E’ giusto che i pubblici ministeri valutino tutte le posizioni in merito ai morti per coronavirus nelle varie rsa lombarde, nonché alle numerose vittime avvenute in particolare nel bergamasco. E’ questo quanto sostenuto da Consueto Locati, legale del Comitato “Noi denunceremo”, che raccoglie i parenti delle vittime da covid di Bergamo. La procura ha ascoltato ieri il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, nonché i due ministri Luciana Lamorgese e Roberto Speranza (Interno e Salute), nell’ambito della mancata istituzione delle zone rosse a Nembro e ad Alzano Lombardo, e non solo. “Nelle denunce dei parenti delle vittime – le parole dell’avvocato Locati riportate dall’edizione online dell’agenzia Ansa – si fa riferimento a eventuali responsabilità governative, regionali, e anche di Confindustria di Bergamo e della Lombardia. E’ giusto – ha aggiunto e concluso – che vadano valutate tutte le posizioni”. Il legale si è soffermato in particolare sulle dichiarazioni di Maria Cristina Rota, il procuratore facente funzione, che ha spiegato di come la Procura bergamasca stia indagando a 360 gradi. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



CONTE DAI PM: “ALZANO E NEMBRO? NON AVREBBE AVUTO SENSO CHIUDERLI”

E’ assolutamente sereno il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, dopo il colloquio di ieri con i pm in merito alla mancata istituzione delle zone rosse in quel di Nembro e Alzano Lombardo. Parlando oggi con la Stampa il Premier ha spiegato: “Ai pm ho spiegato tutto per filo e per segno. Sono assolutamente tranquillo… Ho chiarito tutto quello che c’era da chiarire, ho illustrato tutti i passaggi di quei terribili giorni in cui combattevamo contro un nemico invisibile. Non ho nulla da temere”. Conte ha aggiunto: “La cronologia dei fatti è chiarissima: alla luce del quadro epidemiologico di cui disponevamo in quella prima settimana di marzo, non avrebbe avuto alcun senso chiudere solo i comuni di Alzano e di Nembro. Il nostro problema, già in quelle ore, era studiare soluzioni drastiche e immediate per tutta l’Italia. Ed è quello che abbiamo fatto. Perché, c’è una grande differenza tra le scelte che facemmo nei due comuni della bergamasca e quelle che invece prendemmo a Codogno e Vo’ Euganeo. In questi ultimi due casi eravamo agli inizi della pandemia, e non avevamo ancora alcuna contezza dell’esistenza di altri focolai nel resto del Paese. Viceversa, quando abbiamo affrontato il caso di Alzano e Nembro eravamo già di fronte a un’emergenza nazionale. E l’abbiamo affrontata come tale, applicando la zona rossa, o arancione, in tutto il territorio italiano”. Su un eventuale avviso di garanzia nei suoi confronti, il presidente del consiglio ammette di non aspettarselo: “Assolutamente no, io non sono ovviamente responsabile delle indagini, ma non mi aspetto alcun avviso di garanzia, né l’ho mai temuto”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



CONTE INTERROGATO DAI PM: “CHIARITO TUTTO”

Dopo l’interrogatorio di Giuseppe Conte, sono stati ascoltati dal pm di Bergamo i ministri dell’Interno Luciana Lamorgese e della Salute Roberto Speranza. E anche i loro interrogatori sono terminati. Nel frattempo emergono le dichiarazioni rilasciate dal presidente del Consiglio al termine della sua audizione. «Ogni passaggio è stato ricostruito e chiarito», riporta il Corriere della Sera. Conte ha sottolineato agli inquirenti che avrebbe rifatto tutto quello che ha fatto e che la Regione Lombardia avrebbe potuto chiudere in autonomia Alzano Lombardo e Nembro, avendo tutti gli strumenti per farlo.



Inoltre, il premier – come riportato dal Sole 24 ore – ha presentato una sua memoria ai procuratori in cui ricostruisce quanto accaduto durante le settimane tra il 22 febbraio e l’11 marzo, dal primo lockdown a Codogno e nel lodigiano e a Vo’ Euganeo (in Veneto), alla zona arancione istituita il 7 marzo in Lombardia e in altre province del Nord, fino al Dpcm con cui ha stabilito la zona rossa per tutta l’Italia.

«Il clima è stato di massima distensione e collaborazione: noi ce ne andiamo grati per le dichiarazioni che abbiamo avuto e ora andiamo a completare il nostro lavoro», il commento del pm Maria Cristina Rota ai giornalisti. (agg. di Silvana Palazzo)

CONTE, TERMINATO INTERROGATORIO DOPO TRE ORE

L’interrogatorio del premier Giuseppe Conte con la pm di Bergamo Maria Cristina Rota è terminato dopo circa tre ore. Il presidente del Consiglio ha dovuto chiarire cosa successe tra il 3 e il 9 marzo, quando si decise di inviare le forze dell’ordine e l’esercito ad Alzano e Nembro, ma poi fu non decretata la zona rossa. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, sono cinque gli interrogativi principali a cui Conte ha dovuto rispondere. In primis, ha dovuto spiegare con chi si consultò dopo la richiesta del Comitato tecnico scientifico di dichiarare zona rossa. Inoltre, gli sarebbe stato chiesto se ci furono contatti informali con la Regione Lombardia, visto che non risultano richieste formali da essa. E se la Regione Lombardia non ha presentato richieste formali, perché è stato mobilitato l’esercito? Ma Conte ha dovuto anche spiegare se ha consultato la Regione Lombardia dopo la seconda richiesta degli esperti, quella espressa con la lettera di Silvio Brusaferro.

