LA GUERRA DI CONTE A DI MAIO (E ALLE CORRENTI)
«Nel Movimento nessuno deve sentirsi indispensabile, nemmeno io»: continua a colpi di interviste e “comunicati” la guerra interna al M5s tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Dopo le dimissioni da presidente del comitato di garanzia, il Ministro degli Esteri ha lanciato la “sfida” al suo Presidente per discutere ad ampio raggio del futuro del Movimento e delle imminenti candidature (Comunali e Regionali 2022, Politiche 2023).
Per l’ex Premier, oggi intervistato da “La Stampa”, lo scontro interno è vissuto con forte irritazione: «Non possiamo tollerare guerre di logoramento», spiega ancora Conte commentando le tensioni con Di Maio, «La forza del M5s è di non cedere al correntismo della vecchia politica. Nel Movimento non possono esserci agende personali, doppie o triple», e soprattutto «non possono esistere le correnti». Il leader del M5s rivendica la linea politica unitaria e condotta da lui in prima persona, chiarendo di aver valutato «come doverose le dimissioni di Luigi Di Maio». Insomma, lo scontro è ormai sdoganato e non è ancora chiaro quali saranno le prossime tappe della “guerra a 5Stelle”.
IL FUTURO M5S AD UN ANNO DALLE ELEZIONI
Di sicuro ci sarà un confronto nelle prossime settimane, non è però ancora chiaro in quale forma e se addirittura non possa essere pubblica in streaming (con un mezzo ritorno alle origini): Beppe Grillo prova a mediare ma finora ogni suo tentativo è stato vano. Tornando sulla miccia che ha fatto esplodere l’intera polveriera M5s, la corsa al Quirinale, Conte rivendica la scelta di Elisabetta Belloni come candidata ideale (bruciata proprio dal blitz coordinato da Base Riformista del Pd, Renzi, Forza Italia e lo stesso Di Maio): «Quelle dichiarazioni mi hanno sorpreso, visto che Di Maio stesso ha sempre sostenuto che i nomi non vanno bruciati. Non mi sono mai arrivate, all’interno della cabina di regia obiezioni di sorta». Come molti sussurrano nel palazzo, uno dei nodi più ingenti dello scontro interno al Movimento è la questione mai risolta del vincolo sul terzo mandato (con Di Maio in primis a rischiare la non candidatura in Parlamento): «Non è ancora all’ordine del giorno – si è difeso Conte – ma comunque nella decisione saranno coinvolti gli iscritti». Strigliata all’ex Di Battista che continua a martellare contro l’ingresso del M5s nel Governo Draghi («lo rispetto ma il Movimento è entrato in questo governo consapevole di assumersi una responsabilità che va portata avanti sino a quando non verranno raggiunti gli obiettivi che ci siamo prefissati. Quanto al Pd il dialogo andrà coltivato nel rispetto reciproco») e frecciata, allo stesso tempo, all’attuale Premier: «serve fare di più per caro bollette e scostamento di bilancio, noi lo chiediamo da settimane perché riteniamo che occorrano risposte coraggiose per assicurare una stabile ripartenza e assecondare una robusta ripresa».