Sono passati due giorni dalla proposta fatta da Enrico Letta per un “patto tra leader” in modo da blindare la Manovra di Bilancio (in arrivo oggi in Parlamento, ndr) e solo poi concentrarsi sulla nomina del Quirinale: avevano risposto tutti alla “chiamata” del Segretario Pd, l’ultimo che mancava era Giuseppe Conte. Ebbene, dalle colonne de “La Stampa” l’ex Premier ha risposto e pure rilanciato.



«Ritengo senz’altro opportuno un incontro con gli altri leader per assicurare un percorso più spedito alla legge di Bilancio», spiega il Presidente M5s chiarendo però, «suggerisco di far sedere al tavolo anche i capigruppo. Non vorrei che un incontro del genere venisse percepito come lesivo delle prerogative del Parlamento a cui adesso spetta il compito di approvare la manovra». A quel punto il vero “rilancio” della posta in palio, con inevitabili potenziali conseguenze all’orizzonte sulla sua proposta: «serve altro confronto con tutte le forze politiche, anche di opposizione, per affrontare il tema delle riforme costituzionali, che sono il vero nodo della nostra vita istituzionale». Insomma, ok il patto tra leader sulla Manovra ma per far continuare la Legislatura occorre secondo Conte un nuovo “tavolo delle riforme” tante volte auspicato negli anni ma in realtà mai realmente convocato dopo il “Patto del Nazareno” (poi interrotto) sul Referendum costituzionale di Renzi.



LE “CONDIZIONI” DI CONTE

Per il leader 5Stelle, al momento non vi è nulla di più importante e prioritario per il futuro dell’Italia che mettere l’attuale Governo e tutti i prossimi «in condizione di poter programmare un piano di riforme necessario a migliorare la qualità della vita dei cittadini. Il sistema così com’è non va». PNRR ma non solo, secondo Conte occorre intervenire anche in forma preventiva sul pericolo di instabilità degli esecutivi: «Non possiamo competere a livello internazionale avendo premier che, magari per colpa di piccoli partitini, si avvicendano dopo un breve periodo e sono chiamati a confrontarsi con capi di Stato e di governo che rimangono in carica per decenni». Il riferimento qui alla sua uscita di scena per “colpa” di Renzi è tutt’altro che lieve: resta però l’appello lanciato da Conte, con apertura anche a Berlusconi e allo stesso Renzi, «Ci aspettiamo che trovi il tempo, tra un viaggio di affari e l’altro, per rispondere alle 13 domande (inviategli dal Movimento 5Stelle dopo le inchieste sulla Fondazione Open, ndr)». Le “condizioni” e le proposte lanciate dal leader M5s sono diverse, non tutte ancora definite alla perfezione: «dalla sfiducia costruttiva alla fiducia a camere unificate, dalla possibilità del premier di sostituire i singoli ministri alla modifica dei regolamenti parlamentari in modo da rendere poco conveniente il passaggio dall’uno all’altro gruppo», conclude a “La Stampa” l’ex Premier.

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