CONTE SPINGE SUL SALARIO MINIMO: “PRONTO A INCATENARMI IN PARLAMENTO”
«In Italia c’è un problema della politica dei redditi e di salario minimo da risolvere. Non mi costringete ad incatenarmi davanti al Parlamento»: lo ha detto il Presidente M5s Giuseppe Conte nella lunga intervista a “Metropolis”, il podcast live di “La Repubblica” con Gerardo Greco e Maurizio Molinari. Prima di parlare del tema caldo della guerra in Ucraina, con rispettivi interventi del Governo per fronteggiare la conseguente crisi economica, il leader grillino torna alla carica sulla “nuova” battaglia del Movimento.
«Sul salario minimo dobbiamo ricorrere agli estremi rimedi e qualcosa ci dobbiamo inventare: ma non si possono prendere in giro i cittadini dicendo di volere approvare il salario minimo e poi non dimostrare la volontà politica di farlo in Parlamento», sottolinea ancora Conte. Dal salario minimo allo Ius Scholae, l’invito dell’ex Premier è a tutto il Centrodestra per una battaglia da portare avanti insieme: «Faccio un appello al centrodestra – sono le parole di Conte sui diritti – sarebbe un errore non portare avanti la riforma dello Ius scholae. Non parliamo di Ius soli, ma di un diritto dei ragazzi che vanno a scuola e parlando perfettamente l’italiano».
CONTE ANCORA CONTRO DRAGHI SULLA GUERRA IN UCRAINA
Il punto però più “teso” dell’intervento di Giuseppe Conte a “Rep” riguarda gli ultimi decreti messi a punto dal Governo – Dl Armi, Dl Aiuti e Dl Carburanti (questi ultimi in approvazione oggi nel CdM del pomeriggio) – per ovviare alla crisi economica scatenata dalla guerra tra Russia e Ucraina.
Nuovamente Conte “pressa” il Premier Draghi affinché risponda nel merito su quali interventi e impegni ha preso il Governo in queste ultime settimane: «Il governo deve riferire qual è il suo impegno, quali sono gli sforzi diplomatici che sta portando avanti per porre fine a questa guerra». Non solo, il predecessore di Mario Draghi a Palazzo Chigi chiede pubblicamente a “Metropolis” che il suo successore «si esprima contro il rischio di un’escalation militare. Assolutamente, lo pretendo a nome dei cittadini che rappresento e del M5S perché se il nostro obiettivo è evitare la distruzione delle città, carneficina e recessione economica… abbiamo il dovere di parlare ai nostri alleati, di non recitare un ruolo da comparsa». In particolare sull’invio di armi il Movimento 5Stelle considera i provvedimenti pro-Ucraina non del tutto condivisibili: «Il problema non è la tipologia di armi ma l’indirizzo politico. Stiamo chiedendo ai cittadini un sacrificio. Dobbiamo chiarire se c’è una controffensiva in territorio russo perché l’escalation militare è dietro l’angolo. Noi non siamo per armi sempre più letali, questo è per il M5S un passaggio molto sofferto. Se dobbiamo garantire all’Ucraina sostegno per la legittima difesa, dobbiamo stare attenti all’escalation militare con un Paese che ha le testate nucleari». Da ultimo, lo screzio – anzi, lo scontro – con il Pd dopo le diversità di vedute tra Conte e il Governo Draghi (dunque anche con il Ministro Di Maio, ndr) sul fronte delle armi da inviare a Kiev: «Sono rimasto molto dispiaciuto con il Pd per quanto riguarda il riarmo. Anche se ora sembra che le cose siano cambiate per loro, ma rimasi male che mi abbiano attaccato in modo scomposto con frasi ingiuriose. Da persone con cui lavora da tempo non me lo sarei aspettato. Non mi hanno insultato dal centrodestra ma dal Pd. E per centrodestra non parlo di Fdi, loro armerebbero anche i panda». Capitolo finale, la frecciata di Conte a Matteo Renzi, ancora una volta: «campo largo del Centrosinistra? Quando abbiamo scoperto che dentro ci sarebbero stati Matteo Renzi e Carlo Calenda abbiamo risolto il problema. Mi sembra che lo stia facendo Renzi con il centrodestra. Non è importante la larghezza ma l’affidabilità tra le forze politiche. Con il Pd? Li aspettiamo, ma voglio sapere le prospettive su molti temi tra cui la transizione».