«Il post di Beppe Grillo non è una delusione solo per me. Questa svolta autarchica credo sia una mortificazione per un’intera comunità, che io ho conosciuto bene e ho apprezzato, di ragazze e ragazzi, persone adulte, che hanno creduto in certi ideali. È una grande mortificazione per tutti loro»: così Giuseppe Conte, in tenuta da tennista all’uscita di casa a Roma, è stato intercettato dai cronisti del Corriere della Sera il giorno dopo la frattura definitiva e fragorosa in seno al M5s. Viene chiesto all’ex Premier ora cosa farà, con tanti che ipotizzano comunque un nuovo partito sulla scia dei punti definiti solo due giorni fa in conferenza stampa dalla Camera di Commercio: «Andiamo avanti? Mai indietro!». Conte punta con ogni probabilità a “svuotare” il M5s, a cominciare dai big che dopo il durissimo post di ieri del fondatore 5Stelle stanno lentamente prendendo distanze: uno su tutti, Vito Crimi, l’attuale capo politico pro-tempore del Movimento.



Su Facebook scrive in sostanza di non poter attuare quanto chiesto da Grillo e prefigura un possibile addio a breve dal partito: «Grillo ha indetto la votazione del comitato direttivo impedendo una discussione e una valutazione della proposta di riorganizzazione e di rilancio del MoVimento 5 Stelle alla quale Giuseppe Conte ha lavorato negli ultimi mesi, su richiesta dello stesso Beppe. Pur rientrando fra le sue facoltà indire la votazione, non concordo con la sua decisione. Il voto, tuttavia, non potrà avvenire sulla piattaforma Rousseau, poiché questa è inibita al trattamento dei dati degli iscritti al MoVimento. Inoltre, consentire ciò violerebbe quanto disposto dal Garante della Privacy». Ancora Crimi, chiosa «gli avvenimenti di questi giorni mi inducono ad una profonda riflessione sul mio ruolo nel Comitato di Garanzia e sulla mia permanenza nel Movimento. Manterrò le mie funzioni per il tempo utile a consentire gli adempimenti necessari allo svolgimento delle prossime consultazioni».



TUTTI CONTRO GRILLO

È scontro totale, con messaggio contrari a Beppe Grillo arrivati anche da Roberta Lombardi, Stefano Patuanelli e Stefano Buffagni; ancora in silenzio invece Di Maio, Fico e Di Battista. Chi però si scaglia con tuta la forza mediatica e politica possibile contro l’Elevato è Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano e ormai sempre più vicino a Giuseppe Conte e contro l’ex ‘amato’ leader 5Stelle. In un durissimo editoriale pubblicato oggi il giornalista spiega la scelta presa da Grillo: «non riflette più. Barricato nel suo bunker, in piena sindrome di Ceausescu. Resta da capire se sia lucido o bollito». In un altro passaggio addirittura Travaglio avanza la possibilità di “limitare” le uscite di Grillo, «va messo in condizione di non nuocere. Come? Lasciandolo solo». Come già aveva detto Conte in conferenza stampa due giorni fa, il direttore del “Fatto” ripete «i padri padroni sono tali finche i figli diventano adulti, escono di casa e camminano con le proprie gambe. Fra gli iscritti – conclude Travaglio – ci sono decine di migliaia di figli di Grillo ormai maggiorenni che sanno cosa devono fare».

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