Cenoni e pranzi costretti a diete forzate. A prevedere la stretta sui budget destinati alla tavola per le prossime Feste sono i risultati di un’indagine condotta da Ipsos per Federdistribuzione che prevede vendite per il periodo natalizio sottotono per 3 italiani su 5. Dall’indagine emerge anche che 8 connazionali su 10 si dichiarano preoccupati per l’impatto dell’inflazione sul proprio bilancio familiare e per arginarlo stanno già adottando differenti strategie d’acquisto. In particolare, per quanto riguarda i prodotti alimentari, 4 italiani su 10 sono più attenti a limitare gli sprechi e comprano solo lo stretto necessario, oltre un terzo ha ridotto i consumi o cerca soluzioni più economiche a parità di prodotti.
E non è tutto. Le stime poco brillanti disegnate per le prossime settimane non paiono infatti destinate a migliorare in modo significativo se si allarga la prospettiva al 2023. “Le previsioni per i consumi durante il periodo di fine anno, momento fondamentale per i bilanci delle aziende del settore, non sono positive – commenta Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Ufficio Studi e Relazioni con la Filiera di Federdistribuzione -, così come quelle per i primi mesi del 2023, che indicano un’ulteriore frenata, influenzata da un livello di inflazione destinata a mantenersi ancora su livelli elevati e dalla conseguente incertezza che ne deriva. Un effetto che impatta in particolar modo, ma non esclusivamente, le fasce di reddito più basse”.
E da qui l’appello: “La situazione in cui ci troviamo – rileva Buttarelli – deve essere affrontata con senso di responsabilità, intervenendo sui maggiori costi che le imprese stanno sopportando ed evitando di incamerare ulteriori rialzi dei prezzi, in un momento in cui si comincia a segnalare un rallentamento dei costi delle materie prime a livello internazionale: le imprese della distribuzione non possono addossarsi ulteriori sforzi economici ed essere lasciate sole nel difendere il potere d’acquisto delle famiglie. È dunque fondamentale che nei prossimi mesi si faccia tutto il possibile per sostenere la domanda interna, attraverso interventi concreti a sostegno di imprese e famiglie, specialmente i nuclei a reddito più basso, per prevenire una possibile crisi dei consumi che metterebbe a rischio la tenuta del sistema Paese e delle filiere di eccellenza del Made in Italy. Intanto, i dati registrati in autunno consegnano una fotografia complessa: Anche se l’elevato livello d’inflazione fa segnare una crescita tendenziale dei dati a valore, i riscontri a volume indicano un rallentamento che per il settore del food è del -7,9%”, conclude Buttarelli.
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