«M5s subalterni al Pd? Semmai il contrario. Draghi lasciamolo lavorare, si vota nel 2023»: Giuseppe Conte dà i “titoli” nella sua ultima intervista all’edizione online del “Corriere della Sera“. Al vicedirettore Venanzio Postiglione, il Presidente de Movimento 5Stelle affronta tutti i temi caldi del momento, rispondendo (anche se senza particolari “colpi di scena”) pure sui rapporti con Beppe Grillo e la mancanza di compattezza all’interno del partito.
Conte si “accoda” a Luigi Di Maio nel chiedere per Draghi la permanenza a Palazzo Chigi in vista delle elezioni al Colle di metà gennaio: «Lascerei Draghi lavorare. Sbagliato prendere per la giacchetta il presidente del Consiglio un giorno sì e l’altro pure». Pur ammettendo di non essere un aruspice, l’ex Premier sottolinea come si lavora per arrivare fino in fondo alla Legislatura, «È un’anomalia che si debba interrompere una legislatura e che i governi in Italia durino così poco». Inevitabile un commento sulle trame dietro l’elezione del Quirinale, seppur non dica nulla di nuovo «serve un confronto fra gruppi, e per quando ci può essere tra un’area progressista e una di destra. Quando si ragiona di una figura che rappresenta l’unità del Paese serve uno sforzo e uscire da uno steccato, da un’area, e dialogare anche con le forze di destra».
CONTE E LA “SUBALTERNITÀ” NEL CENTRO SINISTRA
La situazione interna al Movimento è tutt’altro che serena, come testimonia l’ultimo scontro sul 2×1000 tra il Presidente e il Garante: Conte minimizza sempre al “CorSera” e afferma, «Stiamo attraversando una fase di nuova costruzione, di rifondazione, un nuovo corso che richiede tempo per dipanarsi, il senso di una comune immedesimazione non ancora si dispiega in tutte le componenti del movimento. È comprensibile che ci sia ancora qualche atteggiamento di incertezza, ma nella stragrande maggioranza del movimento c’è una grande disposizione». Su Beppe Grillo in particolare, l’ex Presidente del Consiglio si limita ad un «Ci sentiamo molto spesso e, al di là della narrazione corrente, sono buoni i nostri rapporti. C’è grande rispetto per la sua figura, per il suo ruolo di garanzia, per quello che ha fatto e continuerà a fare». Forse la vera “notizia” tra le righe che Conte riesce a tirare fuori è la rivendicazione di un ruolo non comprimario ma in primissima linea nel campo del Centrosinistra: «M5s subalterni al Pd? Subalternità la escluderei proprio, se dovessimo riflettere su questo forse la subalternità è più del Pd, che ci ha seguito su varie battaglie M5S», conclude Giuseppe Conte, «tra queste il taglio dei parlamentari, il rdc, il superbonus. Però, ripeto, quello della subalternità è un concetto che respingo. Se lavoriamo con loro non vogliamo omaggiare nessuna egemonia, siamo due forze diverse che possono arricchire il campo progressista».