Promette cambiamenti per l’Europa Ursula von der Leyen prima di incontrare faccia a faccia Giuseppe Conte a Roma. “Il mio obiettivo politico primario è superare le divisioni, tra nord e sud, est e ovest, piccoli paesi e gradi paesi. Una Ue unita ha bisogno di un’Italia forte e prospera”, ha detto ieri la presidente della Commissione europea, la quale intende “proporre un nuovo patto per le migrazioni e l’asilo”, che di fatto superi il Trattato di Dublino. Dal canto suo il premier ha rivendicato per l’Italia “un portafoglio economico di primo piano”.“Credo che sia molto rilevante questa dichiarazione su un nuovo patto per le migrazioni, come pure la volontà di cambiare l’Europa. Ursula von der Leyen non può non sapere che per questo obiettivo occorrono però dei passi importanti”, ci dice l’economista Giulio Sapelli.



Quali passi occorrono?

Bisogna cambiare le istituzioni europee, in primo luogo diminuendo il ruolo del Consiglio e della Commissione e aumentando quello del Parlamento, e poi dare finalmente all’Europa una Costituzione, la cui struttura va ricercata attraverso un lungo lavoro con gli Stati, affinché ci sia una condivisione. Infine, cambiare l’Europa vuole dire anche cambiare lo statuto della Bce. Ci vorrà molto tempo, però queste cose andranno fatte.



Quanto può pesare il fatto che la stessa Germania, Paese leader dell’Ue e di provenienza della presidente della Commissione, attraverso Angela Merkel, abbia fatto sapere che non intende cambiare le proprie politiche fiscali aumentando il deficit o gli investimenti? Se la Germania non fa la sua parte si può pensare che l’Europa faccia la sua?

Su questo non c’è dubbio, ma bisogna sperare che i tedeschi cambino linea politica. La Merkel non è eterna e non le si può chiedere di sconfessare quello che ha sempre fatto. Non c’è che da sperare che il cambiamento politico, che sarà inevitabile in Germania, accompagni i tedeschi a prendere visione della realtà. So che sembra difficile, ma dobbiamo continuare a pensare di cambiare con i tedeschi, altrimenti non abbiamo speranze. Per questo sottolineavo che è importante che la von der Leyen aspiri a cambiare l’Europa. Poi ci faremo spiegare cosa vuol dire concretamente, ma già il fatto che lo abbia detto è importante.



Ci sono possibilità che l’Italia abbia effettivamente un portafoglio economico di primo piano come rivendicato da Conte?

Su questo bisognerebbe capire fino in fondo quali sono le idee della von der Leyen. Mi rendo conto che lei è all’interno di un parallelogramma di forze, che sono tutti gli Stati europei, soprattutto i tre che sono il cuore dell’Europa: Germania, Francia e Italia. Naturalmente noi siamo la forza meno potente, su questo non c’è dubbio. Credo che tutto non sia nelle mani solo del primo ministro. Oltre a Conte dovrebbe muoversi tutto il Governo unito. Mai come in questo momento l’Italia dovrebbe essere unita, Governo e opposizione: ci aiuterebbe molto in Europa.

Invece sembra essere diviso lo stesso Governo. Ancora ieri Salvini e Di Maio si sono lanciati nuove frecciate.

Questo non è un buon segno. La nostra debolezza nel novero dell’equilibrio di potenza europeo è naturalmente amplificata dal fatto che tutti gli altri paesi, davanti all’Europa, cercano di avere un orientamento unitario, anche con le opposizioni, noi invece siamo divisi addirittura nel Governo. Questa è l’anomalia italiana: non si riesce ad avere un’unità istituzionale sui punti fondamentali dove l’interesse del Paese dovrebbe essere prevalente.

Come si supera questa anomalia?

Si può superare solo abbassando il grado di isteria collettiva e di logica amico-nemico che si è instaurata tra le forze politiche. Chiaramente se la dialettica politica, il confronto parlamentare sono intrisi della logica amico-nemico o se un bambino che va su una moto d’acqua della Polizia diventa un’accusa verso un ministro e non invece comprensione per una debolezza paterna, questo dà l’idea che il Paese è in preda a un’isteria collettiva.

Lei resta convinto che il Governo andrà avanti?

Non vedo all’orizzonte un’altra prospettiva. Credo che se c’era da aprire una crisi, ciò andava fatto prima. Aprirla adesso, in un momento in cui ci sono da rinnovare le istituzioni europee e da fare una Legge di bilancio, mi sembrerebbe un atto veramente irresponsabile. Bisognerebbe quindi far di tutto perché questo Governo regga almeno fino a quando non finisce questo plesso temporale, culturale e politico in cui ridefinire qual è la nostra presenza in Europa e che cosa facciamo per il prossimo anno con la manovra. Poi si vedrà.

Torniamo alla scelta del Commissario europeo italiano: potrebbe avere un peso il fatto che Lega non ha votato a favore della von der Leyen?

Credo che la presidente della Commissione sia una persona troppo intelligente per non capire che il gioco politico ha le sue necessità, che dal punto di vista dei rapporti politici bisogna capire qual è il ruolo che un partito si trova a dover svolgere per la propria storia e per i propri impegni e poi che bisogna sempre, quando si è a capo di grandi istituzioni interstatali o sovranazionali, valutare le persone e il rapporto con lo Stato, piuttosto che con il Governo o un partito. Mi pare che la von der Leyen abbia la statura per capire tutto questo.

Trump ha riaperto la guerra commerciale con la Cina e potrebbe riaprila anche con l’Ue. Questo può creare un inizio già in salita per la nuova Commissione?

Non credo che un costrutto di soli rapporti interstatali possa avere un ruolo in un mondo sempre più complesso se non ha una Costituzione, quindi una sovranità, un esercito… Penso che sia importante superare le divisioni, in primo luogo nella politica economica, cercando di fare dell’Europa un’unità non tecnocratica, ma politica. L’Ue deve cominciare a definire, con un lavoro diplomatico serio, qual è il suo ruolo. Attualmente l’Europa è fuorigioco e ha lasciato un vuoto che è colmato da altri. Credo che non ci si possa limitare a fare polemica contro Trump, esaltando i suoi difetti. D’altro canto il presidente Usa deve riempire il vuoto di un’Europa che non c’è, soprattutto di fronte a una Cina sempre più aggressiva.

(Lorenzo Torrisi)

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