Una lunga intervista ha concesso questa mattina al Fatto Quotidiano il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte tratteggiando tutti i punti più caldi dell’attualità politica a cominciare dalle difficoltà per il varo del Decreto Maggio, passando per Mes-Recovery-Bce verso l’Eurogruppo di venerdì e concludendo con le possibili riaperture anticipate nella fase 2 e financo la polemica tra Bonafede e Di Matteo sul tema giustizia. Andando con ordine, il tema certamente più impellente è il Decreto economico che ancora tarda ad essere pubblicato: «La commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager sta aggiornando in questi giorni il Temporary framework, cioè lo strumento con cui si introduce un regime di deroga per gli aiuti alle imprese colpite dall’emergenza. Quindi tutte le misure di sostegno alle imprese a cui abbiamo lavorato dovranno attenersi al nuovo quadro», spiega Conte al Fatto, ribadendo che nel testo vi sarà oltre alle anticipazioni degli scorsi giorni anche una misura che attraverso il credito di imposta «permetterà di ristrutturare gli immobili per adeguarli alla normativa antisismica e per l’efficientamento energetico, gratis». Un Superbonus per l’edilizia cui si aggiungerà anche il piano straordinario per l’edilizia scolastica, approfittando delle scuole chiuse.



CONTE E LE RIAPERTURE

Rispondendo alle critiche poste da Confindustria del neo Presidente Bonomi e provando a difendere la lungaggine dei prestiti bancari che in teoria sarebbero garantiti dallo Stato nel Decreto Liquidità Imprese, Conte risponde così allo scontro interno al Governo tra Pd, Renzi e Movimento 5 Stelle: «In un sistema economico che funziona, lo Stato deve assumere una veste più dimessa di quella di uno ‘Stato regolatore’. Ma non escludo, nel contesto che stiamo vivendo, che lo Stato possa assumere, con prudenza e attenzione, un ruolo più attivo. Non penso a un piano di nazionalizzazioni che richiama epoche passate, ma possiamo arricchire il ventaglio dei sostegni alle imprese, in alcuni casi anche attraverso capitale, finanziando direttamente l’impresa per facilitare investimenti produttivi e consentire il consolidamento dell’organismo societario».



Oltre al concetto di “più Stato nelle imprese”, largamente avversato dal Centrodestra ma anche da buona parte di Italia Viva, il Premier tocca poi il tema ulteriormente delicato delle aperture nella fase 2 lanciando una speranza per alcuni settori: «Riaperture anticipate nelle Regioni? Siccome ora ci sono soglie definite di allarme, siamo in condizione di studiare un’eventuale anticipazione delle aperture per ulteriori attività con differenziazioni geografiche. In presenza di un protocollo di sicurezza per spazi, ambienti e attività, si potrà decidere di anticipare le aperture di centri estetici, parrucchieri, ma anche teatri».



TRA MES, RECOVERY E DI MATTEO

Non volendo commentare la sentenza della Corte tedesca su QE e BCE che potrà mettere forte ostacolo al futuro dell’Eurozona, Conte non può però tirarsi indietro sul tema degli aiuti Ue in essere dopo il Consiglio Europeo: sul Recovery Fund non ci sono novità sule tempistiche «C’è un’istanza più ambiziosa di Italia, Spagna, Francia. E una traduzione più ‘frugale’ dei Paesi del Nord. Continueremo a batterci perché prevalga l’ipotesi più ambiziosa» mentre Conte ribadisce che il suo sì al Mes non ci sarà «resto convinto che il Mes non ci serva» (anche se è già inserito nel pacchetto firmato dall’Italia in Consiglio Ue, ndr). Infine, sulla polemica enorme tra il giudice Di Matteo e il Ministro della Giustizia Bonafede, Conte prende le parti del suo Guardasigilli: «Due anni fa Bonafede mi informò entusiasta della sua intenzione di coinvolgere Di Matteo, lo immaginava accanto a sé come il ‘nuovo Falcone’. Non ho assistito ai colloqui, ma l’idea di Bonafede condizionato o succube di pressioni mafiose è assolutamente irrealistica». Per gli altri argomenti, dal tema “congiunti” al rapporto con Luca Zaia della Lega, fino alle vacanze degli italiani, ecco l’intervista integrale pubblicata dai canali social di Palazzo Chigi.