I contratti sottoscritti dai docenti e a tempo determinato sono troppi. La commissione europea ha così deciso di aprire un procedimento di infrazione contro l’Italia perché nel nostro Paese si sarebbe configurato un abuso di questa tipologia di contratti troppo precari.
Roma avrebbe già ricevuto la prima lettera da Bruxelles, avvisandola della procedura illecita e incostituzionale a discapito dei professori, non considerando un inadeguato aumento salariale e una precarietà eccessiva e inammissibile.
Troppi contratti docenti a tempo determinato
Secondo Vito Carlo Castellana, della Federazione GILDA-UNAMS, i contratti docenti a tempo determinato vengono abusati. In passato sera accaduta già una situazione molto simile a quella odierna, e neanche all’epoca la vicenda venne risolta in alcun modo.
Castellana ricorda che non esistono docenti di Lega A o B, ognuno di loro svolge mansioni specifiche e ha delle competenze professionale innegabili, motivo per cui dovrebbero essere contrattualizzato allo stesso modo.
L’obiettivo è rendere giustizia a questa forma discriminatoria tra i docenti, arrecando dei disagi a livello lavorativo e sfavorendo la loro continuità di carriera lavorativa. Il portavoce degli insegnanti ha specificato di esser stufo di osservare queste ingiustizie, ed è arrivato il momento di trovare una soluzione.
Rapporto Ocse sugli stipendi dei professori
Secondo quanto contenuto dai dati dell’ultimo studio Ocse Talis i docenti del nostro Paese soprattutto agli inizi, godrebbero di uno stipendio perfino più alto rispetto ai professori del resto dell’Europa. Il problema sorgerebbe con l’avanzare della carriera.
E qui sorge anche la fatidica discontinuità con evidenti disagi sociali ed economici. Ma non è tutto, perché rispetto all’Europa, l’Italia “premierebbe” meno i docenti avanzati di carriera, con stipendi confrontati all’UE più bassi.
Una tesi che è contradditoria e non regge, ma soprattutto disincentiva i giovani e aspiranti docenti che tra lo stress del mestiere e le poche garanzie per il loro futuro preferiscono – la maggior parte – optare per un altro impiego.