La buona notizia è che gli indicatori si muovono tutti in territorio positivo. L’Annual Report 2022 di AssoBirra certifica che lo scorso anno si è archiviato per il comparto brassicolo con consumi in aumento del 6% e una produzione nazionale in crescita del 3,3%, nonostante un export sostanzialmente flat, rispetto però all’annata record del 2021 quando si toccò quota 3,8 milioni di ettolitri.



La cattiva notizia è che le importazioni corrono molto di più: la birra proveniente da oltreconfine fa segnare infatti un balzo del 10%, grazie ai 7,8 milioni di hl consumati nel 2022 contro i 7,1 milioni del 2021, marciando quindi a ritmi decisamente più sostenuti rispetto a quelli delle produzioni Made in Italy.

E alla luce di questo scenario, Assobirra avanza precise richieste di intervento alle istituzioni. “L’attuale Governo – afferma Alfredo Pratolongo, Presidente di AssoBirra – ha iniziato la sua attività con sfide importanti per il nostro settore: dalla proposta di etichettatura degli alcolici del Governo irlandese al rischio di innalzamento delle accise sulla birra. Su questi temi, abbiamo avuto modo di apprezzare sempre l’atteggiamento costruttivo e pragmatico dell’Esecutivo e della maggioranza. Come già anticipato negli scorsi mesi, confermiamo, tuttavia, la preoccupazione per la produzione di birra in Italia, spesso in crescente svantaggio rispetto a quella estera, che gode in alcuni casi di un fattore competitivo importante: accise anche quattro volte inferiori, come in Germania, rispetto a quelle pagate in Italia. La birra, infatti, è l’unica bevanda da pasto che ne è gravata, un’anomalia che ha un impatto su tutti: produttori, distributori e consumatori. L’intervento dovrebbe quindi essere prioritario, tanto più in un contesto di mercato in cui la filiera si trova già a fare i conti con il peso dei rincari di materie prime e costi energetici. Inoltre, se non verranno stabilizzate le riduzioni per i piccoli birrifici sotto i 60.000 ettolitri, molte aziende entreranno in difficoltà. A nostro avviso, è dunque quanto mai urgente continuare a promuovere il comparto brassicolo italiano utilizzando la leva fiscale come impulso agli investimenti, per stimolare e consentire alle aziende di innescare crescita e generare valore per il Paese”.



Assobirra traccia insomma le linee di azione per dare ossigeno a un comparto che in Italia, va ricordato, occupa quasi 120 mila operatori in circa 850 aziende, crea un valore condiviso di 9,4 miliardi di euro (equivalente allo 0,53% del Pil) e – unica fra le bevande da pasto – versa all’Erario oltre 700 milioni in accise annue che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria.

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