“Salvezza nazionale”: la nuova formula che Conte ha dato al proprio tentativo di restare a Palazzo Chigi non sembra funzionare, perché gli sforzi per allargare la maggioranza continuano ma i “costruttori” (che si sono costituiti in gruppo parlamentare, “Europeisti Maie-Centro democratico”) sono gli stessi di una settimana fa.
Ieri mattina il premier ha rassegnato le dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica, aprendo formalmente la crisi di governo. Per i partiti le consultazioni cominceranno giovedì, dopo che oggi Mattarella avrà ascoltato le cariche istituzionali, Casellati, Fico e Napolitano come ex presidente della Repubblica. Italia viva dice che salirà al Colle “senza pregiudizi”, Conte parla in un post su Fb di dimissioni “al servizio (…) di un’alleanza, nelle forme in cui si potrà diversamente realizzare, di chiara lealtà europeista”, mentre Tajani riferisce che FI non uscirà dalla coalizione di centrodestra e che “per Berlusconi si può dar vita a un governo di unità nazionale, l’alternativa è il voto”.
Secondo Fabrizio d’Esposito, notista politico del Fatto Quotidiano, “non sarà una crisi pilotata e potrebbe risultare più complicata del previsto”.
Quali punti fermi abbiamo?
L’unico, al momento, è che i tre partiti superstiti della maggioranza giallorossa al primo giro di consultazioni sosterranno il nome di Conte.
Però i responsabili hanno creato un nuovo gruppo al Senato che conta 10 membri.
Sì, ma siamo fermi ai 156 “costruttori” che hanno votato la fiducia a Conte martedì scorso. Mentre Mattarella chiede una maggioranza possibilmente coesa e più larga per dare l’incarico. Al momento non la vedo bene per Conte.
Renzi: “al Quirinale senza pregiudizi”. “Non faremo un nome”, ha detto ieri Scalfarotto (Iv).
Italia viva è decisiva per formare una maggioranza larga. È probabile che Renzi, quando si siederà al tavolo delle trattative, dirà come prima cosa che non vuole sentir parlare di Conte.
A quel punto?
Il primo giro si concluderà con l’indicazione di Conte, eccetto i renziani, poi Mattarella valuterà. Non è una soluzione facile. Potrebbe anche non essere una crisi breve, senz’altro sarà complicata.
In concreto che cosa vuol dire?
Si può far digerire a M5s un governo con Renzi, magari con la Boschi ministro? Non credo. Molto dipende dalle soluzioni.
Come la pensano all’interno del Pd?
La linea Zingaretti-Bettini è rigidamente compatta su Conte anche perché lo considera un investimento sul futuro. Ricordiamoci che Bettini immagina un nuovo centrosinistra con varie “gambe” in cui Conte può essere, se non un nuovo Prodi, l’uomo della sintesi. Poi c’è l’anima filo-renziana, che potrebbe far rientrare in gioco l’ex premier. C’è pure chi sarebbe favorevole a provare con Di Maio, se Conte risultasse fuori dai giochi.
Esiste davvero la carta Di Maio?
Sono molto scettico, perché i 5 Stelle non reggerebbero nessun nome che non sia quello di Conte e su Di Maio potrebbero esserci dei problemi.
Un governo con i 5 Stelle all’opposizione?
No, a quel punto ci sarebbe solo il voto anticipato.
Sul serio Di Maio non potrebbe giocarsi la partita?
Può darsi, ma quanto reggerebbe? Conte è riuscito a compattare i 5 Stelle più di tutti gli altri. Senza di lui non vanno oltre il 15%, con lui possono recuperare parecchi punti. Se Conte, invece di farsi un partito, si mette alla testa dei 5 Stelle, per M5s è un passo in avanti sulla strada di una forza europeista e moderata.
Se i 5 Stelle restano compatti su Conte?
Le soluzioni sono due. La prima è che si fa un governo contro M5s. Vuol dire che il Pd, se non vuole andare al voto, deve fare un governo con la destra. Ci sarebbe il problema dei numeri, oltre a quello politico.
E la seconda soluzione?
Resta solo un governo elettorale.
Troviamo una via d’uscita, ripartiamo da Renzi.
Renzi sta aspettando che qualcuno gli dica: siediti e trattiamo. Se Mattarella chiede una maggioranza larga e questa non c’è, significa che Renzi deve rientrare in gioco.
Sì ma come? E il suo veto su Conte?
Rimane. Per questo dicevo che Conte non è messo bene. Se una settimana fa Conte avesse ceduto alla crisi pilotata, avrebbe fatto il suo governo ter con Italia viva. Però ha detto: mai più con loro. Penso però che al netto di tutti i bizantinismi delle consultazioni, anche Renzi dovrà accomodarsi.
Vuol dire che gli andrebbe bene qualsiasi altra soluzione?
Sì. Se qualcuno gli offrisse un governo con Di Battista, lo prenderebbe.
È possibile che tocchi al Pd stavolta metterci il premier?
No, i 5 Stelle direbbero di no. Si dovrebbe andare su un nome terzo, una figura tecnica, d’area, che però al momento non saprei ipotizzare.
Non credi che il governo elettorale sia una pistola scarica? Nessuno vuole andare al voto.
Vediamo se le consultazioni riescono a produrre una maggioranza.
È maggioritaria o minoritaria la componente Pd per il dialogo con Renzi e l’allargamento a pezzi di FI?
Credo sia una linea condivisa bene o male da tutti quanti, perché Bettini ha sempre aperto le porte a FI. Non solo, aveva anche detto che i grillini dovevano concedere qualcosa sulla giustizia per aprire un dialogo con Italia viva.
Le prospettive di questo allargamento al centro berlusconiano?
Ci sono parlamentari disponibili. Da Carfagna a Brunetta un po’ di “esodati” di FI, insieme con i costruttori, potrebbero tornare utilissimi nel diminuire il peso del veto renziano. Questo è un aspetto decisivo.
Perché?
Perché se si va verso un qualsivoglia governo con Iv dentro, Renzi starà buono fino a giugno, ma appena entreremo nel semestre bianco e lo scioglimento delle camere sarà impossibile, vorrà di nuovo cambiare la maggioranza.
(Federico Ferraù)