LE TRE IPOTESI IN MANO AL M5S: RIPRESO CONSIGLIO NAZIONALE CON CONTE

La telefonata tra Conte e Draghi è stata “interlocutoria” (e non vi sarebbero stati particolari “appigli” forniti da Premier al leader M5s per evitare la rottura formale domani) e potrebbe essere ri-aggiornata ad un incontro nelle prossime ore: così in serata è stato riunito nuovamente il Consiglio Nazionale M5s per provare a prendere finalmente una decisione sul comportamento da tenere domani al Senato sul Decreto Aiuti. Stamane era stato lo stesso Presidente a dire alla platea 5Stelle, «sento Draghi e vi dico…»: erano emerse fin lì tre linee fondamentali, l’una alternativa all’altra, tutte di difficili realizzazioni.



In primis: nessun voto al Dl Aiuti uscendo dal Senato ma senza causare la crisi di Governo; poi, il voto di fiducia (col rischio di spaccare il gruppo parlamentare); spallata al Governo Draghi con voto contro al Decreto. La linea dell’Aventino senza uscire dal Governo sarebbe la scelta preferita da Conte, su cui però il Premier Draghi ieri non sembra aver gradito affatto come “opzione”: per questo il leader grillino starebbe provando a convincere Palazzo Chigi di poter accettare un “non voto” domani per evitare la rottura di un Governo in piena estate. In sostanza, Conte starebbe cercando una via d’uscita “dignitosa” per non rompere né esecutivo né partito, il che però a questo punto diventa assai complesso. A quanto apprende l’Adnkronos, «la telefonata tra il leader del M5S e il premier sarebbe stata nel merito delle richieste avanzate al presidente del Consiglio dal leader dei 5Stelle, nella lettera consegnata la settimana scorsa e incentrata su 9 punti»; ciò significa che il tentativo di Conte è quello di convincere anche il proprio partito di poter insistere sul prossimo Decreto estivo per ottenere le richieste maggiori fornite dalla “base” 5Stelle.



NULLA DI FATTO AL CONSIGLIO M5S: ORA COSA SUCCEDE

Si è concluso con un nulla di fatto il Consiglio Nazionale del M5s durato oltre 5 ore: lo scontro, raccontano diverse fonti, c’è stato eccome tra chi è intenzionato a proseguire l’esperienza di Governo votando domani il Dl Aiuti al Senato e chi invece è deciso verso la crisi di Governo immediata. Ciò che prevale, ribadiscono le stesse fonti, è però una sorta di “via di mezzo”: la linea dell’Aventino domani senza però uno strappo definitivo per l’esecutivo. «E i senatori chi li tiene?», sarebbe però una domanda emersa con forza da diversi parlamentari stamane durante il Consiglio Nazionale, sottolinea l’Adnkronos. Dei 62 senatori grillini, una quarantina sarebbero contrari a votare la fiducia, di questi una decina di ‘barricadero’ sarebbero addirittura pronti alla spallata, ovvero a votare contro espressamente al Premier Draghi.



Per i timori di una spaccatura fragorosa, si va verso un possibile nuovo incontro nelle prossime ore tra il leader M5s Giuseppe Conte e il Premier Mario Draghi: fonti qualificate del Movimento 5Stelle spiegano che dopo il Consiglio Nazionale già v’è stata una telefonata tra i due, probabilmente per organizzare un prossimo vertice in modo da scongiurare il non voto di fiducia domani in Senato. Aprendo l’assemblea parlamentare del Pd, il segretario Letta ha sottolineato come «Quando abbiamo detto ‘il governo deve andare avanti e noi lo sosteniamo fino alla fine delle legislatura’ non lo abbiamo detto solo noi. Ieri ho visto Salvini e Berlusconi: lo diciamo sommessamente, non è che se per ripicca M5s fa cadere il governo non si va al voto. E’ nelle cose, lo hanno detto Salvini e Berlusconi. Il governo ha bisogno di una maggioranza, e lo diciamo a tutte le forze politiche». Il leader della Lega ha ribadito il concetto subito dopo: «Lo ha detto anche Draghi, senza i 5 stelle non ci sarà un altro Governo. Se i 5 stelle faranno una scelta parola agli italiani».

