Il doppio mandato «non è nello statuto», la polemica per il vertice M5s-Cina è «strumentale» e per il rilancio del Centrosinistra contro le destre occorre un «fronte unico con Pd e Leu»: sono questi tre i temi centrali dell’intervista di Giuseppe Conte oggi pomeriggio a “Mezz’ora in più”, la seconda in tv (dopo “Otto e Mezzo”) 4 mesi dopo l’addio da Palazzo Chigi. In attesa di candidarsi ufficialmente alla leadership del Movimento 5Stelle (a fine giugno dovrebbe avvenire l’elezione online), il caos in casa M5s è tutt’altro che minimo dopo lo strappo di Casaleggio e la delusione di molti gruppi parlamentari, oltre che la base stessa dell’elettorato: per questo motivo Conte prova a riunire i “cocci” fratturati negli ultimi mesi, rinnovando il sostegno al Governo Draghi «continuerà ad essere chiaro e trasparente».



Nessuno strappo dunque, per ora quantomeno, anche se questo non toglie che il M5s «vorrà dire la sua» nei prossimi mesi formando con Pd e Leu «un fronte comune»: secondo l’ex Premier e prossimo leader 5Stelle, «il governo sarà il primo a beneficiare della lealtà M5s, che non scapperà di mano, perché siamo molto responsabili. L’unica cosa che non si può chiedere è di non pesare al tavolo decisionale».



IL “NUOVO” M5S DI GIUSEPPE CONTE

Dalla Annunziata, Conte ha rilasciato alcune anticipazioni circa la prossima nuova organizzazione del Movimento 5 Stelle: ci sarà un grande consiglio nazionale composto in parte da nominati dal leader e il resto da eletti via votazioni online. Niente più “cittadini” ma sì al termine tanto caro alla politica di “onorevoli” per indicare i rappresentanti in parlamento: anche nel linguaggio dunque un cambio di passo deciso verso un’allineamento sul Centrosinistra “classico”, tralasciando l’ala più “movimentista” che si sente sempre meno rappresentata dal nuovo M5s. «Ci avviciniamo a evento di presentazione, fra 7-10 giorni massimo, vorrei che ci fosse la presentazione, la proposta politica e il progetto complessivo», spiega Conte che conferma l’intenzione di volersi candidare a delle votazioni online (e non al seggio di Roma per le Suppletive, ipotesi scartata dallo stesso ex Premier) «Certo che sarò votato! Ma ho anche aggiunto che, se non raggiungerò una maggioranza solida, adeguata… Ho bisogno di una grande investitura da parte degli iscritti. Non posso accontentarmi di un voto in più di maggioranza, questa per il movimento è una rivoluzione gentile». In merito alla polemica sul doppio mandato, al momento Conte esclude un “limite” anche se non strappa fino in fondo rispetto a questo ribadito da Beppe Grillo: «Il doppio mandato non è nello statuto e non sarà nel nuovo statuto, è nel codice etico, quando affronteremo il codice etico ce ne occuperemo. C’è la posizione di Grillo, da considerare, mi assumerò la responsabilità di formulare una proposta nel quadro della ragionevolezza e poi coinvolgeremo gli iscritti». Capitolo finale, la polemica sulla presenza di Grillo a Roma in un vertice con l’ambasciatore della Cina nello stesso giorno in cui Draghi e Biden discutevano proprio dell’atteggiamenti da tenere contro Pechino (con Conte che avrebbe dovuto partecipare ma all’ultimo ha dato forfeit): «Sulla visita ai rappresentanti della Cina ci sono state “polemiche strumentali che l’hanno caricata, non è la prima visita che avrei fatto (ieri non ho potuto raccogliere questo invito….), non è la prima volta che incontro ambasciatori, è normale che un leader esponga la propria proposta alle altre Nazioni, non caricherei assolutamente di significati».



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