Il Ministro Boccia alle Regioni ha promesso un Covid Hotel in ogni provincia «per svuotare gli ospedali dando posto a contagiati non sintomatici e con condizioni sociali non idonee a fare quarantena a casa»: la riunione con le Regioni ha preparato il “campo” alla nuova cabina di regia che si terrà domani pomeriggio alle ore 15, con le probabili decisioni sulle zone arancioni nuove e soprattutto su Campania in zona rossa (con possibilità che le restrizioni si abbiano solo sulle province più in sofferenza, ovvero Napoli e Caserta). Confermati i tre livelli di intervento per il lockdown “leggero” (ordinanze Governo, Regioni e Comuni) mentre si attenderà il monitoraggio Iss di domani per formulare le esatte suddivisioni in aree di rischio come da 2 settimane a questa parte. Nella conferenza stampa settimanale di aggiornamento sull’emergenza Covid, il commissario Arcuri ha sottolineato il lieve raffreddamento della curva che fa ben sperare per le prossime settimane: non solo, ha annunciato l’arrivo di 1,7 milioni di vaccini per i primi cittadini italiani già a fine gennaio («per personale degli ospedali, anziani e fragili ma il Ministero della Salute sta ancora redigendo le direttive per identificare tutti le categorie che avranno priorità nella vaccinazione»). In un passaggio della conferenza stampa, Arcuri “replica” a diverse critiche e polemiche sollevate da opposizioni, cittadini e Regioni nel merito della gestione di questa seconda ondata di Covid-19: «La seconda ondata non ci ha colto impreparati, come si può evincere da questi numeri: chi dai comodi divani e dai salotti tv afferma che siamo impreparati e in ritardo, non ha mente libera, non ha pazienza ed è in malafede, oppure non conosce la matematica».
LOCKDOWN LEGGERO SU 3 LIVELLI
Mentre a minuti comincerà la video riunione tra Regioni, Comuni e Province con il Ministro Boccia e il commissario Arcuri, le anticipazioni sulle prossime “mosse” del Governo vengono riportate dal Corriere della Sera: si tratta, come ormai appare dato per “scontato”, di un lockdown “leggero” che non imponga un nuovo Dpcm da Palazzo Chigi ma che impegni il Paese a tre livelli differenti di interventi. In primis, le ordinanze del Governo che domani stabiliranno i nuovi “colori” delle Regioni con il contagio più in aumento: si prevede che Emilia Romagna, Veneto e Friuli possano entrare in “zona arancione” mentre la Campania potrebbe avere – tutta o in parte – zona rossa. In secondo luogo, il lockdown “leggero” vede l’impegno delle ordinanze regionali (e qui 3 Regioni su 4 si sono già mosse, con il via libera già dato dal Ministro Speranza); da ultimo, il terzo livello di intervento verrà normato oggi nella riunione con il Governo e vede le ordinanze dei sindaci in primo piano. Per evitare blocchi totali della cittadinanza, si studiano misure anti assembramenti nelle piazze, nelle vie dello shopping e nei centri storici dei Comuni considerati più “a rischio”. «Il presente è fondamentale per impostare il futuro – spiega il Presidente Conte in videocollegamento al ‘Paris Peace Forum’ – Dimostriamo che ora possiamo restare uniti per perseguire il nostro obiettivo comune di trasformare i nostri destini individuali in uno migliore e collettivo. Formiamo insieme una società più resiliente, sostenibile e inclusiva».
BOCCIA CONVOCA LE REGIONI
«Nel weekend non ci sarà alcun nuovo Dpcm del Premier Conte», così spiega il Ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia a margine dell’ultima riunione dei capi delegazione di Governo a Palazzo Chigi. Si instrada dunque sempre di più quella linea di “lockdown leggero” voluto da Conte che non imponga un’unica zona rossa nazionale: sono state firmate le tre ordinanze di Veneto, Emilia Romagna e Friuli che vanno proprio verso questo indirizzo, di concerto con il Ministero della Salute. Alle ore 16 lo stesso Boccia ha convocato Regioni, Provincie e Comuni – assieme al commissario Arcuri e al capo della Protezione Civile Angelo Borrelli – per ragionare su possibili nuove chiusure e restrizioni, sul rafforzamento sanitario locale e sulla possibilità di Covid Hotel nei territori più bisognosi (anticipazioni dalle fonti di Governo alle agenzie, ndr). L’intento è quello di evitare nuovi lockdown generalizzati, così sindaci e Governatori vengono “invitati” ad adottare nuove misure per limitare assembramenti in shopping, piazze e nei centri commerciali nel weekend. «Sulla Campania le decisioni verranno prese domani», spiega Boccia confermando l’attesa dei nuovi dati Iss prima di optare per possibili nuove zone rosse o arancioni. In CdM e nella cabina di regia domani pomeriggio si dovrebbe decidere il “destino” non solo della Campania, ma anche per Liguria, Veneto, Toscana, Umbria ed Emilia Romagna.
CONTE “NO LOCKDOWN GENERALE”
A minuti dovrebbe cominciare il nuovo vertice di maggioranza tra capidelegazione, Conte e i Ministri Boccia e Gualtieri: il tavolo questa mattina è economico, per capire come impostare le possibili ulteriori misure di “ristoro” per i territori dove nei prossimi giorni potrebbero aumentare le restrizioni e le zone rosse. Da oggi – come già anticipavamo ieri – Veneto, Emilia Romagna e Friuli firmeranno tre ordinanze singole per avvicinare il più possibile il regime di chiusura sui livelli delle “zone arancioni”, in attesa della nuova cabina di regia domani che istituirà con ogni probabilità dei nuovi “cambi colore”, a cominciare dalla Campania. Come ribadito ieri da Conte e Di Maio, la possibilità di una zona rossa per le province di Napoli e Caserta è al momento una possibilità assai concreta: sulla scia della linea contiana «no lockdown generali», il Ministero della Salute si appresta a firmare ordinanze per nuovi territori in area arancione e rosso. In attesa di capire quali – in base ai nuovi dati in arrivo domani nel monitoraggio Iss – il Ministro degli Esteri Di Maio commenta così la situazione della sua regione, con preciso attacco al Governatore De Luca: «Le immagini del paziente ritrovato morto nel bagno dell’ospedale Cardarelli di Napoli sono scioccanti. Siamo di fronte a fatti drammatici e inaccettabili, episodi che ci spingono ad agire come Governo centrale, perché non c’è più tempo. A Napoli e in molte aree della Campania la situazione è infatti fuori controllo». Intervistato da Sky Tg24, il consulente del Ministro Speranza – Walter Ricciardi – ha spiegato che il lockdown nazionale comunque non è ancora da escludersi: «non è scongiurato perché dobbiamo valutare gli effetti” delle misure adottate contro la corsa di Covid-19. Quello che sta succedendo è che in molte regioni la situazione sta peggiorando, in altre è stabile. E noi dobbiamo, nelle regioni che stanno peggiorando, arrestare questo peggioramento e nelle regioni che sono stabili invertire la curva e farla diminuire».
LE TRE ORDINANZE DI VENETO, FRIULI ED EMILIA ROMAGNA
Venerdì il Consiglio dei Ministri convocato dal Governo potrebbe dare il via libera a nuove zone rosse nel Paese, sentito il parere della cabina di regia anti-Covid (che riceverà sempre in quella giornata il nuovo monitoraggio Iss sull’andamento epidemiologico settimanale). Nel frattempo oggi, al termine della lunga riunione con i capi delegazione di maggioranza, Conte avrebbe richiesto un intervento deciso fin da subito per la situazione di Napoli e Caserta, le zone più colpite della Campania (che ricordiamo è ancora identificata in zona gialla). Mentre Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia da domani lanceranno nuove ordinanze regionali con misure restrittive e chiusure sulla “scia” della zona arancione di rischio – seguendo così la linea di “lockdown leggero” impostata dal Governo – è la Campania a rappresentare al momento una spina nel fianco nella gestione pandemica del Paese. «Siamo lo Stato e se ci sono segnalazioni diffuse di criticità sulle strutture sanitarie della città di Napoli serve dare un segnale…», fa sapere l’Adnkronos riportando il pensiero del Presidente del Consiglio durante il vertice di Governo. Conte avrebbe richiesto alla Protezione Civile la costituzione immediata di Covid Hospital a Napoli e Caserta per alleggerire la pressione importante delle strutture ospedaliere. Nel frattempo, il Premier stesso domani mattina riaggiorna la riunione con i capi delegazione questa volta sul fronte economico e non solo sanitario (come avvenuto invece oggi): il tavolo con il ministro Gualtieri scatterà alle ore 10, con l’ordine del giorno legato a Manovra e Decreti Ristori. L’impressione – anche se mancano ancora conferme certe – è che realmente il Governo si prepari entro il 15-16 novembre a nuove restrizioni nazionali per piegare la curva epidemica che ancora oggi è salita nell’ultimo bollettino Iss-Ministero Salute.
ITALIA VERSO LOCKDOWN LEGGERO
La riunione con i capi delegazione di questa mattina ha portato due immediate conseguenze per il Governo Conte: in primis, è stato affidato ad Domenico Arcuri, già commissario straordinario all’emergenza Covid, il compito di lanciare il piano e di distribuire operativamente i vaccini nei prossimi mesi. «Arcuri dovrà dunque occuparsi della distribuzione, dalla gestione delle scorte alla conservazione e spedizione, perché sia efficiente – spiegano fonti di governo all’Ansa uscendo dalla riunione di Palazzo Chigi – e avvenga in piena sicurezza». In secondo luogo, è stato fissato il giorno del nuovo Consiglio dei Ministri: avverrà venerdì alle ore 12.30, salvo rinvii dell’ultimo momento. Potrebbe essere quello il momento per dirimere le ultime scelte da prendere in vista del weekend, con l’ipotesi di “lockdown leggero” che inizia a diventare ben più di un “retroscena” avanzato oggi dal Corriere della Sera. Entro domenica 15 novembre il governo prevede che i tre quarti delle regioni possano trovarsi in fascia arancione o rossa. Le ultime dovrebbero infatti essere Veneto, Emilia Romagna, Friuli e forse Campania che nei prossimi giorni potrebbero operare singole ordinanze regionali con nuove chiusure di piazze, vie dello shopping, negozi, bar e ristoranti. In questo modo – spiega il CorSera – non ci sarà bisogno di un nuovo Dpcm ma di fatto avverrebbe quel blocco agli spostamenti tra Regioni e nelle Regioni, quanto Speranza-Boccia richiedevano ormai da giorni. Dunque le zone rosse e arancioni già hanno le loro strette, mentre quelle gialle potrebbero ricevere il “pressing” del Governo sui Presidenti di Regione per attuare misure ancora più stringenti. Capitolo da dirimere è la scuola con parte del Governo che la vorrebbe chiudere definitivamente mentre ancora oggi la Ministra Azzolina ha replicato «sono categoricamente contraria».
CONTE RIUNISCE I CAPI DELEGAZIONE
Dopo mezzogiorno il Governo si è riunito a Palazzo Chigi con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia, il sottosegretario Riccardo Fraccaro e i capi delegazione della maggioranza (Speranza, Bellanova, Bonafede, Franceschini). Sul tavolo tutti gli ultimi nodi e dossier aperti negli ultimi giorni, dalla Manovra di Bilancio in ritardo nel suo arrivare in Parlamento ai Decreti Ristori, ma sopratutto sull’emergenza Covid-19 e le possibili prossime mosse da prendere entro fine settimana. Come sottolineato già ieri dall’Istituto Superiore di Sanità nella conferenza stampa settimanale, andranno prese eventuali strette-restrizioni già a partire dal prossimo 15 novembre, data identificata come “limite” per capire se l’ultimo Dpcm e la divisione in tre zone del Paese avranno avuto i primi frutti concreti. Come ha raccontato oggi sul Sussidiario.net Antonio Fanna, il rischio di un lockdown totale nazionale è concreto molto più degli annunci tesi a smentirlo ancora oggi dello stesso Premier: «al lavoro per evitare il lockdown totale. La curva dei contagi sta salendo ma mi aspetto che nei prossimi giorni, anche per effetto delle nostre misure, cominci a flettere – dice Conte in una intervista a “La Stampa” -. Il lockdown generalizzato avrebbe costi troppo elevati».
CONTE “TENTATO” DAL LOCKDOWN SENZA DPCM?
Sebbene ieri, al retroscena uscito sul Corriere di un vicino lockdown dopo il 15 novembre con tutta l’Italia in “zona rossa”, fonti del Pd hanno subito smentito quell’ipotesi, la realtà è che già dalla riunione con i capidelegazione oggi si tratterà eccome anche quel “nodo” irrisolto. Ancora il Corriere della Sera oggi con il tandem Sarzanini-Guerzoni insiste sulla possibilità di una chiusura totale del Paese con l’arma però “indiretta” delle strette operate da Regioni e Comuni: «Non possiamo smontare il criterio scientifico che abbiamo costruito con l’ultimo Dpcm», ripete Conte ai suoi fedelissimi (secondo il retroscena del CorSera), e allora si tenta la strada che eviti un nuovo decreto Covid ma che allo stesso tempo “pressi” Governatori e sindaci per adottare chiusure il più possibili coatte sul suolo cittadino per evitare una nuova zona rossa nazionale. Una sorta di lockdown leggero, che consentirebbe, sempre secondo il retroscena sulla stampa, «alle imprese, alle fabbriche e alle professioni di andare avanti, ma chiuderebbe bar e ristoranti su quasi tutto il territorio nazionale, limitando il più possibile gli esercizi commerciali». Da oggi le Regioni arancioni sono già diventate 7, 5 quelle rosse ma per il 15 novembre potrebbe aumentare sensibilmente arrivando ad una Italia praticamente tutta arancione-rossa per limitare il più possibile spostamenti e “occasioni di assembramento”. Speranza, Boccia e Franceschini spingono da tempo ormai per una misura praticamente simile al lockdown in primavera per permettere un Natale di nuovo “aperto”, ma oggi Conte ha spiegato sulla Stampa la sua perplessità «Dobbiamo stringere i denti perché i servizi sanitari sono diffusamente sotto stress. Sullo stato del sistema sanitario nazionale, abbiamo raddoppiato i letti di terapia intensiva, immesso nei servizi sanitari oltre 36mila tra medici e infermieri, decuplicato la capacità di effettuare tamponi. Dobbiamo fare di più, ma siamo uno Stato di diritto, non invadiamo arbitrariamente la sfera personale dei cittadini».