Le reazioni degli italiani sorprendono. A dirlo è Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, intervenuto all’incontro stampa promosso a Milano da Centromarca. “Durante le crisi economiche del passato, i nostri connazionali hanno di norma adottato comportamenti di consumo improntati all’austerità – spiega Pagnoncelli –, ora invece mostrano flessibilità e spirito di adattamento, grazie anche ai risparmi accumulati nel biennio, più o meno forzosamente”.
Siamo insomma davanti a un cambiamento rilevante delle priorità che stanno alla base delle decisioni di acquisto. “A guidare le spese – nota Pagnoncelli – sono oggi la volontà di concedersi spazi di autogratificazione e soprattutto la ricerca della qualità. Un fattore cui non si è disposti a rinunciare”. Da qui dunque, una nuova tendenza: “Nei comportamenti di consumo – rileva Pagnoncelli – sui tagli lineari alla spesa prevale la ricerca di un nuovo equilibrio tra quantità e qualità. Un elemento, quest’ultimo, che abbraccia sempre più prepotentemente anche la crescente sensibilità verso le istanze sostenibili”.
Questo nuovo atteggiamento verso i consumi deve essere inserito in un clima sociale, nel quale spicca una complessiva scarsa fiducia verso il futuro. “Il pessimismo – spiega il presidente di Ipsos – purtroppo ora torna a prevalere nello sguardo a breve, con 4 cittadini su 10 (38%) negativi sulla situazione dell’Italia a sei mesi, solo un quarto (26%) che intravvede possibilità di miglioramento e una percentuale simile (25%) che non pronostica cambiamenti significativi entro l’estate. E va detto che la situazione personale riflette quella del Paese, con la prevalenza di previsioni negative (33%) su quelle positive (24%)”.
La buona notizia è che se si allarga l’arco temporale, le indicazioni migliorano: su un orizzonte più lungo, a tre anni, l’opinione pubblica appare infatti più fiduciosa, con un livello di ottimismo (43%) quasi doppio rispetto al pessimismo (23%).
“La convergenza delle crisi, o poli-crisi come a qualcuno piace definirle – conclude Pagnoncelli – ha inciso fortemente sulle condizioni emotive dei cittadini, determinando un forte senso di affaticamento accentuato dalla condizione di “transizione permanente”, che genera reazioni ambivalenti nelle persone: aspettative di miglioramento, ma anche ansia per il cambiamento e per l’incertezza futura. Entriamo, quindi, in un’ennesima nuova condizione in cui è ormai assodato che le capacità di fare previsioni basate su evoluzioni lineari sono definitivamente entrate in crisi. È quindi cruciale dotarsi di attrezzatura “leggera” per governare la persistente incertezza e adeguarsi rapidamente ai cambiamenti di rotta. Possiamo dire che si chiude il tempo della resilienza e si apre un’era all’insegna dell’agilità”.
(2 – fine)
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