Dove eravamo rimasti? Ci siamo persi qualcosa? Due sono le notizie che campeggiano in questi ultimi giorni nei media: la prima, è che sembra che la regina Elisabetta II aspetti due gemelli e la seconda è, che finalmente, il Governo italiano ha intrapreso uno stretto giro di vite, contro la lotta all’evasione e in più, un’azione decisiva a favore della tanto sperata equità fiscale. Quale delle due è una fake news, una bufala? Noi siamo certi che la bufala, la notizia più inattendibile, sia la seconda. A parte gli scherzi, in questo teatrino dell’assurdo o forse non proprio… la traballante situazione economica del nostro Paese è purtroppo del tutto sconclusionata e alla “frutta”. L’ultima trovata, dopo altre cento, ha scatenato una marea di proteste di tipo traversale: parliamo del pignoramento “lampo” di conti correnti o di parte dello stipendio nei confronti di chi non ha pagato le tasse locali.
La maggioranza insiste, nella persona del Premier, che non è vero niente, che è una delle tante informazioni montate ad arte per screditare l’azione dell’Esecutivo impegnata sulla composizione della nuova finanziaria. Si dice che “lo sbarramento è già previsto, si eliminerebbe solo il doppio avviso di mora al contribuente”. E poco interessa se le infrazioni del codice della strada per adesso, restano fuori, benché sia circolata la voce che sarebbe allo studio un emendamento per includerle. E se così non fosse, sarebbe forse anche peggio. L’esecutivo sarebbe infatti riuscito nella missione di procurarsi il massimo danno di immagine possibile senza nemmeno avere in cambio un parziale introito. Sempre che nei prossimi giorni non prevalgano considerazioni più utilitaristiche con conseguente nuova retromarcia.
Il primo a rendersi conto del passo falso è proprio il Premier: “I cittadini non devono preoccuparsi, non mi risulta”, ha detto. Si pensa a una riforma che applica la procedura di riscossione per cui il Comune, in caso di Imu o Tari non pagate, possa agire come l’Agenzia delle Entrate e bloccare più rapidamente il conto corrente del cittadino moroso. Fermo restando i limiti e le scadenze intermedie (3/6 mesi), che garantiscono i cittadini dal momento in cui viene emesso il bollettino per la tassa locale fino all’esecuzione forzosa con il pignoramento, gli enti locali avranno l’obbligo dell’invio di un sollecito di pagamento per il recupero di importi fino a 10mila euro, e i debitori potranno scaglionare le rate fino a un massimo di 72. Tuttavia, non ci interessa tanto commentare la pseudo notizia di cui sopra (tutta roba già sentita e abbastanza stucchevole sempre pesantemente uguale), ma entrare in merito dello spirito, ormai istituzionalizzato, che muove lo Stato in ogni tipo di provvedimento, sempre più a sfavore del cittadino/contribuente.
È assolutamente necessario, come in questo caso, che forse i nostri governanti, “bonariamente”, ci spieghino, magari palesemente barando, che si tratta di una semplificazione che non riduce le tutele a favore del contribuente, ma ha l’obiettivo di rendere gli enti locali più incisivi nei confronti di chi evade le tasse. Appare comunque grave, però, che sia data la possibilità ai Comuni ed enti statali di pignorare i conti correnti di cittadini debitori di tributi locali dopo la mancata risposta all’avviso di pagamento: di fatto potranno attuare procedure esecutive senza neanche aspettare l’emissione di una cartella esattoriale. Inoltre, e questo forse è l’effetto più tragico, ci si deve rendere conto che siffatte norme creano parecchio, e a volte ingiustificato, panico.
Concludendo, crediamo che così, non si possa andare avanti: lo Stato non può eternamente credere di essere in un grande “paese dei balocchi”; il Governo deve essere consapevole che gioca sulle teste delle persone, introducendo dettami (controlli del tutto antidemocratici e al limite dello squadrismo) sui nostri privati c/c e via dicendo, il tutto perché non è in grado di gestire sufficientemente il nostro Paese. Il cittadino onesto, quello senza uno straccio di lavoro, il cosiddetto “povero cristo” è stufo, completamente e tragicamente sfiduciato, con all’orizzonte un grande punto di domanda. Tutto ciò non è pensare negativo, purtroppo è la realtà, anche se gira che ti rigira, non ci si pensa, si fa finta e si ritene che tutto vada discretamente bene. Il Paese deve cominciare a dire no, a ricostruire, comunque non arrendersi: lo sappiamo le premesse non sono buone, ma fa lo stesso… Non lasciamo che in tale situazione intollerante, i disfattisti di professione, i sobillatori e i grandi evasori se la ridano di gusto.