TRIBUNALE NAPOLI RIGETTA RICORSO M5S E CONTE

Con un “ritardo” di una settimana rispetto all’esito atteso, il Tribunale di Napoli ha rigettato l’istanza di ricorso avanzata dal M5s per la revoca dell’ordinanza di sospensione dello Statuto e della nomina d Giuseppe Conte a Presidente 5Stelle (dello scorso 2 febbraio 2022). Ad annunciarlo fonti giudiziarie di ANSA e Adnkronos, pubblicando anche ampli stralci della decisione parziale presa dai giudici partenopei.



Il giudice Francesco Paolo Feo infatti, nel rigettare l’istanza, ha fissato per il 5 aprile l’udienza nel merito: «non sussistono i presupposti per la chiesta revoca anche perché nell’avviso di convocazione dell’assemblea del 17 Luglio 2021 […] erano stati ammessi al voto solo gli iscritti da oltre sei mesi; inoltre, nel verbale di udienza del 2 Febbraio 2022 (innanzi al Collegio, in sede di reclamo), i ricorrenti contestavano ancora che l’avviso di convocazione dell’assemblea faceva riferimento ad un regolamento che doveva esser ritenuto inesistente». Il tentativo del M5s, in particolare di Vito Crimi, di dimostrare che i vertici grillini non erano a conoscenza della norma presente nel regolamento che ammetteva il voto degli iscritti solo oltre sei mesi è andato fallito: «Tale documento (che confermava tale regola, ndr) non sarebbe stato prodotto prima in giudizio perché, di esso, l’istante Associazione sarebbe venuta a conoscenza solo dopo la pronuncia dell’ordinanza di sospensione», riassume il giudice di Napoli.



CONTE LEADER DECADUTO, LE MOTIVAZIONI

Ancora il Tribunale ricorda come l’istanza di revoca e «la riproposizione della domanda cautelare non può trovare luogo ove fondata su ragioni di fatto e di diritto preesistenti alla pronuncia cautelare, a meno che di esse non venga allegata e dimostrata l’avvenuta conoscenza e conoscibilità solo in un momento successivo». Le motivazioni della decisione odierna sul “caso M5s” vedono poi giungere al nodo della questione: «il dedotto “regolamento” è atto promanante dalla stessa Associazione che lo ha prodotto in giudizio, trattandosi di atto a essa interno, regolante un aspetto fondamentale della sua organizzazione e del suo funzionamento ed emanato dagli stessi organi apicali dell’Associazione e quindi da intendersi per ciò stesso conosciuto, o comunque sicuramente conoscibile, fin dalla sua adozione». Secondo i giudici di Napoli non basta per accettare il ricorso ribadire che al momento della votazione gli organi rappresentativi dell’ente erano rivestiti da persone diverse da quelle del tempo in cui il regolamento fu adottato, cioè da Giuseppe Conte e non più da Di Maio e Crimi. I vertici del Movimento dovevano-avrebbero dovuto, conclude l’istanza rigettata dal Tribunale, «conoscere l’esistenza del regolamento in quanto i ricorrenti (contestandone la mancata pubblicazione, la mancanza di data certa ed il fatto che non fosse stato proposto dal Comitato direttivo) avevano già nell’atto di citazione specificamente argomentato su di esso, che pare esser richiamato, anche se solo genericamente e senza indicazione della data di emissione o di altro elemento specificativo, nell’avviso di convocazione dell’assemblea del 17 luglio 2021, in forza del quale erano stati ammessi al voto solo gli iscritti da oltre sei mesi».



CAOS M5S, ORA COSA SUCCEDE

Effetto immediato di questa decisione presa oggi dal Tribunale di Napoli è la conferma del “decadimento” da leader M5s per Giuseppe Conte, oltre alla piena sospensione dello Statuto. Il commento di Lorenzo Borrè all’ANSA, legale dei tre iscritti al M5s che hanno sollevato in origine il ricorso contro le votazioni su SkyVote andate in scena la scorsa estate, è caustico: «Per i giudici quindi è illegittima l’elezione di Giuseppe Conte alla presidenza del Movimento 5 Stelle. Ora Conte rifletta». Secondo quanto riportato da fonti M5s all’Adnkronos, tale decisione dei giudici non ferma la convocazione dell’Assemblea degli Iscritti M5s fissata per il 10-11 marzo per approntare le modifiche allo Statuto e “rivotare” su Conte Presidente: «si vota come programmato», filtra dai vertici grillini confermando la decisione presa da Conte e Grillo nell’incontro dello scorso 9 febbraio. Secondo Borrè confermare tale votazione potrebbe portare a nuova impugnazione: «Le modalità di convocazione dell’assemblea e le modifiche proposte prestano indubbiamente il fianco, entrambi i fianchi direi, a eventuali nuove impugnazioni. Ricordo sempre che non sono io ad impugnare: la mia opera si riduce al patrocinio. Ma se tanto mi dà tanto..». La stessa scelta di puntare ancora sulla nuova piattaforma SkyVote e di non utilizzare invece la ‘ex’ Rousseau rappresenta un problema non da poco per i vertici M5s: conclude il legale ricorrente, «chiedo a Conte in quanto iscritto di differire a nuova data l’assemblea del Movimento del 10-11 marzo». Elemento poi da non sottovalutare sono i tempi dei possibili nuovi ricorsi che saranno presentati a seguito del voto di marzo (se confermato): scrive il “Corriere della Sera”, «dal voto sullo statuto di agosto alla revoca sono trascorsi sei mesi. Se ci dovessero essere ricorsi sulla votazione in programma il 10-11 marzo e se i tempi dei ricorsi ricalcassero quelli della causa napoletana, il Movimento si ritroverebbe nel mezzo di una nuova tempesta giudiziaria a settembre, ossia alla vigilia della campagna elettorale. Una situazione insostenibile».