CONTE PROVA A SPACCARE IL “CAMPO LARGO”: “PD NON RESUSCITI RENZI. SINISTRA DEVE ESSERE CONTRO L’AFFARISMO”
Questa volta nasce da un’affondo di Goffredo Bettini l’ultimo caos interno al “campo largo progressista”, con protagonisti sempre i soliti noti ma con un “finale” ancora tutto da scrivere e tutt’altro che già scritto. Se infatti lo scontro resta accesissimo tra Conte e Pd per accettare o meno in coalizione Italia Viva di Matteo Renzi, nella partita più imminente (le Elezioni Regionali in Liguria) e dove la distanza pareva incolmabile attorno al nome di Andrea Orlando come candidato unico, ecco che in giornata è giunto il ritiro del pentastellato Pirondini che annuncia l’appoggio all’ex Ministro dem per le urne del 27-28 ottobre 2024.
Proviamo però a riannodare i fili anche solo di queste ultime 48 ore per capire cosa sia successo e da dove nasce la “schizofrenia” delle ultime mosse politiche in casa Centrosinistra: in primi va ricordato che da tempo ormai Giuseppe Conte ritiene Renzi come responsabile n.1 delle crisi passate e anche più recenti dell’area progressista, tanto da pressare la leader dem Elly Schlein affinché chiuda immediatamente il progetto di “allargamento” della sinistra anche al centrista senatore fiorentino. L’intera estate passata dall’ex Premier dem a “inseguire” il suo ex partito, oltre che dare suggerimenti sull’agire politico di coalizione, ha fatto molto rumore tanto che sul “Fatto Quotidiano” il dem Goffredo Bettini si è lamentato delle uscite renziane e soprattutto sul mancato stop imposto da Schlein: «il quadro che si sta determinando: da inopportuno si sta trasformando in un letale errore politico. Giusto far cadere i veti, stravagante dare le chiavi dell’allargamento del centrosinistra a Renzi. L’ex premier ha esaurito un ciclo».
Ed eccoci giunti all’attualità – se ci perdonata la lunga premessa – con Giuseppe Conte che all’ANSA risponde a quanto visto e letto su Bettini e Schlein, ribadendo la posizione molto dura nei confronti dell’acerrimo nemico che gli ha “tolto” Palazzo Chigi nel 2021 dimettendo le ministre di IV dal Governo giallorosso: «sono convinto che resuscitare Renzi, premiandolo dopo la disfatta elettorale europea e i suoi ripetuti fallimenti, sia una scelta che avrebbe un costo pesantissimo per la serietà e credibilità del progetto di alternativa a Meloni». Sia sotto il profilo dell’elettorato sia sul fronte politico schietto, sia per i progetti a lungo termine del “campo largo” e sia anche sul fronte morale, imbarcare a bordo Renzi secondo Conte è un sostanziale “harakiri”: contro l’affarismo e contro il trasformismo, queste sono le 2 accuse principali lanciate dal M5s contro Italia Viva secondo cui Matteo Renzi non può e non potrà entrare nel “campo largo” contro il Centrodestra.
DOPO L’ULTIMATUM AL PD, IL M5S SI ACCODA SU ORLANDO ALLE REGIONALI IN LIGURIA
E fin qui non facciamo altro che constatare l’ennesima spaccatura interna di una coalizione che ufficialmente ancora non esiste (governa assieme in alcune realtà territoriali, la più importante è la Sardegna della neo-governatrice Alessandra Todde): ma dopo le parole durissime di Conte contro Renzi (e con evidente “ultimatum” lanciato alla leader Schlein), ecco avvenire l’impensabile (o quasi). Il candidato grillino alle Regionali in Liguria Andrea Pirondini si è chiamato fuori, annunciando il sostegno a Orlando assieme al resto del Centrosinistra: «sia io che l’intero M5S lo sosterremo convintamente e lealmente».
Conte poi sui social rimarca affermando come il M5s sostenga convintamente Orlando in Liguria, rispondendo a quell’ultimatum lanciato dall’ex Guardasigilli nei giorni scorsi («si decida entro domenica o mi ritiro», ndr).. «Abbiamo la necessità di restituire ai cittadini liguri la possibilità di immaginare un futuro migliore, improntato alla trasparenza e all’etica pubblica», scrive il leader M5s. Una consecutio di avvenimenti piuttosto singolare: prima si “minaccia” ultimatum, poi ci si accoda sull’uomo del partito appena contestato e il tutto senza ancora sapere se Matteo Renzi ci sarà o meno in coalizione. È sembrato insomma una sorta di giocata d’anticipo del M5s “contro” Italia Viva, lasciando al Pd il “cerino in mano” per decidere il prossimo passo.
LE PAROLE (NON DIRETTE) DI SCHLEIN E LA REPLICA DI RENZI A CONTE: COSA SUCCEDE NEL CAMPO LARGO ANTI-MELONI
Ogni volta che Conte ha ribadito in questi mesi che Renzi all’interno del campo largo non dovrà esserci, la leader Pd Elly Schlein ha raramente commentato, se non per riferire che «Le alleanze non si fanno da nome a nome, ma da tema a tema». Ora però che il M5s e Conte, seppur durissimi contro Italia Viva, si accodano sulla candidatura di Orlando, ecco che il “gioco” politico torna nuovamente in mano al Partito Democratico. Da qui insomma vanno lette le dichiarazioni rese da Schlein a “In Onda” su La7, secondo cui lo stesso Matteo Renzi «Dovrà scegliere anche lui, non può stare con un piede in due scarpe».
Renzi infatti attualmente appoggia con i propri rappresentanti la giunta del sindaco Bucci a Genova assieme al Centrodestra, ma si potrebbe alleare con il campo avversario attorno a Orlando contro il candidato successore di Giovanni Toti: il tema ligure è ovviamente solo un “dettaglio”, qui in gioco c’è la tenuta di un campo largo che ad oggi è più spaccato che mai ma che se vuole avere speranze di battere Lega-FdI-FI deve ragionare su quale tipo di alleanze (e programma) incarnare. Il primo a saperlo è lo stesso Matteo Renzi che infatti sempre all’ANSA risponde a tono agli attacchi del presidente M5s mettendo in evidenza la scelta di Conte di non prendere posizione né contro né a favore dei due candidati Usa Trump e Harris: «stiamo dalla parte dei democratici americani, di Kamala senza se e senza ma. Ci auguriamo che tutto il campolargo sia dalla parte dei progressisti contro i sovranisti».