Entro la fine dell’anno un litro di latte potrebbe arrivare a costare anche 3 euro. L’allarme, rilanciato da diversi quotidiani, accende i riflettori sulla fase di estrema difficoltà vissuta dal settore lattiero caseario, attestata dalle rilevazioni della stessa Confagricoltura: “Siamo di fronte a una congiuntura internazionale con ben pochi precedenti – si legge in una nota ufficiale dell’associazione -: il latte manca e il suo prezzo continua a salire.
Ma sono aumentati enormemente anche i costi di produzione e gli allevatori reagiscono cercando di contenerli, per esempio riducendo il mangime acquistato ed eliminando le vacche meno produttive e a fine carriera. L’effetto è una minore disponibilità di latte vaccino che subisce costanti aumenti di prezzo. Tanto che entro la fine dell’anno il compenso per gli allevatori dovrebbe salire a 60 centesimi, il 40% in più̀ di un anno fa”.
E da qui, le preoccupazioni in vista della chiusura dei bilanci aziendali. Ma non solo, perché anche guardando oltre, ovvero al 2023, il cielo pare poco sereno. “Sulle prospettive – fa sapere Confagricoltura – incombe la riforma della Pac in vigore a gennaio che andrà a diminuire progressivamente i contributi previsti. E poi di fronte alla crisi emergente ci si domanda come reagiranno i consumatori nei confronti di un’inflazione crescente e una diminuzione del loro potere di acquisto. Consumatori sui quali inevitabilmente viene riversata una quota parte dell’aumento dei costi che ha toccato anche l’industria di trasformazione e distribuzione”.
Il comparto insomma si muove tra difficoltà presenti e future che non possono non impensierire dal momento che il fatturato del solo latte vaccino raggiunge i 16,7 miliardi di euro, incidendo per circa l’11% sul totale del fatturato industriale dell’agroalimentare, con una spesa delle famiglie annua riservata al comparto di circa 21 miliardi di euro.
Davanti a questo scenario complesso è quindi necessario intervenire. E non solo in riferimento al comparto lattiero caseario. “Oggi dobbiamo far capire ai consumatori che cos’è il tema zootecnico – dichiara Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura -. La battaglia non si vince solo dicendo ‘No’ al cibo sintetico, ma facendo una riflessione sui modelli nutrizionali. Rispetto a un mondo che sta cambiando il proprio modo di alimentarsi, occorre capire quale modello agricolo realizzare. Come Confagricoltura, pur guardando a un futuro diverso, partiamo dall’attualità e dal tema della competitività delle imprese. Per poter costruire economie di scala dobbiamo capire quale modello e quale filiera dobbiamo costruire per andare incontro al consumatore. Finalmente si inizia a discutere in Europa di scienza e tecnica applicata, ma sui temi della sostenibilità ambientale dobbiamo necessariamente riflettere sul modello che ci viene richiesto. Ci sono realtà zootecniche che sono fortemente avanzate, hanno investito e diversificato anche i ricavi, contribuendo sul fronte ecosistemico. È in questa direzione che dobbiamo andare”.
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