Il prossimo 17 novembre il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sarà interrogato dal gip di Trento nell’ambito dell’indagine per Covid rilevata nelle scorse settimane: il Premier, come noto, risulta indagato a vario titolo assieme ai Ministri Luciana Lamorgese, Roberto Speranza, Roberto Gualtieri, Lorenzo Guerini, Luigi Di Maio, Alfonso Bonafede tutti per la gestione dell’emergenza Covid-19 fin dalle primissime fasi della pandemia. Come spiegato ieri dallo scoop de il Tempo e oggi confermato da tutti i media nazionali, sarà la giudice per le indagini preliminari Claudia Miori a dover ascoltare al Palazzo di Giustizia di Trento il Premier Conte in merito alle accuse di attentato alla Costituzione, articolo 283 del Codice Penale, abuso di ufficio, violenza privata e articolo 323: il giugno scorso è già stata chiesta l’archiviazione, ma sarà il gip a dover decidere se alla fine mandare a processo il Capo del Governo oppure confermare l’archiviazione per tutti i reati. Le indagini nascono dalle singole denunce di cittadini e associazioni legali contro in primis i Dpcm per gestire l’emergenza coronavirus, in secondo luogo sulla lunghezza del lockdown e lo stop alle attività commerciali e lavorative della maggioranza degli italiani.



COSA RISCHIA IL PREMIER CONTE

In questo senso, la Procura di Trento è stata la prima a raccogliere le varie denunce e per questo sarà anche la prima a sentire direttamente Conte in udienza per stabilire se vi siano dei minimi estremi per arrivare a processo: i cittadini denunzianti attaccano il Governo per la presunta violazione di libertà personali, libera circolazione, fruizione della libertà religiosa. Al momento però, da Trento a Roma, le tante indagini a carico dei Ministri e del Premier hanno minore possibilità di iter giudiziario rispetto a quello di Bergamo, dove la mancata chiusura di Alzano e Nembro – specie dopo la pubblicazione dei verbali Cts dove si legge l’invito al Governo di fare zona rossa nella Bergamasca, non ascoltato da Conte e Speranza – potrebbe portare ad una evoluzione giudiziaria più rilevante per i membri dell’esecutivo. Infine, altro tema di indagine che sarà vagliata è quella dell’assenza di un piano pandemico a tutto tondo: Luca Fusco, presidente del Comitato “Noi denunceremo” ha spiegato a Il Giornale «ci sarebbero stati 10mila morti in meno se ci fosse stato un piano pandemico adeguato». Indagano Trento ma soprattutto Bergamo e su questo si attendono risvolti importanti già nelle prossime settimane.

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