CONTENZIOSI COL FISCO, L’AGENZIA DELLE ENTRATE NON POTRÀ ANDARE IN APPELLO: COSA STA SUCCEDENDO
La legge delega fiscale in discussione in Senato, dopo l’approvazione della Camera, vede all’orizzonte alcune norme che porteranno non poche discussioni a Palazzo Madama: di certo il fronte più caldo si appresta ad essere quello sui contenziosi col fisco in quanto un ordine del giorno presentato da Fratelli d’Italia mira a porre limiti e rimodulazioni ai contenziosi tra fisco e contribuenti. In particolare, si vuole cercare di evitare il ricorso in Appello e Cassazione qualora il contribuente riuscisse a vincere in primo grado il contenzioso sul tema tasse.
L’ordine del giorno a firma FdI si intitola “Gestione dei contenziosi non imparziale” e punta a porre un limite ai processi tributari: la proposta è critica dell’iter svolto dall’Agenzia delle Entratemodifica legislativa volta a limitare il contenzioso al solo primo grado di giudizio: in questo modo, qualora il contribuente dovesse vincere il contenzioso in primo grado, verrà impedito alle Entrate di ricorrere in appello e arrivare in Cassazione. Salvo casi eccezionali che dovranno essere normati nella riforma del fisco, se il contribuente vince la causa si impedisce il lungo processo con i ricorsi dell’Agenzia. Nel testo presentato da FdI si legge infatti che «Le modalità di gestione del contenzioso tributario non sempre sono caratterizzate da una gestione efficiente e imparziale. Sono numerosi i casi nei quali, nonostante le sconfitte nel primo o nel secondo grado di giudizio, l’Agenzia protrae il contenzioso», riporta “La Repubblica” sul testo presentato dal Governo. Il contenzioso può essere attivato solo dal contribuente che contesta la ricostruzione fatta dall’Agenzia «in riferimento a diverse fattispecie, tra cui rientrano l’omessa dichiarazione, cioè la mancata presentazione della dichiarazione dei redditi, e la dichiarazione infedele, viziata da errori, di fatto non corrispondente al vero». Altri emendamenti della maggioranza a firma FdI e FI pongono novità sulla delega fiscale come la riduzione da cinque ad “almeno tre anni” dei termini di decadenza per le attività di accertamento delle Entrate, imponendo minor tempo al fisco per effettuare i controlli del caso.
DELEGA FISCALE, L’ORDINE DEL GIORNO FDI FA DISCUTERE
Le proteste non mancano sulla legge delega di riforma del Fisco, specie nei giorni in cui la proposta del vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini di una “pace fiscale definitiva” per i carichi pendenti sotto i 30mila euro. La sinistra con Pd e M5s ha subito parlato di condono generalizzato del Governo ma il viceministro del MEF Maurizio Leo ha garantito che non ci sarà alcuna ipotesi di condono pro-evasione: nel suo intervento alla commissione Finanze del Senato sulla delega fiscale, il vice Giorgetti ha dato viceversa informazioni circa «l’andamento delle procedure di rottamazione sostenendo che il numero delle istanze pervenute all’amministrazione finanziaria ne testimonia la sostanziale validità».
Ridimensionato lo “scontro” dunque con l’Agenzia delle Entrate del direttore Ruffini che aveva risposto a Salvini parlando di non voler assolutamente «perseguitare i contribuenti» ma di «combattere l’evasione». Non solo pace fiscale anche il tema di un ipotetico “prelievo forzoso” dai conti correnti di chi è pendente con il fisco ha fatto discutere negli scorsi giorni, trovando però netta risposta negativa nel Governo: «varrà solo, eventualmente, per i pignoramenti che saranno semplificati», ha specificato ancora Maurizio Leo, ma non ci sarà alcun “prelievo forzoso” specie perché non riguarda tutti i conti correnti indistintamente (come avvenne nel 1992 col Governo Amato, ndr). Da ultimo le polemiche sulla delega fiscale, il tema dello “stop” al Fisco in appello: «Ogni giorni riceviamo conferma alle nostre preoccupazioni sulla delega fiscale. Stamattina la Meloni afferma che il governo sarà rigido con gli evasori. Allora perché i suoi senatori hanno presentato un ordine del giorno alla delega fiscale che è un evidente ed esplicito attacco alla Agenzia delle Entrate, con la richiesta che l’Ente non possa fare ricorso nei contenziosi con i contribuenti?», attacca Francesco Boccia rivolgendosi alla Premier Giorgia Meloni. Su “La Repubblica” oggi addirittura viene titolato «Regalo agli evasori: il Fisco non potrà fare appello», indicando come pericoloso l’ordine del giorno presentato dai senatori FdI Marco Lisei, Fausto Orsomarso, Guido Castelli, Gianpietro Maffoni, Filippo Melchiorre e Francesca Tubetti.