È detonante l’intervista rilasciata oggi da Armando Armas a “Libero Quotidiano”: il membro fondatore di Voluntad Popular – partito di Leopoldo Lopez in Venezuela e formazione politica del Presidente ad interim Juan Guaidò, eletto all’Assemblea Nazionale nel 2016 – arriva a sostenere che il Governo Conte (sia il primo che il secondo) avrebbe in qualche modo ostacolato le indagini sui presunti fondi di Chavez e Maduro al Movimento 5Stelle.



Lo scandalo del finanziamento presunto del regime di Caracas a Grillo e Casaleggio è oggi tema di indagine della Procura di Milano, ma Armas a Giovanni Terzi su “Libero” racconta nel dettaglio l’intera rete utilizzata dal Governo comunista venezuelano per finanziarie movimenti “anti-sistema” in giro per il mondo. Come noto, le accuse iniziali sono state mosse dall’ex capo dell’intelligence di Chavez – Hugo Carvajal – citando documenti segreti di finanziamenti, tra gli altri, anche al Movimento 5Stelle (che ha sempre rigettato questa accusa, ndr): secondo Armas, non vi è da dubitare di quella ricostruzione chavista, «il regime venezuelano ha una lunga e documentata storia in questo genere di attività, attività di ingerenza che ci è stata confermata negli anni anche da molte fonti diplomatiche di molti Paesi del mondo anche fuori dall’Europa». Ancora a “Libero” Armas spiega come le autorità italiane facciano bene a indagare per ristabilire l’esatta verità, ma dovrebbe poi essere condotta un’indagine internazionale per valutare le varie mosse simili portate avanti dal Governo di Chavez prima e Maduro ora: «Il regime venezuelano ha aiutato e aiuta qualsiasi movimento che si opponga e contrasti con la visione democratica e liberale della politica, e non mi stupisce se lo ha fatto anche e soprattutto in un Paese come l’Italia, assolutamente strategico e dotato di legami storici, politici, economici e culturali molto forti con il Venezuela».



LA “RETE CHAVISTA” E IL M5S: COSA SUCCEDE

Armas parla apertamente di “ingerenza” fatta dal Venezuela, come da altri regimi autoritari, provando a superare le regole dei singoli Paesi arrivando fino a condizionare. Media, comunicazione e imprese: Terzi a questo punto chiede al politico d’opposizione quali tentativi di indagine sono stati fatti a livello parlamentare in Venezuela. E qui provengono le considerazioni più potenzialmente incendiarie: «intorno a gennaio-febbraio 2019 con il governo Conte 1 (ma la stessa cosa continuò con Conte 2) l’Italia non riconobbe il governo a interim di Guaidò come governo legittimo, cosa che ha reso molto difficile per noi la possibilità di tenere sotto controllo questo genere di vicende». Ma non finisce qui, visto che secondo Armas i tentativi fatti con i vari canali diplomatici italiani sono stati indirizzati nel far indagare e controllare al meglio e in trasparenza le autorità italiane: «tutto ciò si è rivelato estremamente difficile […] Per l’inesistenza di relazioni dirette e formali tra il governo ad interim e il governo Conte. Cosa che, ricordo, ha di fatto anche ostacolato il riconoscimento di Guaidò come legittimo presidente da parte dell’Unione Europea». Il politico anti-Maduro si prende anche la responsabilità di fare i nomi delle figure “chiave” coinvolte nel presunto finanziamento di Caracas al M5s: si parla di personaggi da anni nella rete della dittatura venezuelana in Italia, sempre secondo Armas. Nomi come «Rafael Lacava, che fu ambasciatore del Venezuela in Italia, ma anche Isaia Rodriguez, anch’egli ambasciatore venezuelano in Italia. C’è poi Giancarlo Di Martino, il console generale a Milano, e il console a Napoli»; sarebbero questi i soggetti che hanno avuto relazioni con il M5s per il presunto finanziamento illecito. La denuncia di Armas a “Libero” è grave e richiede l’urgente intervento degli inquirenti per capire se le fonti citate siano realmente verificate e realistiche: «Ci sono molte personalità italiane di alto profilo che sono e sono stati alleati di un regime violatore dei diritti umani e perpetratore di crimini contro l’umanità. È una cosa molto grave, che va fatta conoscere».

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