ARMI UCRAINA, L’AFFONDO DI CONTE CONTRO DRAGHI E GUERINI
Lo aveva già detto commentando l’annuncio dal vertice di Ramstein del Ministro Guerini, ora lo ribadisce dagli studi di “PiazzaPulita” mettendo “nel mirino” anche il Premier Draghi: il Presidente M5s Giuseppe Conte non condivide il nuovo decreto di aiuti e armi da inviare all’Ucraina e lancia un appello al Ministro della Difesa e al Presidente del Consiglio «per venire in Parlamento a chiarire la vicenda».
«E’ giusto che il presidente del Consiglio e il ministro della Difesa vengano in Parlamento e che ci sia un chiarimento sull’indirizzo politico che l’Italia porta nei tavoli internazionali», ha detto giovedì sera da Corrado Formigli l’ex Premier, distinto in questi 2 mesi di guerra su posizioni critiche per l’invio di armi e equipaggiamento militari italiani verso Kiev. Sempre per Giuseppe Conte, «Non si difendono le proprie terre a mani nude». E’ chiaro, prosegue il n. 1 M5s dagli studi di “Piazzapulita”, che Zelensky e gli ucraini «devono difendere le proprie terre ma a me sembra si stia andando verso una escalation militare dove ci sono forze politiche, militari, convinte di andare verso questa escalation e che puntano a un cambio di regime». L’obiettivo invece di sovvertire il potere di Putin in Russia dovrebbe essere quello di portare ad una pace stabile e duratura, chiarisce ancora Conte: «il nostro obiettivo è questo (il cambio regime in Russia, ndr) o difendere il diritto dell’Ucraina all’integrità territoriale e all’autodeterminazione?».
PETROCELLI E ELEZIONI FRANCIA: CONTE SI “DIFENDE”
Giuseppe Conte si appella alla “escalation diplomatica” da contrapporre a quella militare che sembra sempre più prender piede nei consessi di Kiev e Bruxelles, e dello stesso Governo Italiano. Il leader M5s non ha gradito la messa in segreto di Stato del decreto su invio armi in Ucraina, annunciata ieri dal Ministro Guerini in audizione al Copasir. Per questo Conte chiede che Draghi e lo stesso responsabile della Difesa vengano in Parlamento a chiarire i termini della questione.
Ieri missili russi sono stati lanciati sulla capitale Kiev nelle stesse ore in cui il Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres era in visita al Presidente Zelensky, un atto di “sfida” del Cremlino a chi solo qualche ora prima proprio al tavolo con Putin intimava il dialogo come unica arma per negoziare la fine della guerra. Sui raid contro Kiev Conte spiega «ci dà la prospettiva di un conflitto militare durissimo e anche di fronte a un passaggio come quello di Guterres a Kiev non si arresta assolutamente, anzi». Gli ultimi due temi portanti affrontati dal Presidente M5s davanti a Formigli riguardano le polemiche che hanno investito lui e il Movimento 5Stelle negli ultimi giorni, a cominciare dal “caso Petrocelli” (il presidente della Commissione Esteri dichiaratamente filo-Putin): «Quella roba lì è inaccettabile, vergognosa. Macchiare la nostra festa, il 25 aprile, con quella ‘Z’, è inaccettabile. Petrocelli è fuori dal M5S», annuncia Conte che sottolinea subito dopo, «Faremo con le altre forze politiche tutte le iniziative, anche quelle dirette e indirette, perché Petrocelli si dimetta da presidente della Commissione Esteri». Da ultimo, l’uscita di Conte in imbarazzo a “Otto e Mezzo” prima del ballottaggio francese per non aver scelto né Macron né Le Pen: da “Piazzapulita” arriva il “tiro corretto” dell’ex Premier, «Mi hanno attribuito una simpatia lepenista: mai avuta. Per quanto riguarda Macron sarò più chiaro: la politica del M5S, obiettivi, principi e valori non sono perfettamente coincidenti con quelli di En Marche, il partito macroniano. Noi siamo molto più audaci in materia di giustizia sociale e transizione energetica».