatti ha commentato: «Incomprensibile la conferenza stampa di Luigi Di Maio. Ha cambiato idea? Lo dica con chiarezza». Poi la replica M5s in una nota. «Luigi Di Maio ancora una volta ha ribadito che per il MoVimento 5 Stelle i temi sono al centro di qualsiasi azione politica. Non comprendiamo lo stupore di alcuni. Per noi conta il programma, contano le soluzioni ai problemi degli italiani, non le poltrone. E ci auguriamo che sia così per tutti». (agg. di Silvana Palazzo)

FORZA ITALIA ALLE CONSULTAZIONI, BERLUSCONI CONTRO LEGA

Un Silvio Berlusconi furente che con l’ormai consueto “schema” di consultazioni – accompagnato da Tajani, Gelmini e Bernini e con i fogli dove legge le sue dichiarazioni – annuncia di voler fare opposizione netta al Governo Pd-M5s, giudicato il più «inadeguato» a risolvere tutti i problemi che affossano l’Italia. «Abbiamo manifestato al presidente il nostro doveroso rispetto istituzionale, naturalmente abbiamo espresso il nostro dissenso per un’operazione politica che si sta mettendo in atto, fragile e del tutto inadatta a risolvere i problemi del Paese», introduce il leader azzurro fuori dalla Camera per le consultazioni col Premier incaricato. Lo stesso Berlusconi poi ricorda «Continuiamo a credere che solo il centrodestra vero e nuovo rappresenterebbe la vera maggioranza degli italiani, con idee programmi e persone per condurre il paese fuori dalla crisi»; mentre però dentro da Conte entra la delegazione del Pd, composta da Zingaretti, Delrio e Dario Stefano, è ancora Berlusconi a conquistare la scena questa volta attaccando l’alleato della Lega «Il fatto che la Lega abbia proposto di risuscitare l’esperienza gialloverde rappresenta per noi un problema politico molto serio, su cui tutti gli elettori di centrodestra devono riflettere seriamente perché così si è consegnato il Paese alla sinistra». L’opposizione sarà ferma, specie sui punti considerati più temibili di un Governo giallorosso: «una opposizione ferma, coerente, senza sconti ma composta. La condurremo innanzitutto in Parlamento ma saremo pronti a mobilitarci se aumenteranno l’oppressione giudiziaria o la pressione fiscale mettendo le mani nelle tasche degli italiani».

LEGA ALLE CONSULTAZIONI “PD-M5S NON HANNO I NUMERI”

Ancor più duro rispetto a Fratelli d’Italia è l’intervento della Lega all’uscita dalle consultazioni alla Camera con il Premier incaricato Giuseppe Conte: cambia la squadra, niente Salvini e niente capigruppo, arrivano Lucia Borgonzoni e Claudio Durigon ma non cambia il livello della sfida «Speravamo di poter avere una discussione con Conte sul futuro per capire se si troveranno i voti. Speriamo che Pd e M5s non si trovino e si torni al voto», spiega la sottosegretario della Lega dopo il colloquio con il Premier. «Il nostro è un appello alla coscienza dei senatori a non votare questo mercificio. Non siamo riusciti a capire quale sarà l’indirizzo del presidente incaricato. Ha idee completamente diverse dalla Lega su immigrazione, quota 100 ed autonomie. Ha detto che difenderà i provvedimenti fatti ma si è detto pronto a modifiche, anche se non ci ha detto quali», conclude la Sottosegretario al Mibac. Sul fronte delle manifestazioni richiamate anche da FdI, i leghisti marcano la differenza «Noi abbiamo le nostre manifestazioni. Auspichiamo che ce ne siano molte altre, anche di quelle persone che vengono dai partiti che vogliono questa maggioranza e non vi si riconoscono», commenta Durigon che poco dopo conferma l’impressione che già sottolineavamo qui sotto alla vigilia delle consultazioni «Penso che rimarranno a fare i presidenti di commissioni gli 11 leghisti in carica attualmente».

