”IL REPORT DI DRAGHI SULLA COMPETITIVITÀ PORTERÀ L’EUROPA VERSO LA GUERRA”: L’ATTACCO DI CONTE AL SUO SUCCESSORE A P. CHIGI

Il “dente avvelenato” di Giuseppe Conte per come è finito il suo secondo Governo non è certo un tema “caldo”: eppure dopo la presentazione del report di Mario Draghi sulla Competitività Ue, l’attacco sferrato dal leader M5s contro il suo successore a Palazzo Chigi “prende forma” con ogni probabilità proprio da quell’avvicendamento nel 2021. Intervistato da “La Stampa” nel pieno della “guerra intestina” con il Garante del Movimento 5Stelle Beppe Grillo, l’ex Premier Conte contesta fortemente il Governo Meloni per il sostegno incondizionato all’Ucraina anche con apporto di armi e aiuti militari.



Ma nella genesi delle responsabilità politiche sulla guerra Ucraina-Russia Conte risale fino a Mario Draghi e al Governo “tecnico” che ha di fatto deposto quello giallorosso, imploso dopo l’uscita di Renzi: «le condizioni migliori per un negoziato di pace» avvennero nelle settimane dopo l’invasione russa di Putin, spiega Conte, ma è proprio in quei mesi in cui «non ci fu nessun tentativo di rendere l’Italia protagonista di un negoziato di pace». Dalle scelte nel governo al report Ue il passo è breve ed è sempre dalle colonne de “La Stampa” che il Presidente M5s mette nel mirino politicamente il suo successore: gli concede la condivisione sui piani di investimento per la competitività dell’Europa, finanziati anche con debito comune, ma rivendica come sia una “sua idea” con il Recovery Fund del 2020. Tradotto: elogia Draghi ma per rivendicare quelle idee come proprie.



Ed è a quel punto che scatta invece la critica forte sul piano presentato da Draghi a Bruxelles: in quel rapporto, sostiene Conte, manca lo sviluppo di politiche fiscali contro le big tech mondiali e, soprattutto, «vi è la certificazione di un’economia di guerra con il passaggio dal welfare al warfare». Secondo il leader pentastellato, la richiesta draghiana di rimuovere i limiti della BEI (Banca Investimenti Europei) alle spese militari – e parallelamente il via alle limitazioni della finanza Ue per le industrie belliche – rappresentano uno «stravolgimento del quadro di regole Ue» verso una transizione militare, altro che ecologica.



DALLA GUERRA IN UCRAINA FINO AL RUOLO DELL’EUROPA: COSA HA DETTO IL LEADER M5S

La ricetta di Giuseppe Conte sulla guerra in Ucraina (così come quella in Medio Oriente) è arrivare ad una tregua immediata per negoziare politicamente le “spartizioni” di territori: le armi non vanno più inviate e occorre invece costruire un «progetto di pace». Secondo il n.1 del M5s, in questo modo, l’Europa si auto-condanna ad una guerra ad oltranza che potrebbe presto portare tutti i Paesi della NATO a muovere guerra contro la Russia di Putin. Una guerra col potenziale “nucleare” quella fra Russia e NATO che vede ad oggi un’Europa ancora «non pervenuta».

Tra i vari temi rilanciati, Conte interviene anche sulla richiesta di condanna mossa dai pm di Palermo contro il leader della Lega Matteo Salvini per il processo Open Arms: in quanto Presidente del Consiglio all’epoca dei fatti – era l’agosto 2019 – Conte ha partecipato come testimone ascoltato in Aula e ora non si augura una condanna per il suo ex Ministro dell’Interno. «Non auguro a nessuno una condanna penale», afferma il leader pentastellato, aggiungendo però che lui quando ha dovuto partecipare ad un processo come imputato (come sul fronte Covid) «mi sono difeso senza attaccare la magistratura».