Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è giunto stamani a Pechino per partecipare al secondo Forum sulla Via della Setail primo per l’Italia dopo gli accordi siglati un mese fa a Roma e Palermo, storici perché i primi tra un membro del G7 e la Cina di Xi Jinping. Saranno in tutto 37 i Capi di Stato presenti a Pechino, più di 100 funzionari dei singoli Paesi nell’enorme Forum sugli accordi commerciali e strategici con la Cina. L’Italia ha manifestato fin dagli accordi di Roma l’interesse a collaborare con la Belt and road initiative, come con le altre iniziative di connettività: come annota l’Adnkronos, nel corso della missione a Pechino, domani Conte vedrà Xi e domenica il premier cinese Li Keqiang. I punti irrinunciabili per la partecipazione di Roma alla Via della Seta li aveva già ribaditi il Premier prima di partire alla volta di Pechino: «trasparenza, reciprocità, sostenibilità ambientale ed economico-finanziaria, level playing field», un modo per avvicinarsi alla Cina ma anche per non deludere le richieste dell’Ue.



XI JINPING “CORREGGE” LA VIA DELLA SETA

Il Presidente della Cina ha in parte già risposto, almeno a parole, alle richieste italiane e degli altri Paesi dell’Unione Europea di fatto “correggendo” (o meglio, indirizzando) la Nuova Via della Seta: «pulita, verde, multilaterale e sostenibile», sono le “paroline” che Xi Jinping pronuncerà nei primi discorsi di presentazione al Forum di Pechino. La lotta alla corruzione sarà uno dei capisaldi sui quali si snoderanno le discussioni, visto che la firma finale sul memorandum vedrà anche la presenza di Italia, Grecia, Portogallo e Ungheria, tra gli altri, si cercherà di trovare un’asse con i cinesi per combattere uno dei “mostri neri” del commercio asiatico. «Dobbiamo operare alla luce del sole e combattere la corruzione con tolleranza zero. Dobbiamo aderire ai concetti di apertura, sostenibilità ambientale e pulizia (…). Costruire infrastrutture di alta qualità, sostenibili, resistenti ai rischi e a un prezzo ragionevole aiuterà i Paesi a utilizzare a pieno le loro risorse», spiega Xi in un discorso anticipato da Repubblica. Secondo Filippo Fasulo, direttore del Centro Studi per l’Impresa della Fondazione Italia-Cina citato da Rep, è lo stesso Pechino a voler entrare in questi standard per meri vantaggi nazionali: «L’impressione è che sia di interesse cinese inserire la Belt and Road nel contesto dei modelli di finanziamento internazionale. Mancare questo obiettivo comporterebbe un aumento dei costi della globalizzazione cinese con la conseguenza di danneggiare l’economia nazionale».

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