Oggi si entra nel vivo delle consultazioni al Quirinale. Nel tardo pomeriggio, infatti, i gruppi parlamentari di Leu, Italia Viva e Pd saranno ricevuti da Mattarella, dopo che in mattinata e nel primo pomeriggio si saranno recati al Colle i gruppi parlamentari per le autonomie e i rappresentanti dei gruppi Misti di Camera e Senato, tra cui, con tutta probabilità, alcuni esponenti di “Europeisti-Maie-Centro democratico”, la neonata formazione che raccoglie i cosiddetti responsabili o costruttori che hanno votato la fiducia a Conte la scorsa settimana. «A proposito di questo nuovo gruppo – è il commento di Guido Gentili, editorialista del Sole 24 Ore – occorre ricordare che è nato grazie un “prestito last minute” della Senatrice Rojc da parte del Partito democratico, vista anche la defezione all’ultimo della Senatrice Lonardo. Per certi aspetti la cosiddetta “operazione responsabili” ci sta offrendo uno spettacolo davvero indecente».



Oggi si entra nel vivo delle consultazioni e sappiamo già che M5s, Pd e Leu intendono ripartire dal nome di Conte…

Sì, che ha anche il supporto di questo nuovo gruppo parlamentari. Le consultazioni iniziano con dei numeri che non tornano, e questo è un dato oggettivo e importante, di cui evidentemente il presidente della Repubblica non può non tenere conto, nonostante l’indicazione chiara di alcuni partiti sul nome di Conte: anche con “Europeisti-Maie-Centro democratico” non ci si discosta dalla maggioranza relativa ottenuta al Senato la settimana scorsa.



Cosa può succedere a questo punto?

Non è da escludere che Mattarella dia al Premier dimissionario una sorta di pre-incarico esplorativo, che dovrebbe durare solo alcune ore, per verificare se può esserci qualche chance per la nascita di un Conte-3. Se verrà confermato un quadro che non dà certezze né numeriche, né politiche per la formazione di questo Governo, allora si ripartirà dal negoziato tra l’attuale maggioranza e Italia Viva. Devo dire che al momento il Conte-3 non sembra essere la prospettiva vincente e credo valga la pena rilevare un dettaglio paradossale nel messaggio con cui il presidente del Consiglio ha comunicato le proprie dimissioni.



Quale?

Non si tratta tanto del fatto che sia ricorso a un post su Facebook, scelta che da un punto di vista istituzionale non appare molto azzeccata in questa fase, quanto della proposta per certi versi paradossale avanzata da Conte circa la nascita di un Governo di salvezza nazionale. C’è da chiedersi se sia di salvezza rispetto al suo stesso esecutivo.

Se salta l’ipotesi di un Governo Conte-3, il pallino passa quindi in mano a Italia Viva e M5s: se si riapre il dialogo tra i partiti dell’ormai ex maggioranza è tra di loro che va trovato un accordo.

È così e sarebbe un dialogo difficile considerando un altro paradosso di questa crisi politica. Il fatto cioè che il partito di maggioranza relativa, M5s, deve stare defilato per evitare un’implosione. Anche per questo i pentastellati adesso sono barricati dietro alla riconferma di Conte: senza questa ipotesi sarebbero costretti a fare delle scelte sui nomi con il rischio di scoperchiare un vaso di Pandora al loro stesso interno.

Ci sono possibili nomi che potrebbero mettere d’accordo Iv e M5s?

Tra i nomi politici è emerso anche quello di Di Maio, mentre tra quelli “esterni” si è parlato anche dell’ex ministro e Presidente dell’Istat Giovannini che potrebbe andare bene a tutti i partiti a cavallo tra M5s e Iv. È ancora presto però per fare previsioni, perché prima deve tramontare definitivamente l’ipotesi del Conte-3.

Domani al Colle salirà il centrodestra unito. Dopo le consultazioni resterà questa compattezza?

