56 minuti di discorso alla Camera per il voto di fiducia al suo Governo, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha lanciato un chiaro appello ai membri delle forze “responsabili”, “costruttori” e “volenterosi” che possano sostenere il nuovo corso dell’esecutivo senza più Italia Viva. Le comunicazioni alla Camera – domani sarà la volta del Senato, ore 9.30 – vedranno in serata il voto di fiducia con i primi chiarimenti sulle reali forze in campo in appoggio al Governo giallorosso: i renziani che hanno aperto la crisi si asterranno, il Centrodestra ovviamente voto contrario mentre si “testa” se il Premier Conte possa contare su maggioranza assoluta o “semplice” (relativa), prodromo importantissimo per capire come sarà la battaglia domani in Senato.
«Questa crisi ha provocato profondo sgomento nel Paese, rischia di produrre danni notevoli e non solo perché ha fatto salire lo spread ma ancor più perché ha attirato l’attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere. Diciamolo con franchezza, non si può cancellare quello che è accaduto – Il Paese merita un governo coeso, ora si volta pagina», ha spiegato il Presidente nel suo lungo discorso. Scarica Renzi (senza mai citarlo direttamente), ma invita “volenterosi costruttori” a votare convintamente la fiducia per rinnovare il Patto di fine legislatura, una sorta di “Conte-ter” non smentito: «Confesso, lo devo dire, di avvertire un certo disagio. Sono qui oggi non per annunciare nuove misure di sostegno per i cittadini e le imprese, non per illustrare la bozza ultima, migliorata del Recovery Plan, ma per provare a spiegare una crisi di cui immagino i cittadini, ma, devo confessarlo, io stesso, non ravviso alcun plausibile fondamento», attacca il Premier. QUI IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO DI CONTE
TUTTI I PASSAGGI DEL DISCORSO DI CONTE
In un altro passaggio chiave del discorso sul voto di fiducia, Conte punta il dito contro le scelte di Italia Viva: «Rischiamo così tutti di perdere il contatto con la realtà. C’era davvero bisogno di aprire una crisi politica in questa fase? No […] Arrivati a questo punto, diciamolo con franchezza, non si può cancellare quel che è accaduto, non si può pensare di recuperare quel clima di fiducia e quel senso di affidamento che sono condizioni imprescindibili per poter lavorare, tutti insieme, nell’interesse del Paese». Conte ha indicato i nuovi punti del programma di Governo in procinto di subire un forte rimpasto con l’uscita di Renzi e l’ingresso – ipotetico – di «nuove forze che hanno a cuore il destino dell’Italia»: Recovery Plan, gestione pandemia, Decreto Ristori, Lavoro, Ambiente, Industria 4.0, Terzo Settore, parità genere, Riforma fiscale, digitalizzazione, cultura e turismo.
Questi i capisaldi dell’azione di Governo da qui fino alle Elezioni del 2023: «Su questi temi è possibile ritrovare – tra le forze parlamentari – una convergenza di prospettive riformatrici e di proposte concrete, sulle quali orientare, per il rilancio del Paese, l’azione futura di governo». Rilancio su riforme costituzionali e istituzionali, a cominciare dalla legge elettorale: «promuovere una riforma di impianto proporzionale, quanto più possibile condivisa, trattandosi di una riforma di sistema, che possa coniugare efficacemente le ragioni del pluralismo della rappresentanza con l’esigenza, pur ineludibile, di assicurare una complessiva stabilità al sistema politico». Richiami ai valori internazionali da assimilare al nostro Paese (tanto gli Usa quanto la Cina vengono citati), promesse di non tenere le deleghe per i Ministeri di Famiglia e Agricoltura (“offerti” alle nuove forze che entreranno in maggioranza) come pure per l’intelligence, «designare un’autorità delegata per l’intelligence di mia fiducia, come prescrive la legge, che possa seguire l’operato quotidiano delle donne e degli uomini del comparto di intelligence». Infine l’appello definitivo ai “costruttori”, da aggiungerli in maggioranza a Pd, M5s e Leu: «Sarebbe un arricchimento per questa alleanza, lo voglio affermare molto chiaramente, poter acquisire anche il contributo politico di formazioni che si collocano nel solco delle migliori e più nobili tradizioni europeiste: liberale, popolare, socialista».