“UNO VALE UNO È UN MESSAGGIO SBAGLIATO”: CONTE SCONFESSA UNO DEGLI ULTIMI “TOTEM” M5S

Dallo streaming per ogni riunione al voto sulla Piattaforma Rousseau, dal dimezzarsi lo stipendio al “no agli inciuci con altri partiti”, fino al centralissimo cardine “Uno vale Uno”: ecco, in casa M5s di tempo ne è passato dagli albori di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, e lo dimostra anche l’ultima “cancel culture” operata dall’attuale Presidente 5Stelle, Giuseppe Conte, durante l’assemblea M5s Lombardia a Milano. Non ci credete? Ecco il resoconto puntuale (rilanciato anche da “La Repubblica”): «Questa cosa che abbiamo detto in passato, ‘uno vale uno’, non significa che se devi assegnare un incarico così complicato e pubblico ci può andare chiunque; questo è un messaggio sbagliato. ‘Uno vale uno’ significa che la nostra deve essere una comunità in cui tutti devono poter contare».



Ad essere pienamente sinceri, Conte già nell’aprile 2021 intervenendo all’assemblea dei parlamentari del Movimento 5 stelle in streaming (ma per motivi Covid, già era stato abbandonato lo schema di grillina memoria, ndr) aveva spiegato che il futuro del Movimento sarebbe stato con maggiore competenza, con possibili alleanze (a sinistra) e senza più il “uno vale uno” come cardine unico: «dovremmo liberarci di alcuni equivoci, alcune ambiguità e soprattutto di “cattive interpretazioni. Ad esempio la regola una vale uno, che è fondamento della democrazia e traguardo del suffragio universale – aggiunse creando non poche perplessità nelle anime più radicali del grillismo militante – ma quando si tratta di designare il rappresentante del popolo in posizione di rilievo pubblico occorrono innanzitutto persone oneste ma anche con specifiche competenze e aggiungo capaci».



COSÌ È CAMBIATO IL M5S ‘DI GOVERNO’ IN QUESTI ANNI FINO A CONTE

E così con “l’uno vale uno” si scioglie una delle ultime pietre angolari dell’ideologia grillina, prodromo al sempre più ipotizzato “campo largo” da costruire a sinistra con movimenti e partiti diametralmente diversi per tradizione dal M5s (leggasi Partito Democratico soprattutto…). «Ognuno vale uno, ognuno vale uno, ognuno vale uno – Vale, vale uno – Non siamo un partito, non siamo una casta – Siamo cittadini, punto e basta – C’è un Movimento senza capi né padroni – puoi trovarlo sotto la voce non associazioni – una rete di persone in connessione diretta – siamo il popolo del web in diretta con le webcam», così scriveva Beppe Grillo nella canzone-rap divenuta inno M5s fin dal 2010.



Dopo le fuoriuscite di quasi tutti i primi “catapultati” dai voti online delle Parlamentarie M5sDi Maio, Di Battista, Pizzarotti, Ruocco e ora forse anche Virginia Raggi – ecco che la trasformazione del M5s in partito sempre più “a modello di Giuseppe Conte” è quasi ultimata: stop allo stipendio dimezzato, fine dei dibattiti interni in diretta streaming, così come stop alla Convention “Italia a 5 Stelle”, ripensamenti sui vincoli di due mandati in politica e soprattutto abbattimento del “Direttorio” per far spazio ad un Presidente unico e leader. Da ultimo, un partito nato per sbarrare la strada a tutti gli altri, è finito per allearsi e governare prima con la destra (Lega), poi con la sinistra (Pd), poi addirittura in un Governo simil-tecnico (Draghi): ora il prossimo approdo è il “campo largo” con Pd e AVS, con inevitabili ulteriori limature sui principi e valori storici del M5s. «Se vuoi lavorare per la tua comunità, devi saper dare soluzioni che siano affidabili e concrete. E per fare questo c’è bisogno di studiare – spiega l’ex Premier davanti alla platea del M5s lombardo –. Io per primo continuo a studiare. In passato ci hanno dato degli scappati di casa, ma poi fanno a gara per prendersi i nostri parlamentari».

E dunque sì, di acqua sotto i ponti ne è passata in casa M5s e non è mica l’unico partito ad aver cambiato i propri connotati evolvendosi come l’intera politica: il tema è semmai l’essersi eretti a “paladini del popolo” contro la politica “militante”, assumendo valori di trasparenza “non negoziabili” e poi rimangiarsi praticamente tutto nel giro di qualche anno. Tutti siamo incoerenti per davvero, ma se si fa la morale agli altri sul quanto si è “coerenti” ecco che al prima dietrofront alcuni potrebbero sommessamente ricordare degli storici “adagi” delle origini…