Un lungo colloquio quello lasciato dal Premier Giuseppe Conte a Monica Guerzoni sul Corriere della Sera, una delle giornaliste più “dentro” le dinamiche di Palazzo Chigi e spesso riportante scoop e anticipazioni sui principali decreti Covid di questo infinito 2020. Dal Recovery Fund alle task force, dalle difficoltà della maggioranza fino al rimpasto e ai giudizi su Luigi Di Maio e Matteo Renzi: non una intervista “canonica” bensì un colloquio fatto di botta e risposta e di ragionamenti “a voce alta”. Ecco, tutto questo è stato però smentito dallo stesso Presidente, o meglio, ha confermato le tesi sul Recovery Fund ma ha anche ribadito che le altre parole «non corrispondono ai miei pensieri». Riavvolgiamo prima il nastro però, così da capire cosa sia davvero successo in questo strano “cortocircuito” tra Palazzo Chigi e il Corriere della Sera: Conte ha innanzitutto chiarito nel colloquio “alla scrivania di P. Chigi”, come spiega la Guerzoni, che l’Italia non si trova in ritardo con il Recovery Fund. «Quei 209 miliardi sono per il nostro Paese la sfida della vita, sarebbe doloroso non arrivare fino in fondo», racconta il Presidente, confermato poi anche dalla nota successiva del suo ufficio stampa. «Riusciremo a dare la svolta, con l’Europa abbiamo studiato un percorso a scorrimento veloce del Recovery. Stiamo facendo tantissimo, nonostante il clima di confusione che ogni tanto si alza», ribadisce Conte che ammette come la “squadra” e le task force ancora non sono state definite.



L’INTERVISTA SUL RECOVERY FUND

Quello che è certo è che la cabina di regia sul Recovery Fund – ancora tutta da costruire – dovrà riferire periodicamente «sia al Consiglio dei ministri che al Parlamento […] Persone con forti competenze e capacità di coordinamento. .Dobbiamo coinvolgere il meglio del Paese, individuando 50 nomi per ognuno dei sei team. Non per assegnare centinaia di incarichi, ma per selezionare esperti in grado di seguire passo dopo passo la realizzazione dei lavori». Gualtieri per il Pd, Patuanelli per il M5s, Amendola per i rapporti con l’Ue e ovviamente anche Conte: la task force va delineandosi ma ancora serve capire se verrà individuato un “supercommissario” che monitori il tutto, evitando però quanto avvenuto 6 mesi con Vittorio Colao e il piano di ripresa poi di fatto non preso in considerazione. «Ci sarà un grande confronto pubblico e coinvolgeremo tutto il Parlamento. Stiamo anche pensando a un comitato di garanzia, che sovrintenda all’attuazione dei progetti e verifichi che le cose stiano andando bene»: secondo Conte qui si ferma il suo colloquio con il Corriere, mentre invece la Guerzoni riporta molto di più nel suo pezzo.



LA (SEMI)SMENTITA DI CONTE

Si va dal rapporto con Zingaretti e il Pd – «Lo sento tutti i giorni e non è vero che non sia d’accordo sulla cabina di regia a tre. Ne avevamo parlato, c’è perfetta coincidenza», al “commissariamento” dei ministri e all’ira di alcuni dem per i pochi volti Pd previsti dalla cabina di regia sul Recovery: ma è il passaggio sui rischi di rimpasto e tenuta della maggioranza che Conte avrebbe detto le parole più significative, «il Quirinale non permetterebbe mai di soddisfare le ambizioni di qualcuno» in tema di rimpasto. Non solo, il Capo del Governo avrebbe anche aggiunto di come siano Renzi e Di Maio – più di M5s e Pd – ad aver richiesto il rimpasto della squadra giallorossa: «Quando gli chiedono se davvero il leader di Italia viva sia al centro delle manovre, Conte si limita a sottolineare che forse, avendo fondato un partito nuovo, non ha ottenuto i risultati che sperava», riporta la Guerzoni parafrasando le parole di Conte. Qui arriva però la netta smentita di Palazzo Chigi in una nota diffusa all’Adnkronos da non ben precisate “fonti di Governo”: «In merito al colloquio con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, pubblicato sul Corriere della Sera, si precisa che l’unico tema trattato è stato il Recovery Plan. Tutte le altre ricostruzioni contenute nell’articolo, incluse quelle relative al cosiddetto rimpasto e al ruolo di Luigi Di Maio e Matteo Renzi, non solo non corrispondono a parole espresse dal Presidente del Consiglio ma non corrispondono neppure ai suoi pensieri».

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