IL POST DELL’EX PREMIER

Con un lungo post sui social Giuseppe Conte smentisce per la seconda volta nel giro di qualche ora i contenuti dell’articolo pubblicato oggi da “Domani” (qui sotto tutti i dettagli, ndr), con attacco diretto anche al patron del quotidiano diretto da Stefano Feltri: «Da presidente del Consiglio non mi sono mai concesso il piacere di incontrarlo privatamente, pur sollecitato varie volte a farlo. Ma mi sono dovuto dedicare a tempo pieno ai bisogni del popolo, della gente comune, di quei cittadini, per intenderci, che non hanno santi protettori sulla terra e che, ancor più con la sopravvenuta pandemia, si sono ritrovati a vivere in condizioni di forte sofferenza. Di questa rinuncia, peraltro, l’ingegner De Benedetti mi sta ripagando amabilmente, ragionando di me, in tutte le occasioni pubbliche che gli sono offerte, con pertinace livore».



In merito ai contenuti specifici dell’inchiesta giornalistica, Conte definisce molti dei passaggi interni dell’articolo «palesemente diffamatori». Secondo il leader in pectore del M5s, «Un avvocato civilista, che è la professione che ho svolto prima di diventare Presidente del Consiglio, non fa affari, tantomeno segreti. Un avvocato civilista svolge attività professionale: difende i clienti nei processi e fornisce consulenze e pareri legali, rispettando – è un preciso e rigoroso dovere imposto dal codice deontologico forense – la riservatezza dei propri assistiti». Gli affari li fanno gli imprenditori “come De Benedetti”, rintuzza ancora Conte tornando a rivolgersi al patron del “Domani”, non prima di attaccare anche il cronista Fittipaldi: «questa mia attività professionale non è stata “probabilmente lecita”, come finge di concedermi. È stata pienamente lecita. Corretta e trasparente. Già ieri, nel corso di una conversazione telefonica, le ho chiarito che non ho mai avuto rapporti personali né professionali con l’avv. Piero Amara, della cui esistenza ho appreso leggendo le cronache dei giornali».



I PRESUNTI AFFARI SEGRETI DI CONTE

Si chiama Piero Amara e nelle ultime settimane il suo nome ha cominciato a spuntare sempre più spesso nelle cronache nazionali dopo le deposizioni che farebbero tremare mezza Italia: controverso testimone nel processo Eni (da poco concluso a Milano, ndr), contro l’ex magistrato Luca Palamara prima, contro il Presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi poi e ora addirittura l’ex Premier Giuseppe Conte. La notizia viene data dal cronista d’inchiesta Emiliano Fittipaldi che oggi con due paginate sul quotidiano “Domani” riporta gran parte delle dichiarazioni fatte dall’avvocato Amara: racconta di avere raccomandato il leader in pectore M5s affinché in passato ottenesse una consulenza dalla società Acqua Marcia (all’epoca controllata da Francesco Bellavista Caltagirone, ndr) la quale si avviava verso un «concordato preventivo a causa di debiti per centinaia di milioni di euro con le banche».



Proprio quella presunta segnalazione fatta da Amara avrebbe fatto ottenere a Conte un contratto da circa 400mila euro, incassati solo 150mila: «Il nome di Conte, dice il Mr Wolf siciliano, gli sarebbe stato fatto direttamente da Michele Vietti: l’ex Udc, eletto vicepresidente dei Consiglio superiore della magistratura nel 2010, sarebbe stato un importante referente di Amara (così almeno racconta ancora l’avvocato) nel mondo della politica, degli affari e della magistratura», scrive ancora Fittipaldi.

LA REPLICA DI CONTE AD AMARA: “SONO SOLO CALUNNIE”

Nel verbale riportato da “Domani” si legge poi che Vietti stesso sarebbe stato a conoscenza della raccomandazione di Conte presso Fabrizio Centofanti, lobbista che lavorava per l’Acqua Marcia. Il gruppo era in crisi e dunque c’era bisogno di avvocati in grado di evitarne il fallimento in tribunale: a quel punto, stando sempre alla tesi di Amara, l’ex Premier vede tutte le carte e scopre che un ipotesi di salvataggio riguarda «la vendita di un importante hotel a Venezia, il Molino Stucky, valutato 350 milioni di euro». Dopo diversi passaggi e acquisizioni, nei mesi successivi dei fonti internazionali comprano l’hotel a 145 milioni di euro «25 con soldi suoi, 120 con prestiti delle stesse banche che avevano già finanziato Acqua Marcia», annota Fittipaldi.

Prende il controllo dell’hotel un pugliese di nome Leonardo Marseglia che pone in Cda dell’albergo veneziano proprio Giuseppe Conte. Il “Domani” si chiede dunque se non sia stato un profondo conflitto di interessi alla base dell’intera vicenda, trovando però netta replica e smentita dai diretti interessati: «Solo calunnie. Mai visto Amara in vita mia, non ho avuto rapporti professionali nemmeno con Vietti, è surreale» ha detto Giuseppe Conte al quotidiano fondato da Carlo De Benedetti. Smentisce anche Vietti stesso, «Escludo categoricamente di aver mai raccomandato nessuno per Acqua Marcia, non ricordo nemmeno se ho mai conosciuto Amara. Non so perché mi tira in ballo, non ricordo nemmeno di avere avuto rapporti con lui». Il “Domani” con un’inchiesta autonoma però scopre altri elementi in dissenso: in primis, Centofanti avrebbe confermato ai pm di Perugia che Amara gli ha chiesto di assumere Conte. In secondo luogo, « l’ex premier ha in effetti ottenuto consulenze dalla spa di Bellavista Caltagirone per centinaia di migliaia di euro. Affari (probabilmente del tutto leciti) di cui però finora nessuno sapeva nulla», conclude Fittipaldi.