Dopo l’aumento dei contagi Covid in Italia delle scorse settimane, trainato quest’estate dalle nuove varianti, si registra un calo nell’ultimo bollettino fornito dal ministero della Salute. In particolare, sono scesi a 13.690 i casi registrati dal 15 al 21 agosto: si tratta di un calo del 16% rispetto alla settimana scorsa, quando i contagi Covid registrati erano stati 16.299. Per quanto riguarda il dato sui morti, resta stabile: sono stati 99 contro i 100 della settimana precedente.



D’altra parte, a diminuire sono anche i tamponi effettuati nel nostro Paese, un particolare che fa scendere anche il tasso di positività. Per quanto riguarda i test effettuati, sono stati 72.266 contro gli 85.069 della settimana precedente. Quindi, il tasso di positività che era al 19,2% la settimana scorsa è passato al 18,9%.



Nel frattempo, proseguono gli studi per scoprire di più su questo virus di cui ancora non sappiamo molto. Ad esempio, gli scienziati hanno scoperto una mutazione nel SARS-CoV-2 che svolge una funzione determinante nella sua capacità di entrare nel sistema nervoso centrale, quindi il cervello. A scoprirlo sono stati gli scienziati Northwestern University e dell’Università dell’Illinois-Chicago, secondo cui questo studio potrebbe aiutare comprendere i sintomi neurologici e il mistero del Long Covid, e potrebbe in futuro portare a nuove cure per proteggere il sistema nervoso ed eliminare il virus dal cervello.



CONTAGI COVID, STUDIO SU INFEZIONE CERVELLO: LE RICADUTE

I risultati di questo studio, per il quale sono stati infettati alcuni tipi, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Microbiology: se nei polmoni la proteina spike è simile al virus usato per contagiare i roditori, nel cervello invece è stata riscontrata una mutazione in una regione specifica e importante della proteina. Quindi, il virus che ha questa delezione è molto più bravo nell’infettare il cervello dei topi, per cui per passare dai polmoni al cervello deve cambiare.

Secondo il professor Judd Hultquist della Northwestern University Feinberg School of Medicine, che è autore di questo studio, questa scoperta potrebbe avere ricadute importanti nel trattamento e nella gestione dei sintomi neurologici accusati da alcuni malati Covid. Quel che va chiarito con ulteriori studi è cosa c’è dietro il Long Covid, nello specifico cosa lo causi. Al momento le ipotesi sono due: potrebbe essere causato dall’infezione diretta delle cellule del cervello o potrebbe esserci una correlazione con qualche risposta immunitaria avversa. Se fosse giusta la prima ipotesi, allora potrebbero essere individuate cure specifiche.

Secondo il professor Justin Richter, autore co-corrispondente, la generazione di nuove varianti nel cervello potrebbe produrre nuove varianti preoccupanti nella popolazione: «È possibile che il virus utilizzi questi diversi siti tissutali per evolversi in nuove varianti diverse, che possono poi tornare nel tratto respiratorio e diffondersi nella popolazione. Potenzialmente questa potrebbe essere una fonte di nuove varianti preoccupanti che emergono nella popolazione».