Alla vigilia della presentazione delle liste il Premier Giuseppe Conte lancia un appello urgente ai suoi due maggiori azionisti al Governo: Pd e M5s devono allearsi in Puglia e nelle Marche per battere le destre, nonostante le forti distanze presenti in entrambe le Regioni chiamate al voto il prossimo 20-21 settembre nelle Elezioni Regionali-Referendum. Nella lunga intervista al Fatto Quotidiano il Capo del Governo “richiama” Zingaretti e Di Maio ribadendo la necessità di non perdere terreno a livello locale (anche se nello stesso tempo esclude l’importanza di un voto con conseguenze nazionali): «Trovo ragionevole che le forze politiche che sostengono il governo provino a dialogare anche a livello regionale. In Puglia e nelle Marche presentarsi divisi espone al rischio di sprecare una grande occasione. Una sinergia anche a livello territoriale può imprimere una forte spinta per realizzare le strategie del Green deal, dell’innovazione digitale, degli investimenti nelle infrastrutture, negli asili nido e nelle scuole». Nel dialogo con Marco Travaglio, il Premier comprende le distanze tra M5s e Pd ma in extremis, dopo il lancio dei candidati per entrambe le fazioni, ricorda quanto sia necessario «sedersi ad un tavolo e dal confronto può scaturire un progetto politico più rafforzato».
IL PREMIER CONTE TRA RECOVERY, MES E…
Conte non fa nomi ma intende avvicinare sempre di più i due partiti di Governo dopo il voto su Rousseau: «L’apertura che gli iscritti dei 5Stelle hanno dato alle alleanze anche con partiti tradizionali favorisce una svolta e apre nuovi scenari. Io indebolito? Auspicio perché questa esperienza di governo contribuisca a far nascere una visione di ampio respiro di cui l’Italia ha estremo bisogno». Mezza intervista dedicata all’importanza dell’accordo elettorale Pd-M5s, poi però Conte quasi in controtendenza spiega anche «Sono elezioni regionali, non politiche. Ne abbiamo già affrontate in passato. Non si tratta di dare un voto al governo. Ma ritengo legittimo auspicare che le forze di maggioranza trovino il modo di collaborare anche i livello regionale». Battute rapide e in serie sui principali nodi politici del momento, a cominciare dalle discoteche dove attacca le Regioni pur con toni cauti «Il governo non ha mai autorizzato l’apertura delle discoteche. Abbiamo sempre ritenuto impensabile che in una discoteca si possano mantenere distanze e indossare le mascherine. È chiaro che sono luoghi privilegiati di diffusione del contagio. Alcune Regioni, tuttavia, hanno voluto adottare protocolli sanitari ritenendoli compatibili con la riapertura delle discoteche». Se per la scuola non vi sono particolari novità («massimo impegno per garantire il rientro a scuola in condizioni di massima sicurezza. È una sfida molto impegnativa per il Paese, perché coinvolge oltre 10 milioni di persone»), sulle sfide internazionali che attendono l’Italia Conte si fa più specifico: il Recovery Plan arriverà a metà ottobre ma sarà una “sunto” del Piano di Rilancio presentato agli Stati Generali di giugno, «stiamo lavorando per estrarre quei progetti che più direttamente rispondono alla logica dei finanziamenti europei, che contemplano investimenti e riforme strutturali per rendere più competitivo e resiliente il Paese». E il Mes? Conte frena le richieste del Pd e rilancia «si tratta pur sempre di soldi presi a prestito. Confido che i flussi di cassa rendano superfluo quest’ulteriore indebitamento, anche in considerazione dei fondi del piano Sure già attivato e del Recovery Fund. Se mai il quadro di finanza pubblica imponesse valutazioni differenti, state pur certi che andremo in Parlamento e ne discuteremo in piena trasparenza».