FRATELLI D’ITALIA “GOVERNO M5S-PD, PATTO DI POTERE”

Secondo Fratelli d’Italia il governo che sta per nascere è «un patto di potere» e per questo motivo il movimento di Giorgia Meloni – non presente alle consultazioni col Premier Conte alla Camera – farà opposizione sia in Parlamento sia in Piazza: questo il dettame consegnato dai due capigruppo Luca Ciriani e Tommaso Foti intervenuti poco fa al termine del colloquio con il Premier incaricato. «A Conte abbiamo ribadito che Fdi sara’ nettamente alla opposizione di questo governo: una opposizione che sarà senza sconto alcuno a un governo inaccettabile che si fonda su una alleanza tra partiti che fino a ieri litigavano e che nasce solo per una operazione di potere ed impedire il voto dei cittadini». Non solo, FdI contesta tutte le critiche lanciate dai partiti non di Centrodestra per l’invocazione della piazza per tutti i delusi dall’inciucio Pd-M5s «è reazionario scendere in piazza e manifestare democraticamente?», si chiedono provocatoriamente i due capigruppo di Giorgia Meloni. Dentro ora da Conte Forza Italia, mentre fuori dal palazzo proseguono le trattative giallorosse per la formazione della squadra di Governo e dei programmi: il nodo è sempre Di Maio e il suo prossimo ruolo nell’esecutivo, con Matteo Renzi che oggi al Messaggero ha sentenziato «al Viminale occorre un professionista della sicurezza e non ex vicepremier (Luigi Di Maio, ndr) che non ha esperienza in questo senso e sarebbe solo il nemico perfetto per Salvini». Lo stesso “regista” della crisi di Governo rivendica i meriti di questo patto che sta per nascere «Ho messo la faccia su un’operazione difficilissima per mandare a casa Salvini. Fermarlo mi è costato umanamente molto perché per farlo abbiamo dovuto aprire ai grillini: e io ricordo la colata di fango che ho subito in questi anni tramite fake news e diffamazioni. Vorrei che questa fatica umana fosse riconosciuta».

INIZIANO LE CONSULTAZIONI COL PREMIER CONTE

Fra circa mezz’ora comincerà la seconda giornata di consultazioni di Giuseppe Conte. Oggi è la volta dei partiti “big”, anche se i loro leader, per protesta, non si presenteranno all’incontro con il futuro presidente del consiglio. L’ex e nuovo Premier si è preso la scena in queste ultime settimane, passando nel giro di pochi giorni da nemico numero uno del governo, per lo meno, dalla sponda leghista, a nuova figura politica di riferimento del Belpaese, guardato con rispetto anche e soprattutto oltre confini, cosa che piace e non poco al presidente della repubblica Sergio Mattarella. Salvini ha compreso che Conte era l’uomo da battere, si è schierato contro di lui, e quando sembrava che avesse in pugno la vittoria, ha incassato una clamorosa sconfitta, che tradotta in “soldoni” significa nuovo governo giallorosso. E così il ministro dell’interno uscente non sarà presente stamane agli incontri con il premier incaricato, e così anche Giorgia Meloni, leader dei Fratelli d’Italia. Ci saranno invece Berlusconi per Forza Italia, Di Maio per il M5s e infine Zingaretti per il Pd. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

CONSULTAZIONI CONTE, DIRETTA PARTITI: VIDEO

Scattano questa mattina alla Camera dei Deputati le consultazioni del Premier incaricato Giuseppe Conte con tutti i partiti più importanti dell’arco istituzionale parlamentare per comporre il nuovo Governo: ieri dopo l’incarico ricevuto dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, Conte ha incontrato Fico e Casellati e poi si è recato alla Camera per iniziare il giro di consultazioni previste a livello istituzionali per sincerarsi dei reali numeri che potrebbe avere la prossima nuova maggioranza Pd-M5s. Ha ricevuto l’appoggio dalle Autonomie e da Civica Popolare, oltre a LeU: Noi con l’Italia si è dichiarata all’opposizione mentre +Europa scioglierà le riserve solo dopo la presentazione del programma e la squadra di Ministri che verrà preparata da Conte, Di Maio e Zingaretti in accordo con il Presidente della Repubblica. Ma oggi è il turno dei partiti più importanti, con un calendario già fissato ieri: Fratelli d’Italia alle 9:30, alle 10:30 la Lega e alle 11:30 Forza Italia; da ultimo ci saranno gli stessi Pd (12,30) e M5s alle 13.30. Come già annunciato nella giornata di ieri, non saranno presenti né Matteo Salvini né Giorgia Meloni nelle rispettive delegazioni di Lega e FdI, con presenti invece normalmente i capigruppo che hanno già seguito le consultazioni con Mattarella negli scorsi giorni. Nel frattempo proseguono le trattative sul programma tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, con la vice Zingaretti Paola De Micheli che ieri ha avvertito «Ci sono punti in comune ma permangono divergenze su cui il premier incaricato Giuseppe Conte deve lavorare». Tra questi la De Micheli cita le modalità di riduzione della pressione fiscale – il cuneo fiscale – e la giustizia; sullo sfondo rimane intanto come “rebus” il voto sulla Piattaforma Rousseau che, come confermato ieri dal Blog delle Stelle, avrà comunque la parola ultima sull’accordo con il Pd con un voto ancora non deciso né nei modi né tantomeno nei tempi ma che pesa e non poco nell’economia della trattativa interna tra dem e 5Stelle.

