Secondo Michele Ainis, uno dei più eminenti costituzionalisti del Bel Paese, la pandemia Covid ha ampliato ed estremizzato le crisi fortissime già presenti da tempo come “virus” interno alla politica: crisi istituzionale, giustizia ed economica, i tre campi dove il coronavirus ha “dilagato” nel vulnus democratico del nostro Paese con un capitolo ingente di colpe e responsabilità imputabili alle scelte del Premier dimissionario Giuseppe Conte.



Mentre la crisi di Governo arriva alla fase conclusiva (entro fine settimana si saprà quale sarà il nuovo esecutivo, ha detto stamane colui che ha architettato la crisi, Matteo Renzi) per Ainis le responsabilità di Palazzo Chigi sono notevoli: nell’intervista a Libero Quotidiano, il costituzionalista attacca «Il Covid ci ha regalato il potere discrezionale e senza controllo del premier, esercitato attraverso i Dpcm, di cui penso tutto il male possibile, in quanto dribblano i paletti che la Costituzione mette a chi guida il governo. Il presidente non è più primus inter pares ma di fatto surroga i ministri». I Dpcm del Premier Conte sono definiti come «l’estremizzazione dell’abuso dei decreti legge» e per Ainis rispondono alla stessa logica del commissario Arcuri, «esautorano Parlamento e politica, una delle ragioni alla base di questa crisi»: il tutto, da aggiungersi all’eccessivo protagonismo di Premier e alcuni “Governatori-sceriffi”, ma anche all’appello costante ai Comitati Tecnici Scientifici e alle task force, «foglie di fico che usa la politica per fuggire dalle proprie responsabilità o incompetenze. La crisi è partita quando Conte ha provato a mettere i soldi del Recovery Fund nelle mani di sei commissari di sua nomina, a loro volta coadiuvati da decine di esperti».



AINIS, LE PROPOSTE PER “MIGLIORARE” LA CRISI

Per Michele Ainis però non è la Costituzione che si è rivelata debole contro il “sopruso” della politica, ma di certo occorre al più presto porre dei correttivi altrimenti «la legge non regge alla realtà». Primo “consiglio” del costituzionalista parte dal concetto di sfiducia costruttiva come avviene in Germania: «un Governo cade solo se è già pronto una maggioranza alternativa», per Ainis si sarebbe evitato così l’ennesima crisi di Governo come quella in atto. Altra problematica è il “mercato” dei parlamentari, con le compravendite e i cambi casacca sempre più frequenti: l’ipotesi è quella da un lato di alzare lo sbarramento ai partiti in Parlamento per stabilizzare il quadro degli eletti, dall’altra come negli Usa bisognerebbe «inserire il diritto di revoca del mandato all’eletto immeritevole». Non solo, per Ainis occorre cambiare ulteriormente la Carta: «comincio a pensare che estrarre a sorte tra i cittadini una piccola quota di parlamentari, non l’intera assemblea, migliorerebbe la situazione: avremo un drappello di individui che possono fare da cuscinetto tra maggioranza e opposizione». La Costituzione va cambiata e aggiornata, ma non si può darne la colpa per i fallimenti della politica conclude Ainis: «Io penso che sia colpa più degli uomini che delle leggi. Il problema principale è il decadimento della qualità delle persone. Questo non capita solo in politica, è un problema generale di tutte le classi dirigenti. Io sono un professore universitario e posso garantirglielo».

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