Per ora il centrodestra avanza compatto, ma in realtà sotto traccia ci sono tre diversi filoni. Finché resta la prospettiva di un Conte-3, l’unità regge, diversamente arriverà il momento delle scelte. La Lega profila la nascita di un Governo di unità nazionale, ma non si capisce se sarebbe disposta a governare con tutti gli altri, M5s e Pd inclusi. Cosa che, invece, sappiamo non essere sgradita a Forza Italia. Infine, Fratelli d’Italia è schierata nettamente per il ritorno alle urne.

Nei giorni scorsi si è parlato molto di elezioni anticipate: è una strada realmente percorribile?

Fino alla scorsa settimana sono state utilizzate come una sorta di spauracchio per consolidare prima il Governo Conte-2 e prospettare poi un Conte-3. Adesso vengono evocate meno. Anche se tecnicamente rimane una soluzione da prendere in considerazione da parte del presidente della Repubblica, credo sia oggettiva la difficoltà di ritornare alle urne. Inoltre, ritengo che si cercherà nel caso un’ipotesi diversa per fare in modo che nasca un esecutivo con una solida base parlamentare che possa poi portare gli italiani al voto l’anno prossimo, come avvenuto con il Governo Ciampi nel ’93. Si tratterebbe di un Governo di salute pubblica o di salvezza nazionale con una guida che sia di garanzia per tutti sul “modello Draghi” di cui tanto si è parlato in questi mesi. Salvini ha profilato qualcosa del genere e anche a Forza Italia andrebbe bene. Solamente la Meloni al momento sarebbe contraria.

La situazione appare complicata, eppure non c’è stata la reazione dei mercati che molti si aspettavano.

In effetti qualcuno aveva detto che di fronte a un’emergenza drammatica lo spread sarebbe salito. Al momento non c’è stato uno scossone, segno che non c’è una condanna esplicita della crisi di governo. Non possiamo però dire che la situazione sia tranquilla e che ci possiamo consentire ogni libertà, anche perché dal Fmi è appena arrivato il taglio delle previsioni di crescita, che parlano di un +3% del Pil contro il +6% stimato dal Governo. Non dobbiamo poi sottovalutare quanto segnalato da Moody’s nei giorni scorsi circa i rischi sul nostro rating e non possiamo infine dimenticare che questa vicenda si interseca con la partita, ancora drammaticamente aperta, del Recovery plan. L’Europa ha provato a farci capire in tutti i modi che così com’è stato impostato non va bene e questo è un dato fondamentale, perché il Pnrr attuale se non è totalmente da riscrivere poco ci manca e non abbiamo mesi per farlo, ma 3-4 settimane.

Da questo punto di vista sarebbe meglio avere un esecutivo con una maggioranza come quella che ha condiviso il Pnrr attuale o un Governo di salvezza nazionale?

Non dobbiamo dimenticare che nel giugno scorso si sono tenuti gli Stati generali dell’economia, a luglio è stato approvato il Next Generation Eu, quindi era chiara dall’estate la sfida che ci attendeva. È stato però dimostrato un livello di approssimazione e impreparazione tale che a gennaio ancora non è chiaro che occorre rivedere l’approccio, perché l’Europa ci ha sempre chiesto le riforme che in questo piano non ci sono. Pensando alle riforme necessarie risulta più adeguata l’ipotesi di un Governo di salvezza nazionale, che sarebbe utile anche nel confronto con l’Europa, avrebbe più carte da giocare con una riscrittura chiara del Recovery plan.

Se deve fare riforme che siano ben accette a un insieme di partiti che vanno dal Pd alla Lega occorre quindi che questo Governo sia composto da membri di alto profilo.

Assolutamente. Deve essere un Governo di alto profilo, molto credibile e molto autorevole, in modo che possa prendere scelte importanti. Possibili nomi ne sono già stati fatti negli ultimi giorni, non serve aggiungerne altri.

(Lorenzo Torrisi)