La prima giornata di consultazioni al Quirinale ha aperto sostanzialmente uno scenario, quello che allontana Giuseppe Conte dal ritorno a Palazzo Chigi. Matteo Renzi ha messo in chiaro che non ha fatto il nome del premier dimissionario al capo dello Stato. E d’altra parte l’armata Brancaleone dei “volenterosi”, quella che doveva consentire a Conte di “asfaltare” Italia viva, si sta rivelando una farsa più che un’astuta mossa politica per consolidare il governo. La crisi virtuale è stata aperta da Renzi a metà dicembre, e nel mese e mezzo trascorso fino all’apertura della crisi formale gli strateghi del presidente del Consiglio hanno portato a casa soltanto Ciampolillo più una manciata di improbabili alleati.



Il Quirinale ha lasciato campo libero al premier di perseguire la sua strategia, senza intervenire. Sergio Mattarella ha lasciato a Conte molto tempo. E glielo sta lasciando anche in questi giorni. Nonostante da più parti si ripeta che “bisogna fare in fretta” per chiudere la crisi, i ritmi imposti dal Quirinale non sono propriamente da galoppata. Conte stava per dimettersi lunedì ma lo ha fatto martedì. Le consultazioni sono cominciate mercoledì, ma i partiti sono stati ricevuti a partire da giovedì. Significa che al capo del governo sono stati concessi altri tre giorni. E non è ancora detto che la decisione arrivi questa sera. Mattarella infatti potrebbe prendersi una pausa di riflessione per il fine settimana. Oppure potrebbe affidare un incarico esplorativo (allo stesso Conte o al presidente della Camera Fico), o ancora svolgere un secondo giro di consultazioni, visto che il primo non ha fatto intravedere spiragli per la ricomposizione. Pausa, incarico esplorativo, secondo giro: tre modi per significare la stessa cosa, cioè che ci si prende altro tempo.



Ma l’attendismo del Quirinale è di segno totalmente opposto all’immobilismo al quale ci ha abituati Palazzo Chigi. È un’attesa che prelude alla svolta alla quale Mattarella si prepara da tempo, quella di un governo completamente diverso. Una svolta che però non può essere imposta d’imperio, ma fatta affiorare come possibilità estrema una volta chiuse le altre strade percorribili. La nuova formula può prendere corpo soltanto dopo che Conte abbia esaurito le pile, e non può essere Mattarella a scaricargliele. Il capo dello Stato deve solo essere pronto a cogliere l’occasione per avviare la nuova fase, quella di un governo politico guidato da una personalità terza di alto profilo (i nomi che circolano sono quelli di Marta Cartabia, ex presidente della Corte costituzionale, o di Fabio Panetta, ex direttore di Bankitalia ora membro dell’esecutivo della Bce), alla quale nessuno della maggioranza che ha sostenuto il Conte 2 potrebbe dire di no, compresi Renzi e pure Calenda.



Di questa partita potrebbe fare parte anche Forza Italia. Silvio Berlusconi ha fatto rientrare il senatore Luigi Vitali perché ormai è inutile inseguire la banda raccogliticcia dei “responsabili”. Il Cavaliere non ha rinunciato all’idea di giocare un ruolo da “padre della patria” in questo frangente. I voti degli azzurri metterebbero al sicuro la nuova maggioranza facendone un governo “vero” e non semplicemente un esecutivo primaverile per approdare al semestre bianco. E il leader di Forza Italia si assicurerebbe anche un posto in prima fila nella maratona per la successione a Mattarella. La partita per il Colle s’intreccia già da ora con quella per Palazzo Chigi e per la ricostruzione di un Paese stremato dall’emergenza sanitaria ed economica.