Il giorno dopo il verbale reso pubblico dal quotidiano “Domani”, è silenzio totale tanto dall’ex Premier Giuseppe Conte quanto dal Ministro della Salute Roberto Speranza: silenzio stampa senza voler commentare quanto per ora è emerso da quel verbale sulla presunta riunione segreta del Cts il 2 marzo, tenuta “nascosta” secondo il quotidiano di De Benedetti ai pm di Bergamo. Nè da Conte né da Speranza sono giunte aggiunte o note pubblica, ma non è l’unico “mistero” rilevato nelle ultime 24 ore: in quelle carte giudiziarie, secondo Francesca Nava del “Domani” vi sarebbe anche un Dpcm “fantasma” che potrebbe aggiungere spunti interessanti al quadro che lentamente va a formarsi negli inquirenti.



«Il 4 marzo il ministro va a Milano per incontrare la giunta Fontana che governa la Lombardia. Viene impostata una bozza di Dpcm per chiudere la Val Seriana o le informazioni ricevute dal Cts non erano abbastanza allarmanti?», si chiede la collega, ma il Ministro su questo non ha voluto dare risposte. Ha parlato invece con il quotidiano un membro del Cts presente a quella riunione del 2 marzo 2020, ma vuole rimanere anonimo: «Noi abbiamo sempre consigliato di fare le chiusure opportune, il nostro compito è stato sempre quello di analizzare i dati e dare dei consigli in conseguenza dei dati, poi la decisione è sempre stata politica, ma credo che focalizzarsi su una decisione che si è articolata in alcuni giorni, non in 20 anni, sia un modo distorto di vedere le cose». Insomma, una scelta politica quella presa/non presa da Conte che al momento opportuno – se lo riterranno i giudici – dovrà essere motivata dall’ex Presidente del Consiglio.



CONTE E SPERANZA NEI GUAI?

C’è un verbale che smentisce la versione dell’ex premier Giuseppe Conte in merito alla vicenda delle zone rosse a Bergamo. Ai pm che stanno indagando sulle mancate chiusure in Lombardia nel 2020, non ha mai detto di essere stato informato dei pericoli dal Comitato tecnico scientifico già il 2 marzo di quell’anno. Lo rivela il quotidiano Domani, facendo riferimento all’esistenza di un verbale segreto che smentisce la versione di Conte. Questo verbale, acquisito dalla procura di Bergamo, riguarda una riunione informale e ristretta del Cts che si è tenuta appunto il 2 marzo 2020 alle ore 18. All’incontro parteciparono, oltre all’allora premier, anche il ministro della Salute Roberto Speranza, Silvio Brusaferro (Iss) e alcuni membri del Cts, come l’allora coordinatore Agostino Miozzo. Non vi sono verbali ufficiali di questa riunione negli atti pubblicati sul sito della Protezione civile, che peraltro è la seconda del giorno e l’unica delle due a cui avrebbe preso parte Conte. Ma qualcuno ha preso appunti.



In quella riunione il Cts suggerì al presidente del Consiglio di introdurre restrizioni in Val Seriana, anche se non c’era stata una richiesta formale di zona rossa da Regione Lombardia. I numeri parlavano chiaro e quel giorno arrivò anche la richiesta di Giulio Gallera, allora assessore regionale al Welfare, di reclutare con la massima urgenza medici per affrontare l’epidemia Covid.

CONTE E IL VERBALE SEGRETO SUL CASO BERGAMO

L’allora premier Giuseppe Conte sarebbe stato titubante all’idea di “chiudere” la Val Seriana. Lo rivela il quotidiano Domani, secondo cui la questione oggi riguarda quanto dichiarato dallo stesso quando il 12 giugno scorso è stato sentito dai pm di Bergamo come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta sulla mancata zona rossa. Avrebbe infatti dichiarato, stando alle indiscrezioni pubblicate sul Corriere della Sera, di aver appreso la situazione epidemiologica in Val Seriana e le raccomandazioni del Cts solo il 5 marzo, quindi tre giorni dopo quella riunione “segreta”. A quel giorno risale pure una nota riservata dell’Istituto superiore di sanità (Iss), riportata da Tpi.it, in cui si raccomandava la zona rossa per Alzano Lombardo e Nembro. Una richiesta messa a verbale dal Comitato tecnico scientifico il giorno successivo, il 3 marzo. Conte ha dichiarato di aver letto quel verbale 48 ore dopo e di aver deciso di chiudere la Lombardia in accordo col governatore Attilio Fontana l’8 marzo, nella convinzione che non sarebbe stato sufficiente chiudere solo la Val Seriana.

Il verbale “segreto” del 2 marzo però racconta un’altra storia, perché Silvio Brusaferro, oltre ad aver illustrato all’ex premier la grave situazione in Val Seriana, gli suggerì di limitare l’accesso a quei comuni. Invece Conte dichiarò che la zona rossa va usata “con parismonia, perché ha un costo sociale, politico, non solo economico, molto alto”. Questa nota, citata da Domani, si conclude con una frase attribuita all’ex presidente del Consiglio: “Decide di rifletterci”. Una riflessione durata sei giorni, nei quali sono morti centinaia di bergamaschi. Quindi, l’ex premier Giuseppe Conte ha mentito ai pm o ha avuto un vuoto di memoria? Questo l’interrogativo lanciato dal quotidiano.