Il padre di Olivia Paladino, la compagna del premier Giuseppe Conte, chiede la revoca della sentenza di patteggiamento per peculato. Il gestore del Grand Hotel Plaza, Cesare Paladino, era stato condannato ad un anno e due mesi di carcere per peculato, in quanto non aveva versato al Comune di Roma due milioni di euro relativi alla tassa di soggiorno per gli anni dal 2014 al 2018. Ora i suoi avvocati, stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, chiedono la revoca della sentenza perché ritengono che il Decreto Rilancio, che ha depenalizzato quella condotta in illecito amministrativo, si applichi retroattivamente. Infatti a fine giugno un altro albergatore è stato assolto dalla X sezione penale del Tribunale di Roma per non aver versato la tassa tra il 2016 e il 2017. In quel caso la somma non versata ammonta a circa 160mila euro. L’istanza del “suocero” del presidente del Consiglio, Cesare Paladino, è stata assegnata ad un giudice per l’udienza preliminare.



CONTE E IL DL RILANCIO CHE “AIUTA” IL SUOCERO CESARE PALADINO

La vicenda del padre di Olivia Paladino torna, dunque, alla ribalta. È stato il senatore Lucio Malan a sollevare il caso in merito alla vicenda del bonus di 600 euro percepito da alcuni parlamentari. «L’avvocato del popolo Giuseppe Conte sembra sia un avvocato assai efficace per un componente molto speciale del popolo: il padre della sua compagna, Cesare Paladino, che da un giorno all’altro, il 19 maggio del 2020, senza il disturbo di una udienza in tribunale, si è trovato sgravato dall’accusa di peculato, reato che comporta la reclusione da un minimo di quattro anni a un massimo di dieci anni e sei mesi», ha scritto sul suo sito web l’esponente di Forza Italia. Il riferimento è all’articolo 180, commi 3 e 4, del Decreto Rilancio, con cui è stato cancellato il ruolo di agente contabile per l’albergatore per quanto riguarda la riscossione della tassa di soggiorno, pertanto Cesare Paladino non è punibile per peculato con il carcere, ma di evasione fiscale, per la quale ce la si può cavare con una sanzione amministrativa. Malan ha quindi rievocato la cosiddetta “manina”, un colpo «quasi certamente all’insaputa del capo del governo». Va precisato comunque che la tassa di soggiorno non pagata non sarà “abbuonata”, ma dovrà essere restituita completamente o in forma addirittura maggiorata. Quindi, la nuova norma può agire solo sul versante penale del patteggiamento, cancellando la condanna di un anno e due mesi.

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