Il capo del servizio Struttura economica del dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia in audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato ha dichiarato che “le disposizioni in materia di pagamenti in contante e l’introduzione di istituti che riducono l’onere tributario per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del paese che anima il Pnrr e con l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale”. La polemica sui limiti al contante si arricchisce così di un nuovo capitolo in una discussione in cui sembra sfuggire tuttavia un elemento decisivo.
Porre la questione sul piano dell’evasione è fuorviante, perché l’evasione vera non è quella dei negozianti o degli artigiani in un mondo in cui basta trasferire la sede in Olanda, per fare un esempio, per non pagare tasse legalmente per centinaia di milioni o miliardi di euro. L’evasione di artigiani e professionisti si può risolvere in larga parte con incentivi e detrazioni in cui è il cliente a pretendere che non si faccia il nero. Oltre tutto nessun Paese europeo ha limiti al contante tanto pervasivi.
Per comprendere la questione cruciale del contante riproponiamo uno scoop di Reuters di un paio di settimane fa. Secondo l’agenzia il governo tedesco starebbe accelerando i preparativi di un piano di consegna d’emergenza di banconote in caso di blackout, in modo che l’economia continui a funzionare. Il piano coinvolge la Banca centrale tedesca, la Bafin e altre istituzioni finanziarie in un Paese in cui circa il 60% delle transazioni viene fatto in contanti.
Mentre il governo italiano limita il contante disincentivando il suo possesso, la Germania prepara un piano straordinario di immissione di banconote in una fase in cui il rischio blackout in Europa è da settimane oggetto di commenti e articoli sulle principali testate finanziarie continentali. Tralasciamo il rischio attacco “hacker” su cui si specula da mesi dopo l’inizio delle ostilità in Ucraina.
Il contante certamente sfugge ai controlli, potenzialmente al fisco ed è parallelo al circuito bancario, ma ha almeno tre meriti: funziona anche senza energia elettrica, limita il potere di controllo del governo sui cittadini e, infine, il suo utilizzo non richiede alcun intermediario e protegge, per esempio, da un suo fallimento.
Oggi si pone una grande questione finanziaria: le banche centrali, che hanno già i bilanci fuori scala, con quali strumenti interverranno nella prossima crisi? La risposta pare sia quella delle valute digitali, che consentono una trasmissione delle politiche monetarie efficientissima e capillare.
Questo mondo utopico e futuristico in cui finalmente ci libereremo del residuato preistorico del contante ha però tratti distopici ed è oltretutto fragilissimo. È fragile perché da sei mesi sono entrati nel nostro orizzonte possibili eventualità che non si possono escludere, come appunto quella di un blackout generalizzato in conseguenza o della crisi energetica o di un attacco hacker. In questo caso meno sono i contanti più è fragile il sistema. È distopico perché togliere alle famiglie e alle persone ogni alternativa “al portatore” e non digitale espone al rischio che il governo “sbagliato” possa semplicemente spegnere qualsiasi opposizione per via monetaria, espellendo dal sistema i disobbedienti e impedendo loro di partecipare al mercato e all’economia.
Se lo scoop di Reuters è accurato, e non abbiamo nessun motivo per dubitarne data l’autorevolezza della fonte, ridurre il contante ha la controindicazione di rendere il sistema più fragile; altrimenti il governo tedesco non avrebbe deciso piani straordinari di immissione di banconote. Il rischio distopico è meno attuale ma comprensibile da tutti: maggiori i controlli, minori i rischi di illecito, ma anche più alto il rischio che strumenti nati con buone intenzioni finiscano nelle mani sbagliate o servano scopi diversi da quelli originali. Si possono accumulare arsenali per le guerre buone, ma tutti comprendono i rischi e le tentazioni che subisce chi li possiede.
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