L’opposizione si presenta da Mattarella in ordine sparso e confusa fino quasi allo smarrimento definitivo davanti al Capo dello Stato. Tutta la dirigenza del Pd si affida a Letta, alla Serracchiani e alla Malpezzi per incarnare le preoccupazioni sul prossimo governo. Con tante correnti da tenere a bada, il colloquio ha proposto la tesi di un Pd pronto all’opposizione, ma senz’anima e senza avere più la leadership della parte sinistra degli emicicli parlamentari.



Conte, infatti, non è Grillo. La fase della ambiguità pare superata e l’ex premier si presenta apertamente come alternativo al centrodestra e perciò nello stesso campo del Pd che mai, sino ad oggi, aveva avuto un competitor così consistente nel proprio campo. Non un alleato moderato, ma un vero e proprio sfidante che vuole prendersi tutto quello che c’è. Conte si appresta a prendere il largo, ci proverà con forza, con il suo progetto progressista e ha usato le consultazioni per certificare la sua presunta diversità, la sua guida, la sua leadership, a differenza del Pd che, rifugiandosi nella collegialità, sul piano comunicativo è apparso ancora più sconfitto.



Sia il Pd che i 5 Stelle stanno infatti giocando a chi è più di sinistra, più progressista, più diverso dall’altro, pur volendo parlare agli stessi elettori. Un gioco mortale in cui rischiano entrambi di guardare più al loro interesse di bottega che al momento delicato che vive il Paese. L’immagine è quella di due pezzi di un puzzle “progressista” disegnati apposta per non incastrasi l’uno con l’altro. E costruiti per farsi la guerra tra loro invece che per costruire un’alternativa.

La chiusura reciproca e la competizione rischiano di essere una cortina fumogena che annebbia e rende tutti poco lungimiranti sul piano politico. La maggioranza, infatti, appare ben poco solida e non è da escludere che si apra uno scenario inedito di un governo zoppo, con pochi senatori di scarto (2 o 3) ed una debolezza intrinseca tale da rendere necessario esplorare altre strade. Anche perché, se davvero la Meloni non dovesse farcela, in primavera si tornerà a votare e le due forze dovranno decidere se aprire una stagione di necessaria alleanza o se continuare guardarsi come avversari. Non considerare questo scenario, imposto dalla legge elettorale, significa non avere chiaro che il loro destino non può che essere comune, a meno che non si decida di lasciare campo agli altri per manifesta inferiorità politica.



Perciò, anche se il Governo durasse, l’opposizione deve essere in grado di farsi alternativa di governo e non mera attestazione di esistenza in vita di un elettorato. Oggi il Pd si è presentato da Mattarella con in mano il proprio certificato di esistenza in vita, ma con il rischio che questa sia l’ultima volta del Pd da un Presidente della Repubblica. Un fine mesta affidata ad un segretario dimissionario sconfitto nelle urne e a due donne di valori certi ma che rischiano di apparire vestali di un rito funereo e non protagoniste di una rinascita.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI