Dopo la lunghissima giornata di discussioni alla Camera, alle ore 20.50 arriva l’esito finale dettato dal Presidente Fico: la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stata votata da 321 Sì, 259 No e 27 astenuti. La Camera così approva con maggioranza assoluta la fiducia al Governo Conte, con alcune novità importanti: Renata Polverini, Forza Italia, vota contro l’indicazione del proprio partito e diventa così la candidata “principe” per realizzare il gruppo dei “responsabili” alla Camera in rotta con il Centrodestra.
Diversi ex M5s invece, come Sara Cunial, dal Misto non danno fiducia al Premier Conte: questo però non è bastato per mettere in crisi l’esecutivo che, pure con le astensioni di Italia Viva, supera di 7 voti la maggioranza assoluta richiesta (315) e lancia la sfida sulla giornata di domani al Senato con un sospiro di sollievo. Domani sarà però tutta un’altra partita, con i numeri che non decollano e con il rischio che Conte possa rimanere “incolume” solo per le astensioni dei renziani e per una maggioranza relativa che metterà in forte rischio tutti i prossimi voti dei prossimi mesi se non risponderanno all’appello abbastanza «costruttori» per allargare la maggioranza.
LE DICHIARAZIONI DI VOTO
Sono in corso le votazioni per la fiducia al Governo Conte dopo una infinita giornata di discorsi, dichiarazioni e appelli: dopo le due chiamate, l’esito finale sarà reso noto sempre in diretta video streaming dal canale YouTube di Montecitorio dal Presidente della Camera Roberto Fico. Il Governo punta a quota 319, mentre per la maggioranza assoluta ‘basta’ la soglia di 315 voti a favore: qui di seguito, gli interventi più significativi dei deputati in risposta alle Comunicazioni del Premier Giuseppe Conte. I discorsi di Giorgia Meloni (FdI), Claudio Borghi (Lega), Mariastella Gelmini (Forza Italia), Ivan Scalfarotto (Italia Viva).
LA REPLICA DI CONTE ALLA CAMERA
Nella replica alle comunicazioni alla Camera, il Premier Conte prova a “puntualizzare” i tanti nodi rimasti dal lungo discorso di mezzogiorno: loda Biden (senza citare Trump), rilancia l’invito per migliorare il Recovery Plan e parla di «ora grave» per il Paese. «Il mio è un appello molto chiaro e nitido: c’è un progetto politico ben preciso e articolato che mira a rendere il Paese più moderno e a completare tante riforme e interventi già messi in cantiere», ma questo appello ai “costruttori volenterosi” non è riservato solo a intere forze politiche, «ma anche a singoli parlamentari che in piena coscienza possono mettere a disposizione le loro idee per sostenere il Governo».
Ancora Conte nella replica prima delle dichiarazioni di voto, «Dalle scelte che ciascuno in questa ora grave deciderà di compiere dipende il futuro del paese. Siamo chiamati a costruirlo insieme, è un appello trasparente, alla luce del sole, chiaro che propongo nella sede più istituzionale e rappresentativa del Parlamento». Viene infine posta la questione di fiducia sull’approvazione della risoluzione di maggioranza a firma Pd, M5s, LeU mentre Italia Viva conferma l’astensione questa sera (e a questo punto anche domani al Senato). «Non dividiamoci fra pessimisti e ottimisti, siamo dentro una partita politica che di ora in ora cambia», ha spiegato il segretario Pd Nicola Zingaretti all’assembla dei senatori dem, preoccupato per la maggioranza in parlamento che sembra sempre meno “blindato” dopo il discorso di Conte, «di nuovo la situazione è molto difficile, complessa sia per quanto riguarda gli aspetti politici che gli equilibri parlamentari e di questo ne dobbiamo avere coscienza. Avendo fatto di tutto per dare udienza ascolto e legittimazione a tutti i nostri alleati, il quadro che io ne traggo – ha concluso Zingaretti – è che la situazione si è fatta d’improvviso molto complessa». Si parla infatti di 319 alla Camera (la maggioranza è 315), 155-156 voti a Palazzo Madama, 6 in meno della maggioranza assoluta necessaria: «Vediamo che succede non solo domani ma anche mercoledì, la strada è lunga», spiega all’Adnkonos uno dei principali collaboratori di Conte impegnato nelle trattative per convincere i “volenterosi”.
ITALIA VIVA SI ASTIENE
Mentre i lavori della Camera sono in pausa (per la santificazione) e riprendono alle 17.15 con le repliche del Presidente del Consiglio, cresce l’attesa per il voto di fiducia di questa sera. Italia Viva ha annunciato – dopo la riunione dei propri deputati – l’astensione mentre dall’Udc arriva il no secco alla fiducia per Conte: «Diciamo che se il Pd chiede da tempo una svolta e un rilancio dell’azione di governo, come ha sottolineato anche Zingaretti nella nostra direzione, qualcuno deve essersi scordato di ricordarlo a Conte prima del suo intervento di oggi alla Camera», sono le parole “fuori dal coro” del senatore Pd Tommaso Nannicini, che fanno il paio alla senatrice di Renzi Gelsomina Vono «Mi astengo come il gruppo, poi tutto è in divenire, aspettiamo. Se il discorso di Conte è una replica come quella di oggi…vedremo vedremo. La fiducia io non la voto in ogni caso. Domani o ci asteniamo o non votiamo o votiamo contro. Non posso e non voglio votare si, di questo sono convinta. Possibilità che votiate contro? Può darsi, dipende da quello che dirà Conte».
Intervistato da Quarta Repubblica, l’ex sindaco dem Massimo Cacciari si dice invece convinto che Conte alla fine i numeri possa averli «non ha bisogno di chiedere i voti a nessuno. I voti li ha già e ce li aveva comunque. Non c‘è bisogno di alcuna compravendita. Tutto questo Parlamento ha interesse a non andare a casa, per motivi di poltrona, per motivi umani, “troppo umani”, diceva quel tale». Per Andrea Orlando, vicesegretario del Pd, al Tg1 «non si governa con due voti di margine, bisogna lavorare perché questa alleanza politica si basi su numeri solidi, ma questo è un lavoro che comincia una volta respinto il tentativo di far cadere il Governo». Si va verso una maggioranza “semplice” per il Governo Conte in Parlamento, ma se così sarà non è detto che possa bastare per il Quirinale per accettare un nuovo Governo con numeri così “fragili”.
LE PRIME REAZIONI
«Le abbiamo chiesto un governo migliore, lei si è messo subito a lavorare per un governo peggiore, per un’altra maggioranza. Ma è un governo peggiore con un’altra maggioranza perché sarà più povero aritmeticamente e politicamente, mancherà il motorino riformista che siamo stati noi», è durissimo Ivan Scalfarotto, deputato Italia Viva e dimissionario dal Governo giallorosso, nel rivolgersi contro il Presidente del Consiglio Conte in risposta al lungo discorso sulla crisi di Governo. «Se c’è da creare un governo migliore noi non abbiamo pregiudiziali sui nomi, figurarsi se mettiamo il veto su di lei. Ma chiediamo di muoversi, darci risposte -ha concluso l’ex sottosegretario di Iv- . Se questo c’è, se c’è una visione noi ci siamo. Se il progetto è lasciare le proprie idee per mantenere il proprio incarico noi non ci saremo, se c’è un governo vero Italia viva non mancherà».
Da Zingaretti, Speranza e Di Maio (Pd-LeU-M5s) arriva pieno sostegno al Premier Conte, con l’attesa dunque che sale già per il voto di questa sera dove si inizierà a vedere chi si sarà “iscritto” alla componente dei responsabili per dare l’appoggio al Conte-ter. «Ci troviamo a smentire, per l’ennesima volta, ricostruzioni fantasiose riportate da alcuni organi di stampa oggi. L’Udc votera’ compattamente NO alla fiducia del Governo Conte bis», questa è la nota dell’UDC di Cesa, anche se la deputata Paola Binetti rilancia «Mattarella ha detto che anche con un solo voto in più Conte è legittimato. Con un solo voto in più ce la fa. Ma è anche vero che Mattarella ha detto che c’è bisogno di una forza politica coerente ed è quella che Conte appunto deve costruire. Noi in Governo? Potrebbe essere anche il soggetto composto che occupa l’area del centro…». Per il leader della Lega Matteo Salvini «Conte ha detto che deve rimanere al governo per fare le cose che chiedono gli Italiani, a partire da una legge elettorale proporzionale. La legge elettorale… Vabbè, è ufficiale, ormai costui vive su Marte». Ancora silenzio “tombale” invece da Matteo Renzi.
L’APPELLO AI “COSTRUTTORI”
Conte chiude la porta in faccia a Renzi (senza mai nominarlo direttamente) e di fatto “apre” ad un Governo Conte-ter: scarica Italia Viva e lancia appelli ai “costruttori”, chiamati anche “volenterosi” nel lungo discorso di 56 minuti alla Camera sul voto di fiducia. «Dobbiamo fare sforzo collettivo per essere all’altezza di queste sfide e per questo serve massima coesione possibile e più ampio consenso in Parlamento»: Conte si appella a “forze parlamentari volenterose”, «servono donne e uomini capaci di rifuggire l’utile personale per prendersi responsabilità utili al Paese». È un chiaro appello ai “costruttori” e “responsabili” con la Camera che infatti ribolle nei fischi e cori contro Conte («a casa! a casa!» si sente dai banchi del Centrodestra): «serve una politica europeista contro le derive nazionaliste e sovraniste», è l’ennesimo appello di Conte per trovare i voti necessari alla fiducia.
M5s, Pd e Leu vengono elogiati da Conte contro «le intemperie generate da questa crisi», ma aggiunge «sarebbe bello acquisire il contributo politico di chi si colloca nelle più nobili tradizioni liberali, europeisti, popolari e socialiste», un chiaro riferimento a Azione, Udc, Più Europa e forse anche a Forza Italia, «aiutateci a ripartire in questa difficoltà». Per Conte servono «costruttori contro sovranisti», e nei prossimi giorni annuncia il Patto di fine legislatura con tutte le forze della maggioranza: «non intendo mantenere le deleghe delle Ministre dimissionarie a Famiglia e Agricoltura (e lascia intendere che la nomina rimane aperta per chi entrerà nel Governo, ndr) e neanche per l’intelligence e i servizi segreti. Nominerò persona di fiducia per seguire l’intero reparto di intelligence», di fatto aprendo ad un rimpasto convinto nel “nuovo” Governo Conte. Chiudendo il discorso di 56 minuti, Conte lancia l’appello a sostenere questo Governo «io ce la metto tutta, vi aspetto per sostenerci» e immediatamente escono cartelli dal Centrodestra «Conte dimettiti». QUI DISCORSO INTEGRALE DI CONTE ALLA CAMERA
CONTE SCARICA ITALIA VIVA
Per il Capo del Governo, non si possono offrire ora risposte «mediocri» per contrastare la pandemia e la ripresa successiva: «il Governo deve essere all’altezza di questo compito, ci sono stati alcuni esponenti di Italia Viva che hanno prodotto attacchi mediatici scomposti e si sono dimessi». Si entra nel vivo della crisi, con il Premier Conte che lamenta il passo di lato dopo il Recovery Plan e le mancate risorse del Mes: «lo scorso 13 gennaio in conferenza stampa si sono dimesse le ministre di Italia Viva e si è aperta una crisi che oggi deve trovare qui il proprio chiarimento», ribadisce Conte, «una crisi avviene in una fase cruciale del nostro Paese quando ancora la pandemia è in pieno corso».
Conte confessa di avvertire «un certo disagio nella crisi durante i tanti morti ogni giorno per il Covid. Io non ravviso alcun plausibile fondamento alla crisi in atto», con l’Aula che si divide tra applausi e fischi. Le energie dello Stato, attacca Conte, «devono essere concentrare nell’affrontare la crisi Covid. Invece così agli occhi dei cittadini tutto appare polemica sterile incomprensibile per chi ogni giorno vive paura, angoscia, malattia e povertà». Conte attacca Italia Viva a tutto spiano, «questa crisi non ha alcun fondamento. Noi abbiamo compiuto ogni sforzo per evitare la crisi latente che poteva escludere, nonostante continui rilanci di Iv su temi divisivi delle forze di maggioranza, non a caso». Si fa durissimo il Premier non lanciando alcun appello ai renziani, «avete provocato profondo sgomento nel Paese, avete fatto salire lo spread e avete attirato l’attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere».
“ORA SERVE UN GOVERNO COESO”: IL ‘NUOVO’ PROGRAMMA
Adesso però, spiega Conte, «si volta pagina e bisogna procedere in fretta, serve un Governo coeso. Dobbiamo lavorare tutti insieme per mettere in sicurezza il Paese e per portarlo fuori da questa pandemia, dobbiamo completare il Recovery Plan dopo la nuova bozza migliorata». Siamo il Paese che ha coinvolto maggiormente il Parlamento nella gestione Covid, spiega Conte tra le risate ironiche polemiche di metà della Camera: Recovery, Dl Ristori, dialogo con le parti sociali e riforme per lavoro e fisco, è un programma netto quello che Conte “lancia” in Parlamento aprendo evidentemente ad altre forze alternative a Italia Viva, ormai del tutto “scaricata” da questo discorso del Presidente del Consiglio.
«Bisogna andare avanti per mettere in sicurezza il Paese su tutti i fronti che la crisi pandemica ha generato: abbiamo un grande compito davanti poi, la riforma fiscale non più rinviabile per poter razionalizzare la normativa vigente. Serve ricostruire la fiducia di cittadini e imprese»; e infine, cultura e turismo. Conte stila un vero e proprio programma di Governo e chiede alla Camera, «su tutti questi temi è possibile ritrovare nel parlamento una convergenza per il rilancio del Paese nell’azione futura di Governo. Così bisogna proseguire convintamente le riforme istituzionali e costituzionali». Conte annuncia la riforma elettorale proporzionale che possa configurare «il pluralismo di rappresentanza con l’esigenza di stabilità al sistema politico», quasi come “proposta” ai piccoli partiti per poter votare la fiducia a questo Governo. E da ultimo la riforma del Titolo V, «occorre sempre garantire autonomie speciali ma con interesse nazionale davanti a tutto»
LA SANITÀ, LE REGIONI E IL CENTRODESTRA
«Non abbiamo mai rinunciato a porre le basi per il rilancio del Paese, mentre proteggevamo i lavoratori e i cittadini al Covid»: nella seconda parte delle comunicazioni alla Camera, in vista del voto di fiducia questa sera, Conte elenca tutti i provvedimenti considerati da lui come la forza primaria di questo Governo. «Trasformare le difficoltà in opportunità: stiamo rilanciando la crescita, questo ha mosso finora questo esecutivo», rilancia il Presidente del Consiglio citando come importante novità la prossima riforma dell’assegno unico per le famiglie, ovvero proprio quel “Family Act” lanciato da Italia Viva. Un messaggio dunque “indiretto” ai renziani che sembra andare nel verso della conciliazione (ma non al leader, attaccato duramente pur senza nominarlo mai): «usate ingenti risorse per supportare sanità, scuola, ambiente, industria e lavoro». Delicato il passaggio sulla sanità, dove Conte scrive nel discorso «Le competenze in materia sanitaria sono rimesse primariamente alle Regioni» con già diverse polemiche sollevate in Aula dai banchi del Centrodestra. Secondo Conte comunque, tutto questo programma non sarebbe stato possibile «se non ci fosse stata una profonda, proficua e leale collaborazione e responsabilità, anche dalle forze di opposizione».
PRIMA PARTE DISCORSO CONTE
«Il programma del Governo Conte-2 non poteva risolversi in una mera elencazione di proposte eterogenee, o sommatoria delle forze politiche di maggioranza»: così apre le comunicazioni sul voto di fiducia alla Camera il Premier Giuseppe Conte, iniziando dalle origini della nascita di questo esecutivo. «Ancoraggio ai valori costituzionali e solida vocazione europeista del nostro Paese»: queste sono state le discriminanti che hanno fatto nascere il Governo Conte-bis, conferma il Premier in Aula. Parla di riforme, di disegni ampi e coraggiosi: «doveva essere l’inizio di una nuova stagione riformatrice per l’edificazione di una società equa, inclusiva e sostenibile».
Un nuovo “umanesimo” in 29 punti programmatici: questo era la base del Governo Pd-M5s-LeU-Iv, per Conte «c’era una visione e un chiaro investimento di fiducia. Poi è arrivato l’uragano della pandemia e tutto è stato sconvolto, non solo la politica». Il Premier spiega come la politica abbia dovuto confrontarsi costantemente con la scienza, con la crisi economica e anche le consolidate disposizioni giuridiche sono state sconvolte operando sospensioni dei diritti e delle libertà per i cittadini: «questa maggioranza ha dimostrato grande responsabilità raggiungendo risultati anche nei passaggi più critici», prosegue Conte elencando gli obiettivi raggiunti pur nella crisi pandemica. «Serve un principio di leale collaborazione», solo questo ha potuto «farci muovere nella gestione della pandemia Covid»: Conte elogia il dialogo e il confronto dialettico con posizioni anche differenti e fa autocritica su possibili errori commessi negli ultimi mesi. «Noi siamo a testa alta non perché non abbiamo fatto errori ma perché ci siamo impegnati al massimo per offrire la migliore protezione possibile alla comunità nazionale», rivendica Conte con l’Aula che applaude, «solo tutelando il bene primario della sanità dei cittadini si poteva salvare l’economia del Paese, come ci hanno riconosciuto grandi Premi Nobel economisti».
IL TIMING DEL VOTO ALLA CAMERA
«C’è crisi, situazione non è affatto semplice. Ho fiducia nei Parlamentari e nel Paese», così il Premier Conte ‘anticipa’, secondo le agenzie, il discorso che terrà tra pochi minuti alla Camera: con la consueta diretta video dal canale di Montecitorio, si apre il primo voto di fiducia “spalmato” su 2 giorni. Il timing della giornata di oggi dovrebbe prevedere dopo le comunicazioni alle 12 del Presidente del Consiglio, alle 15.30 la pausa per santificazione dell’Aula; alle 17 la replica di Conte agli interventi dei deputati e a seguire le dichiarazioni di voto con appello nominale palese finale.
Come anticipa l’esperto cronista parlamentare Luciano Ghelfi, l’esito del voto di fiducia si avrà non prima delle ore 20. Tra i deputati che invece si sono iscritti a parlare, occhi puntati sul renziano dimissionario dal Governo Ivan Scalfarotto, al Dem Bordo, al leghista Borghi, al forzista Occhiuto, al grillino Ricciardi e al Fdi Rampelli. «Ci si poteva risparmiare la crisi di Governo? Assolutamente sì, e mi spingo a dire che si rende incomprensibile e rischiosa, perché quando sono aperte, le crisi non sono così facili da governare. Ci sono passaggi delicatissimi, ci sono comportamenti e condizioni che non avevi previsto. Questa crisi non è pilotata e certamente in questo momento è drammatica per certi versi», spiega la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa ai microfoni di InBlu Radio.
ANTICIPAZIONI DEL DISCORSO DI CONTE
Secondo le diverse anticipazioni mostrate dai retroscena di Repubblica e Corriere della Sera, il discorso che il Premier Conte terrà alla Camera a mezzogiorno dovrebbe essere più distensivo di quanto ad esempio non visto contro la Lega e Salvini nell’agosto 2019. Addirittura, secondo fonti dell’Adnkronos, potrebbe non citare nemmeno Renzi per non esacerbare i toni e provare un possibile Governo basato sula “non sfiducia” (astensione) di Italia Viva: i numeri infatti al Senato mancano e difficilmente dei “responsabili” colmeranno il vuoto numerico dei renziani, così Palazzo Chigi studia un discorso ad hoc che sappia chiamare a raccolta «tutte le forze anti-sovraniste» per permettere la sopravvivenza del Governo senza le dimissioni del Premier.
Si tornerà a parlare di «nuovo Umanesimo», di trasparenza, di ambiente e di tutte le sfide che attendono l’Italia con il Recovery Fund e la ripresa post-pandemia: un Governo di “minoranza” per provare a resistere alla pressione di Renzi e del Centrodestra, ma che al momento ancora non scioglie tutti i dubbi e i timori del Quirinale che non vorrebbe un esecutivo debole per affrontare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
CONTE ALLA CAMERA: IL VOTO DI FIDUCIA
Resa dei conti, parte 1: oggi alle ore 12 il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sarà alla Camera per le comunicazioni (diretta video streaming sul canale YouTube di Montecitorio) sulla situazione politica dopo la crisi aperta da Italia Viva con le dimissioni delle Ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti: sebbene lo “strappo” tra Renzi e Conte vedrà il suo culmine domani al Senato (ore 9.30, ndr), dove la maggioranza giallorossa è in sofferenza senza i 18 voti dei renziani, già dal livello del discorso che terrà oggi e dai voti che emergeranno in favore del suo Governo si potranno avere importanti “anticipazioni” su quanto succederà poi martedì. Dopo giorni di minacce, ultimatum, ricorsi a potenziali “costruttori-responsabili” tra tutti i partiti del “fu” Conte-bis, il momento della verità arriva (forse) in queste 48 ore: al momento sia Pd che M5s sembrano intenzionati alla conta in Aula senza l’appoggio di Italia Viva, che pure sui contenuti era anche disposti ad un “passo indietro” per formulare un nuovo patto di legislatura.
Dal livello del discorso che Conte pronuncerà alle ore 12, come già avvenuto nella famosa seduta dell’agosto 2019 contro Matteo Salvini, si saprà molto di quanto complicata sarà la strada per la formazione di un Conte-ter: intanto alla Camera i renziani (che hanno componente assai più ridimensionata) perdono pezzi, con la deputata Michela Rostan che ha deciso di votare oggi la fiducia a Conte, così come l’ormai ex Vito De Filippo volato nelle truppe del Pd. «Ho deciso di votare la fiducia al governo Conte. Lo faccio perché tra la critica al governo e la crisi di governo c’e’ una grande differenza, e la differenza si chiama politica, cioè ricerca delle soluzioni, tentativo di intesa. Era giusto – come fatto – incalzare il governo. Ma la crisi, no. Aprire una crisi al buio, in un momento storico come questo, appare una scelta troppo severa e troppo precipitosa», ha spiegato in una nota la Rostan.
L’ULTIMO STRAPPO DI RENZI
Nell’intervista di ieri a “Mezz’ora in più” Matteo Renzi ha provato l’ultima “proposta” al Governo per evitare la conta in Aula con “improbabili responsabili” e maggioranze “raccogliticce”: «Il tentativo di buttare la crisi di governo su di me, sui miei rapporti con il Pd, con Conte, sta diventando, francamente, imbarazzante. Abbiamo detto di cambiare delle cose sul governo, non su Conte o il Pd». Ma se un’ipotetico accordo poteva anche trovarsi fino a qualche giorno fa, dopo il “niet” durissimo di M5s e Pd lo spazio per accordarsi sui contenuti e le riforme da fare si riduce allo zero per i renziani: «non ho veti contro nessuno, non mi permetto. I veti li do sulle cose. La fiducia non gliela votiamo. Abbiamo dato disponibilità a votare il dl ristori e lo scostamento». La “previsione” di Renzi sul risultato di oggi e domani è la crisi inevitabile con la salita al Quirinale per le dimissioni: «Il presidente del Consiglio ha detto che verrà in aula, si è detto ‘asfaltiamo Renzi’ perché ci sono i numeri per la maggioranza assoluta. Ma non penso che accadrà questo in Senato».
LA RESA DEI CONTI AL SENATO E L’IPOTESI DIMISSIONI
Tra “campagne” acquisti tentate in extremis da Clemente Mastella e altre figure eminenti della Prima-Seconda Repubblica e smentite, la maggioranza di Conte prova la resa dei contri contro Renzi e contro l’opposizione di Centrodestra che fin dall’inizio della crisi di Governo chiede a gran voce lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate in Primavera. Se alla Camera la fiducia per Conte non è assolutamente un problema, molto largo infatti il vantaggio senza pure Italia Viva grazie ai voti di Pd, M5s, LeU, il vero problema per Palazzo Chigi riguarda il Senato: Udc e centristi si sono però “sfilati” all’ultimo e dovrebbero votare con il Centrodestra, con le speranze per Conte è che Italia Viva non arrivi compatta allo scontro (perdendo magari altri senatori che potrebbero tornare nei ranghi di Pd e M5s, ndr), che qualche “assenza” di Forza Italia possa abbassare il quorum e che infine gli stessi centristi possano ripensarci davanti all’ipotesi di un voto anticipato che farebbe terminare anzitempo l’ultima legislatura della storia italiana con 1000 Parlamentari (prima dell’ingresso effettivo della riforma costituzionale approvata dal Parlamento quasi unanime e confermata nel Referendum di settembre).
Spiegano fonti qualificate di Palazzo Chigi all’Adnkronos come al Senato «l’obiettivo è arrivare a 158 voti favorevoli, così da dimostrare che Iv non è determinante e anche se avesse votato contro non sarebbe cambiato nulla». Avanza però una seconda ipotesi sostanziale che potrebbe prendere piede ancora in mattinata: visto che i numeri al Senato sembrano essere comunque lontani dalla quota di salvezza, non è escluso che Conte decida di recarsi al Quirinale per le dimissioni dopo il discorso alla Camera senza neanche attendere il voto di fiducia. In questo caso, il “piano” del Premier è quello di riottenere l’incarico da Mattarella per un immediato Conte-ter frutto di una nuova maggioranza politica (ancora però tutta da definire e poi da confermare comunque con voto in Aula).