CONSULTAZIONI CONTE: ALLA RICERCA DELLA MAGGIORANZA

Il Premier Giuseppe Conte però, oltre ai punti del programma già “delineati” nel suo discorso-comizio post incarico ricevuto ieri al Colle, cercherà a fondo oggi nel dialogo con i partiti quelle garanzie su numeri e fiducia per il voto in Camera e Senato del suo neo-nato esecutivo giallorosso. Secondo i calcoli effettuati da Ansa-Centrimetri il banco di prova del nuovo Governo Pd-M5s sarà il primo voto di fiducia che si avrà al Senato: alla Camera infatti dem e grillini assieme formano una maggioranza di 327 seggi, ben 11 in più del minimo richiesto per avere la fiducia, ma il vero problema si chiama Palazzo Madama. Per poter avere una maggioranza solida il Premier Conte dovrà affidarsi ai gruppi “piccoli” per poter superare la soglia richiesta di 161 seggi parlamentari: Zingaretti e Di Maio assieme arrivano solo a 157 seggi, 156 se Paragone (M5s) come annunciato non voterà la fiducia per protesta alla costituzione del Governo giallorosso. L’emergenza numerica andrebbe tamponata con gli eventuali 8 voti delle Autonomie, i 4 di LeU e gli 8 da altri gruppi di Centrosinistra presenti nel Gruppo Misto. In questo modo si otterrebbero circa 178 seggi di maggioranza, 17 i più della soglia, più o meno quanto già il Governo gialloverde aveva prima della crisi di agosto.

GOVERNO PD-M5S: IL NODO DEI PRESIDENTI DI COMMISSIONI

Un secondo e non minoritario problema per il Governo Pd-M5s-LeU potrebbe spuntare all’orizzonte in merito alla questione delle presidenze di Commissione: un conto sono i numeri in Parlamento – comunque raggiungibili quantomeno all’inizio per il Governo di Giuseppe Conte come verrà certificato nelle consultazioni di oggi alla Camera – ma un altro è poi la vita parlamentare e la “velocità-rapidità” delle leggi da approvare per la maggioranza. Ebbene, su questo il problema potrebbe stagliarsi sui presidenti di Commissione (ben 11 su 24) oggi in mano alla Lega in quanto al Governo fino a qualche giorno fa. I presidenti delle commissioni permanenti non sono passibili di sfiducia, e la votazione per il rinnovo degli uffici di presidenza è prevista solo a metà legislatura, quindi non prima della parte finale del prossimo anno. Alla Camera i deputati leghisti presiedono cinque commissioni: Bilancio, Ambiente e Lavori pubblici, Trasporti e Telecomunicazioni, Attività produttive e Lavoro. Al Senato, invece sono sei: Affari costituzionali, Giustizia, Difesa, Finanze e Tesoro, Istruzione e Agricoltura. Posti anche cruciali dove si discutono leggi e decreti cruciali per la vita di un Governo: il Presidente ha il potere di mettersi di “traverso” specie quando la maggioranza non è blindata nei numeri come accadrà per i giallorossi. Come spiega Lettera 43, «Al presidente compete anche la nomina del relatore, così come l’applicazione più o meno rigida delle ammissibilità degli emendamenti stralciando o facendo entrare norme». La vicepresidente del Pd, Anna Ascani, ha chiesto a Matteo Salvini di «liberare le poltrone» e lasciare spazio alla maggioranza Pd-M5s ma dalla Lega la risposta è stata secca: «Che si dimettano loro da senatori visto che dovrebbero vergognarsi di fronte al popolo italiano per quello che stanno facendo», sottolinea Massimiliano Romeo.