CONSIGLIO NAZIONALE M5S: CONTE DECIDE SULLA CRISI DI GOVERNO

È in corso il Consiglio Nazionale del M5s convocato ieri dal leader Giuseppe Conte con ordine del giorno ufficiale “Comunicazione del Presidente”, ma in realtà tutti sanno che sarà la riunione da dove uscirà l’indicazione sul decisivo voto di fiducia domani in Senato sul Decreto Aiuti. Se infatti Conte opterà per la fiducia, il partito potrebbe giungere a nuove importanti “defezioni” verso il neo-nato movimento di Luigi Di Maio; se invece il leader M5s darà come indicazione quella di uscire dall’Aula domani durante il voto, a quel punto la crisi di Governo sarà difficile non vederla nascere (come fatto intendere ancora una volta ieri dal Presidente del Consiglio Mario Draghi). Il Pd lavora per ricucire lo strappo, FI e Lega invocano una verifica di Governo per far finire gli “ultimatum” dei grillini, Renzi azzarda e spiega che «il Governo si può fare anche senza M5s», sostenuto anche da Silvio Berlusconi.

La situazione insomma è incandescente e si deciderà tutto (o quasi) tra oggi e domani: ufficialmente Conte attende le risposte del Premier Draghi al documento presentato la scorsa settimana a Palazzo Chigi, anche perché quanto emerso ieri in conferenza stampa con l’ex n.1 BCE non sembra aver trovato grandi gradimenti ai vertici del Movimento 5Stelle. Letta oggi riunisce i gruppi parlamentari del Pd per trovare la giusta strategia ed evitare una crisi di Governo in piena crisi economica, energetica, sociale e inflazione. «Sarebbe incomprensibile una crisi di governo. L’appello ai 5Stelle è di continuare insieme il percorso, non dimenticando le ragioni per cui è nato un governo di unità nazionale», spiega a “Repubblica” Simona Malpezzi, capogruppo dem al Senato, «Movimento 5Stelle fa parte di questo governo, ha votato i provvedimenti e contribuito a migliorarli. Se c’è stato l’Aventino alla Camera sul Dl Aiuti, che non aveva votato neppure in Consiglio dei ministri, il M5S si è comportato come la Lega su altri provvedimenti, non ci sono ragioni perché il M5S non voti al Senato il decreto che parla al Paese con 20 miliardi per famiglie e imprese».

LE OPZIONI IN MANO AL M5S E LE RISPOSTE DATE DA DRAGHI

Ieri del resto Mario Draghi è stato molto netto sull’ipotesi di una imminente crisi di Governo: «chiedete al Presidente Mattarella se dovrò ripresentarmi a chiedere la fiducia alle camere», ma non solo, «Non c’è un governo Draghi altro che l’attuale» e soprattutto «Per me non c’è un governo senza il Movimento 5 Stelle. Il governo ora riesce lavorare. Un governo con ultimatum non lavora e il governo perde il suo senso di esistere». Se il messaggio degli ultimatum – «Un governo con ultimatum non lavora e il governo perde il suo senso di esistere: lo dico a quelli che minacciano sfracelli per settembre» – è sembrato risuonare tanto contro il M5s quanto con la Lega, l’ipotesi minacciata di crisi al momento è in mano solo a Giuseppe Conte in quanto ancora ieri Salvini ha ribadito «noi siamo leali, non mandiamo letterine a Babbo Natale come altri».

Le opzioni al momento restano solo due, apparentemente: votare domani la fiducia sul Dl Aiuti – spostando però più avanti su altri importanti interventi da qui alla fine della Legislatura (Decreto Bollette, Manovra, Pensioni, cuneo fiscale, salario minimo, pensioni, legge elettorale, Ddl San, Ius scholae etc….) eventuali nuovi scontri in Parlamento; oppure non presentarsi domani in Senato, causando la crisi di Governo e ponendo il Paese sul baratro di un voto “improvvisato” in autunno, nel pieno dell’emergenza gas e inflazione. Due scelte in cui Giuseppe Conte rischia di perderci in entrambi i casi, da qui la forte indecisione sulla scelta da porre nelle prossime ore: la “base” spinge per strappare, i Ministri per rimanere, Grillo si è al momento defilato e Di Maio da fuori il M5s prosegue nella “campagna acquisti” per attrarre sempre più parlamentari in “Insieme per il futuro”. Un futuro che per il M5s – e forse anche per il Governo Draghi interamente – appare sempre più in bilico. In giornata dovrebbe emergere una linea chiara, sempre che non si decida di lasciare “coperte le carte” fino al voto di domani al Senato, aumentando quel senso di incertezza ormai palese fuori dal Parlamento.