E poi gli sarebbe stato chiesto se ha discusso con il governatore Attilio Fontana o l’assessore Giulio Gallera della possibilità di chiudere l’intera Regione anziché solo i due paesi. Gli inquirenti vogliono quindi capire se la decisione di tenere aperta l’area ha fatto aumentare i contagi. In tal caso, si procederebbe per epidemia colposa. I magistrati devono anche stabilire se Regione Lombardia potesse decidere di chiudere o se la decisione spettasse al governo. Quindi, è importante chiarire il ruolo del governo. (agg. di Silvana Palazzo)

CONTE, COMINCIATO INTERROGATORIO A PALAZZO CHIGI

Il procuratore aggiunto di Bergamo Maria Cristina Rota è a Palazzo Chigi per l’interrogatorio del premier Giuseppe Conte. Lo ascolterà come persona informata sui fatti, e così farà per i ministri dell’Interno Luciana Lamorgese e quello della Salute Roberto Speranza. Oltre al procuratore Rota, ci sono anche i sostituti Paolo Mandurino, Silvia Marchina e Fabrizio Gaverini a Palazzo Chigi. I pm di Bergamo indagano sulla gestione dell’epidemia di coronavirus in Val Seriana. Hanno quindi acceso i riflettori sulla mancata istituzione della zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo. L’obiettivo è stabilire se isolare i due comuni, dove i contagi stavano crescendo in maniera esponenziale dalla fine di febbraio, era una decisione che poteva prendere in autonomia la Regione Lombardia o se invece era una prerogativa in campo al governo. Inoltre, devono stabilire se il mancato isolamento dell’area abbia avuto conseguenze sul numero dei morti e sul tasso di mortalità nella zona. (agg. di Silvana Palazzo)

CONTE “NON TEMPO DI FINIRE INDAGATO”

E’ atteso oggi l’interrogatorio del presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ascoltato come persona informata sui fatti dai pm di Bergamo in merito alle mancate zone rosse ad Alzano e Nembro. «Non temo di finire indagato dopo il colloquio con i pm, su Alzano Lombardo e Nembro, rifarei tutto», le parole che Repubblica ha “strappato” al Premier in vista del confronto odierno con i pm. Nelle scorse ore il massimo rappresentante dell’esecutivo aveva specificato di non essere preoccupato per il colloquio odierno, specificando che “Ogni volta che ho preso una decisione è stata difficile, dietro tanti morti e tante persone che hanno sofferto, ma io sono sereno, ho agito con coscienza e sono stato affiancato, oltre che dai ministri, da esperti e abbiamo cercato di fare tutto il possibile per salvaguardare la comunità nazionale”. In merito ad una possibile commissione d’inchiesta parlamentare sul Covid, Conte ha aggiunto: “Tutte le indagini e le inchieste ben vengano, i cittadini hanno il diritto di conoscere e noi che abbiamo responsabilità di rispondere. Se c’è la richiesta di istituire un’indagine parlamentare non sta a me commentarla ma al Parlamento decidere, ed è giusto che ci si renda subito disponibili. Per quanto riguarda” l’emergenza affrontata sin qui, “in tutti questi mesi abbiamo sempre comunicato in modo molto trasparente, sono tranquillo ma non lo dico con arroganza, ma con la consapevolezza di chi ha agito in scienza e coscienza”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

CONTE INTERROGATO OGGI PER NEMBRO E ALZANO

La Procura di Bergamo si sposta a Roma per l’interrogatorio del premier Giuseppe Conte. Il procuratore facente funzioni Maria Cristina Rota e il suo pool di esperti sentiranno come persone informate sui fatti anche il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e quello della Salute Roberto Speranza. Il tema è lo stesso che nei giorni scorsi aveva portato il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera a Bergamo, cioè le mancate zone rosse a Nembro e Alzano. I soldati erano pronti a cinturare i due paesi, per questo Regione Lombardia, pur avendo facoltà di intervenire in maniera autonoma (come recita la legge 833 del 23 dicembre 1978), ha deciso di fare un passo indietro. La chiusura di Nembro e Alzano era stata caldeggiata anche dal Comitato tecnico scientifico con un documento firmato dal presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro. Perché è stato ignorato? È una delle domande che i magistrati gli hanno fatto mercoledì.

CONTE INTERROGATO, INCHIESTA BERGAMO PASSA A ROMA?

La Procura di Bergamo potrebbe però essere esclusa dall’inchiesta per questioni di competenze territoriali. Lo rivela l’Eco di Bergamo, spiegando che se verrà dimostrato che la decisione di non attuare le zone rosse a Nembro e Alzano fu presa a Roma, allora potrebbe entrare in campo la magistratura capitolina. Tra l’altro ieri sono emerse indiscrezioni sui timori del premier Giuseppe Conte in merito all’interrogatorio di oggi. Pare infatti che tema di essere indagato per epidemia colposa. C’è grande attesa comunque riguardo i chiarimenti che darà ai magistrati, sempre che riesca a trapelare qualcosa dal colloquio. «Le cose che dirò al pm di Bergamo, come persona informata sui fatti, non le posso anticipare. Sono tranquillo, riferirò doverosamente tutti i fatti a mia conoscenza», ha dichiarato nelle scorse ore. Ma potrebbe essere lo stesso presidente del Consiglio a decidere di intervenire in prima persona, rilasciando magari dichiarazioni, come quelle con cui ha commentato la convocazione della Procura di Bergamo.